Margareth Thatcher e Jack London, le vite straordinarie nei due libri vincitori del Premio Comisso
Romana Petri e Elisabetta Rosaspina, dal podio del Premio raccontano i loro lavori
| Lieta Zanatta |
TREVISO - Vite fuori dal'ordinario, caratteri eccezionali, forti e determinati, capaci di grandi e piccole cose.
Questi sono i tratti in comune che hanno avuto Margareth Thatcher e Jack London a leggere i lavori vincitori del Premio Comisso, che si è tenuto sabato scorso 3 ottobre al Museo di Santa Caterina.
“Margareth Thatcher. Biografia della donna e della politica” (Mondadori) scritto dall'inviata del Corsera Elisabetta Rosaspina, è il lavoro vincitrice della sezione Biografie davanti a “Emily Bronte” (Salerno editrice) di Paola Tonussi e “Miss Rosselli” (Neri Pozza) di Renzo Paris.
Impresa non facile scavare nella vita di una persona come la Lady di Ferro, che ha segnato un periodo della storia inglese travagliato. La guerra con l'Argentina che aveva attaccato le isole Falkland, lo sciopero a seguito della chiusura delle miniere di carbone, il risanamento dell'economia britannica e l'esistenza della sterlina fuori dall'Eurozona.
Ma la penna graffiante di Elisabetta Rosaspina si è addentrata in questo periodo storico e nell'esistenza più intima di questa donna, leggendo il possibile su di lei e parlando soprattutto con chi l'aveva conosciuta, decisa a scoprirne i lati inediti e più nascosti.
Non facile perché a Rosapina, la Thatcher proprio non piaceva. “A dire la verità, di scrivere la biografia sulla Iron Lady mi è stato proposto dall'editore e mi è sembrata una buona idea” inizia a spiegare la giornalista. “Intanto perché l'anno scorso era il 40^ anniversario della sua nomina a primo ministro della Gran Bretagna - che è stato il più longevo -, e la prima donna diventata primo ministro nell'Europa Occidentale. Quindi mi ha convinto facilmente. Era un personaggio per il quale portavo una antipatia istintiva che si è trasformata in una comprensione”.
La scarsa simpatia verso la Thatcher trova fondamento in qualche episodio noto per la crudezza, la scarsa empatia, la freddezza dei capi di Stato nell'affrontare crisi e problemi.
“Era rigida. A proposito di alcuni membri dell'Ira, l'organizzazione paramilitare irlandese, che, in carcere stavano facendo lo sciopero della fame, disse: “Se vogliono morire di fame, non è colpa mia”. Ma questi lati crudi fanno da contraltare all'affetto e al rispetto che portava per i suoi collaboratori".
Rosaspina rivela che “L'aspetto che mi è piaciuto di più era questa tenerezza quasi materna che aveva per le persone che lavoravano con lei. Non per i ministri, non per i potenti, ma piuttosto alla sua segretaria, ai collaboratori che l'aiutavano a stendere la sua autobiografia, a cui ha addirittura insegnato a stirare le camicie! Aveva tappezzato tutta Dowing Street a spese sue. Era integerrima e non cercava di piacere. Risultava antipatica. Non si sforzava di essere una piacciona o di raccogliere consensi. O la si prendeva così o non la si prendeva. Poi andava avanti comunque”.
Dritta come un fuso la Thatcher è entrata nella storia, diventandone una protagonista del secondo Novecento. La sua caduta politica nel 1990 avvenne per mano di un italiano, l'onorevole Giulio Andreotti, che lei detestava, ricambiata, il quale le mise contro tutto il Consiglio Europeo tanto da farla isolare dai suoi stessi ministri. Ma ai suoi funerali, nel 2013, partecipò Elisabetta II, un onore che la regina aveva riservato solo a Winston Churchill.
Determinazione, volontà d'acciaio, autostima ai massimi livelli caratterizzano anche Jack London, nel romanzo vincitore della sezione narrativa con “Il figlio del lupo” (Mondadori) di cui è autrice Romana Petri, arrivato davanti a “Il levitatore” (Quodlibet) di Adriàn N. Bravi e Pietro e Paolo” (Einaudi) di Marcello Fois.
A differenza di Rosaspina, l'approccio con il personaggio di Jack London da parte di Romana Petri è stato di autentica passione. “Non sapevo ancora scrivere che già conoscevo le storie di Zanna Bianca. Me le raccontava mio padre da quando avevo 4 anni, che mi leggeva i classici come fossero favole. Mi introduceva in un mondo magico, la mia passione per i suoi romanzi parte da qui”. Fino a scrivere lei stessa un romanzo su di lui. Troppo affascinante la vita di questo uomo, bellissimo, dai mille amori, che decide di diventare scrittore pur essendo semianalfabeta.
“Aveva un tumulto che lo animava, talmente grande che, pur non sapendo scrivere, aveva già visto dentro di sé i suoi romanzi” continua a spiegare Petri. La furia di vivere ha animato Jack London. Ha fatto il pugile, il cacciatore di foche, l'agente assicurativo, il cercatore d'oro. Ha vissuto innumerevoli storie d'amore. E' nella piega di questo risvolto che l'autrice trova un aspetto negativo del suo idolo .“Questi uomini leggendari, questi uomini coraggiosi che non hanno paura di salire sul ring e di prendere un cazzotto, quando si tratta di sentimenti e devono lasciare una donna sono capaci di viltà estreme. Come ha lasciato la prima moglie non mi è piaciuto per niente. Un vile, da questo punto di vista. Nei sentimenti uomini e donne, anche i migliori, a volte cadono”.
Ma il personaggio rivela aspetti fascinosi che toccane alte vette. “La cosa che mi ha più travolta di lui è stata la sua bellezza e la grande forza di volontà. Questo fatto di dire: “Voglio diventare uno scrittore anche se non so scrivere, perché io imparerò a scrivere, perché dentro ho la forza del più grande scrittore!”. Prima di esserlo, lui lo sapeva già. Certo, sua madre era una spiritista, glielo aveva anche detto che i morti le avevano fatto sapere che lui sarebbe diventato il più grande scrittore, anche se lui all'inizio non ci voleva credere. E invece aveva ragione!”
I libri che quest'anno hanno partecipato al Premio Comisso sono stati 146, 117 per la narrativa italiana e 29 per la biografia.
La cerimonia del premio, svoltasi in diretta facebook e con misure prese in modalità Covid-19 nell'auditorium dei Musei Civici sede di santa Caterina, si è svolta il 3 ottobre non a caso: una data nella quale ricorre il 125^ anniversario della nascita dello scrittore Giovanni Comisso.
A condurre l'incontro sono stati il presidente dell'Associazione Amici di Comisso Ennio Bianco, la presidente onoraria Neva Agnoletti e il presidente della giuria tecnica Giancarlo Marinelli.
Un omaggio è stato tributato a due grandi personaggi, da poco scomparsi: lo scrittore, saggista e poeta Nico Naldini, che fu tra i fondatori dell'associazione Amici di Giovanni Comisso, e lo storico e studioso Luigi Urettini.
E' stato anche assegnato il premio Comisso Rotary under 35 a Matteo Trevisani con “Il libro del sole” della casa editrice Atlantide. “Un testo originale alimentato da una passione non comune per la filosofia, l’astronomia e l’esoterismo”.