Indipendenza Veneta, secondo il candidato Morosin
Le ragioni della Lista per le Regionali
TREVISO - Alessio Morosin, candidato a Presidente della Regione Veneto alle prossime elezioni per la lista "Indipendenza Veneta", è stato allievo dei prof. Livio Paladin e Alberto Trabucchi, illustri giuristi e docenti dell’Università di Padova, ove si è laureato nel 1981.
E' avvocato dal 1984, libero professionista del foro di Venezia, Cassazionista, con studio in Noale.
E' stato Consigliere regionale dal 1995 al 2000. La sua candidatura nelle file della Liga Veneta, all'epoca guidata da Gobbo, era nata tenendo conto del suo impegno e della sua presenza nella società civile: era Presidente della locale cantina sociale, aveva collaborato alla riorganizzazione di un asilo infantile, era impegnato nel sociale.
Da subito aveva manifestato il suo amore per il territorio, anche se aveva una posizione diversa dagli amici, non aveva mai creduto alle sottolineature razziali ed etniche, mentre aveva privilegiato da subito i “valori identitari” del Popolo veneto.
Era rimasto affascinato dalle realtà che puntavano al principio dell’autodeterminazione dei popoli.
Il 30 ottobre '95 andò nel Quebec (Canada) ad assistere al referendum per l'autodeterminazione del popolo quebecchese.
In seguito ebbe contatti con Jordi Pujol in Catalogna -ove si è recato anche recentemente incontrando Artur Mas-, in Scozia -incontrando Alex Salmond-, nel Sud del Sudan cattolico, che è diventato indipendente nel 2011.
Al sottoscritto che gli ricordava come certi fenomeni hanno bisogno di tempi lunghi per arrivare a certe determinazioni, Morosin ricordava che "nel '89 il Muro di Berlino cadde perché la storia corre più veloce degli uomini e delle loro visioni, anche se nella gestione della cosiddetta autodeterminazione dei popoli bisogna avere molta prudenza e consapevolezza della complessità del percorso".
Secondo il candidato Morosin "il concetto di federalismo è stato bruciato politicamente, devitalizzato del valore giuridico".
Mercoledì in veste di avvocato davanti alla Corte Costituzionale ha difeso la legge 16/2014 della Regione Veneto, ad opponendum, rispetto all'impugnazione del Governo.
Lui aveva contribuito a scrivere insieme ad altri accademici quella legge, anche se il Consiglio Regionale l'aveva modificata, peggiorandola.
La legge regionale prevede l'indizione del referendum consultivo sul tema dell'indipendenza del Veneto, fondata sul diritto all'autodeterminazione dei popoli e quindi nel rispetto anche del diritto internazionale.
La sua lista ha deliberatamente definito il suo programma condensandolo in un solo punto: difendere il diritto di voto del Popolo veneto nel referendum consultivo sull’indipendenza.
In fondo, dice Morosin, ci battiamo per il diritto di decidere di ogni cittadino veneto tanto a favore del sì quanto a favore del no, ma di decidere.
Tale diritto costituisce libera manifestazione del pensiero come previsto dallo stesso articolo 21 della Costituzione.
Chi parla di autonomia guarda al passato. Chi si batte per l’indipendenza guarda al futuro.
Va ricordato che recentemente il Parlamento, in sede di riforma della Costituzione, ha bocciato ogni proposta di maggior autonomia delle regioni ed anzi ha ridotto la competenza delle medesime in ben 20 materie, introducendo anche la cosiddetta “clausola di supremazia dello Stato" per evitare ogni residua discussione.
Anche per queste ragioni tutti i competitors che dicono di volersi battere per una maggiore autonomia del Veneto di fatto sono perdenti in partenza.
Il vero cambiamento viene solo con il percorso di autodeterminazione per l’indipendenza veneta.
Ma ci crede davvero alla Indipendenza?
"Sì. Due recenti sondaggi effettuati da Ilvo Diamanti (marzo 2014 e marzo 2015) confermano che a fronte della domanda secca: "Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana?: Si - No?” la percentuale in favore del sì l’anno scorso era del 53% mentre quest’anno è aumentata al 58%.
Alla domanda successiva: allora quanti seggi prendete il 31 maggio?
L'avvocato con stile non ha voluto rispondere, sottolineando che, secondo il sondaggista, un terzo di quel 58% potrebbe/dovrebbe essere attratto dalla sua proposta politica, davvero nuova.
Nei suoi incontri sul territorio, diviso in 42 aree, a suo avviso, ci sono risposte di interesse politico concreto di tali dimensioni che "ci saranno sorprese senza precedenti, anche perché la mia figura offre credibilità dalla mia scelta, risalente al 2009, di rinunciare al vitalizio, unico su 226 ex consiglieri regionali".
L'ultima domanda ha riguardato il suo antagonista, il Presidente Luca Zaia. "Zaia? de minimis non curat pretor... è il passato.. è una terza fila, che si è trovato in prima fila, dimostrandosi inadeguato e piatto.
Un bravo ragazzo, ma non all’altezza del ruolo. Zaia non ha mai assunto atti di vero governo del Veneto e si è contraddistinto solo per una piatta ordinaria amministrazione.
E’ un gregario delle strutture di potere di Milano e di Roma."
E FlavioTosi?
"Tosi è un uomo di potere... che ha attenzione e interesse verso l'Italia, non certo per il Veneto..."
pietro.panzarino@oggitreviso.it