Sant’Artemio: quale futuro per strutture e personale?
Il Vicepresidente Bonesso esclude il rischio abbandono e rassicura i cittadini
TREVISO-In questi giorni è particolarmente vivo e sentito il dibattito nel gruppo della Lega Nord circa l’opportunità di una mozione di sfiducia che colpirebbe la Giunta Muraro a circa otto mesi dalla naturale conclusione del mandato. Le dimissioni del Presidente condurrebbero ad un analogo epilogo del Consiglio, lasciando libero il campo ad un’ipotesi commissariale fino all’elezione della nuova Assemblea che amministrerebbe il nuovo ente di secondo livello. Se da una parte vi è chi, come Toaldo, si dice rifletta sulla necessità di portare a conclusione il mandato ricevuto dai cittadini nel 2011, dall’altra i conteggi del Carroccio porterebbero a ritenere certa o quasi la vittoria in primavera nella tornata che vedrà ai seggi i soli amministratori (che voteranno con voto ponderato), analisi non condivisa, calcolatrice alla mano, da diversi esponenti PD e centristi della Marca. Se la tesi leghista si rivelasse astrattamente corretta, molte resistenze potrebbero anche venir meno. In questo contesto, procede la trasformazione dell’ente e numerosi si affacciano gli interrogativi sul futuro della nuovissima sede di Sant’Artemio, tenacemente voluta dall’allora Presidente della Provinca Zaia in contrapposizione a quanti vedevano lì la costituzione di quel polo universitario trevigiano che poi prese vita al Quartiere Latino. Chiediamo lumi al Vicepresidente della Provincia di Treviso, dott. Franco Bonesso (FI) che ringraziamo per la cortese disponibilità.
Vicepresidente, come procede la trasformazione dell’ente Provincia secondo quanto previsto dalla Legge Delrio?
«Entro il 3 ottobre la Regione Veneto dovrà deliberare sul riparto delle competenze. Le fondamentali sono già state stabilite dalla legge. Le altre (caccia, formazione professionale, cultura e turismo) sono delegate dalle regioni ed è lì che attendiamo delle novità».
Quale sarà il destino del personale?
«Tutto questo farà chiarezza. Certamente ne risentirà la pianta organica. Per il momento vi sono stati il prepensionamento di parte del personale ed una massiccia mobilità verso i comuni. Probabilmente se la regione tratterrà alcune delle competenze che prima delegava ci sarà anche un trasferimento del relativo personale».
La composizione della Giunta Provinciale rifletterà nell’immediato il nuovo riparto di competenze fra enti?
«C’è già stata una riduzione di assessorati anche perché con Villanova in regione la Giunta è già dimagrita. Certamente la composizione si orienterà secondo le competenze che ci saranno attribuite, tenendo anche conto del fatto che, se tutto va secondo l’iter naturale, a maggio ci saranno le elezioni di secondo livello, ma sulla situazione politica, date le valutazioni in corso in questi giorni, non commento per evitare smentite».
Scongiurato, dunque, per la vastissima sede della Provincia di Treviso il rischio di una cattedrale nel deserto?
«Uno degli aspetti ancora poco chiari attiene alla riforma dei Centri per l’Impiego, che probabilmente saranno riorganizzati in un unico ente nazionale: sia nel caso di un centro provinciale che della sede provinciale del centro nazionale o regionale, comunque resterebbe qui una palazzina con del personale dedicato. L’ Associazione Comuni della Marca ha già sede qui e tutto ciò che non gestirà più direttamente la Provincia resterà comunque a Sant’Artemio. Gli stessi comuni della Marca avranno la necessità di trovare un’ubicazione per il coordinamento delle funzioni loro affidate. Si consideri poi che viabilità, ambiente ed edilizia scolastica resteranno competenze fondamentali in capo alla provincia: con uno sguardo ai bilanci passati, buona parte dei fondi, delle strutture e anche dello stesso personale sono sempre stati investiti in questi ambiti. I trevigiani non temano: dopo la riconversione dell’Ente qui non cambierà molto».