Morte di Elda Tandura, nessuna prova contro il compagno: indagini verso la conclusione
Bocciato il ricorso della Procura, verrà chiesta l'archiviazione
VITTORIO VENETO - Si avvia alla conclusione l’indagine sulla morte di Elda Tandura, l’ex insegnante di 66 anni morta lo scorso 24 ottobre. Il pubblico ministero – lo riporta il Gazzettino – si avvia a chiedere l’archiviazione del fascicolo: questo dopo che il ricorso della Procura contro la decisione della Cassazione di annullare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del compagno della Tandura era stato respinto.
Il Riesame aveva rimesso in libertà l’amico/compagno, che era stato accusato di omicidio preterintenzionale. Non c’erano infatti le prove che attestassero che le lesioni riportate dalla donna fossero riconducibili ad un’azione violenta dell’uomo. La custodia cautelare era stata disposta a gennaio, ma il compagno era stato scarcerato il 7 febbraio scorso.
La donna era morta a causa di una caduta, si pensava provocata da una violenta spinta: questo le aveva causato un trauma alla nuca ed il conseguente versamento ematico. Non sono stati sufficienti due interventi per salvare la donna, morta dopo settimane di coma. Secondo il Riesame però non ci sono le prove della spinta, e la donna potrebbe essere caduta da sola. La Cassazione ha respinto per motivi formali il ricorso della Procura, ed ora la vicenda si avvia verso la propria conclusione.