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28 novembre 2024

Conegliano

La lenta e inesorabile scomparsa dei ghiacciai

E’ sotto i nostri occhi. La conseguenza del cambiamento climatico riguarda da vicino le nostre montagne, le nostre Alpi. Destinate a cambiare profilo. Lo conferma il glaciologo Giuseppe Perini

| Michele Zanchetta |

| Michele Zanchetta |

ghiacciaio del cristallo

CONEGLIANO - Incontro Giuseppe Perini nel suo studio e sulle librerie noto le riviste alpine e i moltissimi libri, i diari di lavoro e gli atlanti, disposti in rigoroso ordine e divisi per argomento.

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Le mappe, con gli appunti sparsi, mi fanno comprendere come il suo lavoro non sia solamente informatizzato, ma anche contempli una forte e tradizionale esperienza sul campo. Studiare i ghiacciai e la neve, tra le vette e sui pendii dolomitici, per dirci come era il passato e come sarà il futuro.

 

Chi è Giuseppe?

Sono nato a Conegliano e qui vivo, anche se da sempre, quando posso, raggiungo la casa di famiglia a Borca di Cadore, sotto le maestose pareti dell’Antelao. Il mio amore per la montagna è innato, con la famiglia fin da bambino ho frequentato le valli dolomitiche e ormai le considero parte di me. Siamo originari del Cadore, dopo la Prima Guerra Mondiale mio nonno si è spostato in pianura per una scelta professionale completamente differente. Parliamo di questo lavoro singolare Sono un operatore glaciologico e la mia collaborazione con l’Università di Padova è iniziata nella prima metà degli anni Settanta, quando mi confrontai con dei dati sulle precipitazioni piovose e sullo stato dei ghiacciai. L’esperienza sul campo mi appassiona e rigenera. Lì tra i ghiacci, con i ramponi e la picozza, il tempo vola e non mi rendo conto del passare delle ore. Il mio lavoro consiste nello studiare la coltre dei ghiacciai e comprendere le dinamiche di accumulo e scioglimento, vita e scomparsa.

 

Come ci si arriva?

Direi che le influenze sono tutte familiari: da una parte mio padre con il quale andavo in montagna, dall’altra uno zio che lavorava come forestale in Cansiglio. Mi sono appassionato alla climatologia ed in particolare a queste distese di ghiaccio…Fin da piccolo ho iniziato a rilevare le precipitazioni con una stazione metereologica a casa: ho annotato le piogge e le variazioni climatiche. In seguito, con sempre maggiore passione e scientificità, ho approfondito lo studio. Da decenni pubblico nei Bollettini del Comitato Glaciologico, un ente che dal 1895 monitora la situazione in Italia. Quale territorio stai studiando? Mi occupo di rilevare i ghiacciai delle Dolomiti Orientali: due sul gruppo dell’Antelao, tre sul Sorapis, uno sulle Marmarole e i due del Cristallo. In più, dal 1991 seguo alcuni ghiacciai in Val Martello in Alto Adige.

 

Che storia hanno i nostri ghiacciai?

Sono quanto rimane dell’ultima glaciazione, conclusasi circa 12.000 anni fa. Se guardiamo alla storia recente, notiamo una dinamica molto interessante: durante la Prima Guerra Mondiale, l’abbassamento della temperatura portò a molte nevicate e all’aumento dei ghiacciai, con inverni gelidi e estati fresche, ma anche purtroppo alla morte di centinaia di soldati per freddo e valanghe. In seguito ci fu una fase di forte ritiro, che durò fino alla metà del Novecento, caratterizzata da un clima molto continentale, con inverni asciutti, più di adesso, ed estati calde, che portarono ad un forte discioglimento. In seguito, a partire dall’inizio degli anni Cinquanta, mutò il clima verso una fase atlantica, ricca di precipitazioni e freddo in tutto il paese, che vide accrescere il fronte dei ghiacciai in tutto l’arco alpino, compreso sulle Dolomiti.

 

Quale è la situazione dei nostri ghiacciai?

Dagli anni Novanta si assiste ad una forte regressione, seppur ad inizio millennio si siano registrate forti precipitazioni, però compensate ampiamente da un’impennata delle temperature, mediamente circa 1.5 gradi più alta. Lo scioglimento è sempre più rapido e con crescita esponenziale. Se non cambieranno le cose nel prossimo immediato futuro il profilo delle Alpi, così come lo conosciamo noi, con le vette più alte coperte da nevi eterne e ghiacciai, varierà definitivamente. Ci aspettano anni di siccità e difficoltà sempre crescenti.

 

Come si misurano i ghiacciai?

La prima cosa da fare è rilevare se avanzano o arretrano, e di quanto. Un tempo si misuravano a mano, con la cordella metrica si triangolavano e si facevano i calcoli di superfice, spessore e volume. Si analizzano anche le condizioni dell’ambiente circostante, ovvero se ci sono state frane o smottamenti che hanno parzialmente coperto il ghiacciaio. Questi eventi naturali, infatti, possono aiutare a prolungarne la vita; se la coltre di detriti è abbastanza spessa si forma una sorta di effetto “ghiacciaia” che conserva il freddo sotto le rocce. Negli ultimi anni sono stato affiancato dai fratelli Benetton, che vengono da Padova, due giovani che con le loro nuove tecnologie hanno velocizzato le rilevazioni e implementato i dati. Se andate vicino a uno di questi ghiacciai, e vedete su un masso la scritta GP, vuol dire che siete su un punto di rilevamento che ho posizionato in passato.

 

Cosa fa Giuseppe nel tempo libero?

Lo passo in montagna, dove mi sento in piena salute. Amo camminare e fare escursionismo, faccio parte del CAI di Conegliano e organizziamo ogni anno numerose uscite, in ogni stagione, infatti pratico anche lo sci alpinistico. Leggo molto, come si può notare dalla mia ampia biblioteca, anche se spesso sono letture che riguardano il mio lavoro.

 


| modificato il:

Michele Zanchetta

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