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24 gennaio 2025

Treviso

DONO DEL SANGUE, LA MARCA SEMPRE GENEROSA

Crescono del 9,13% anche gli iscritti. Fra i problemi da risolvere l’accreditamento Unità di raccolta Avis domenicali

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

Treviso - Nella Marca prevale ancora la generosità, rispetto al dono del sangue. Soddisfazione per l’Avis, riunita nell’annuale assemblea sabato 27 a Conegliano. La raccolta complessiva si è attestata, a livello dipartimentale, a 49.699 unità, con un aumento di 526 sacche, pari all’1% in più rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno si è caratterizzato soprattutto per il forte incremento dei consumi di sangue, (non preventivato dal servizio sanitario provinciale e regionale) che si è attestato sul 10,8% in più rispetto all’anno precedente.

Per far fronte all’aumento dei consumi, oltre che all’immediato incremento delle chiamate dei soci tramite gli uffici di chiamata delle segreterie delle Avis comunali, si è resa necessaria la riduzione delle cessioni intra-regionali di 136 sacche di sangue e di quelle extraregionali di 360 sacche. L’azione messa in atto ha permesso all’Avis di garantire il sangue disponibile e indispensabile alle sale operatorie dei nostri ospedali.

Se da un lato si è garantita l’autosufficienza locale, a rammaricare l’Avis tutta è il fatto di aver privato altri delle sacche che ci si era impegnati tutti insieme a fornire. Il 2010 è partito bene: nei primi due mesi abbiamo raccolto 708 sacche in più rispetto allo stesso periodo del 2009 (sono passate infatti da 7.586 a 8.294). Sul fronte dei nuovi iscritti, nel 2009 in provincia sono stati 2.474, con un incremento rispetto all’anno precedente del 9,13%. Un dato più che interessante.

“Siamo riusciti ad arrestare il costante calo registrato negli ultimi anni, grazie all’intensa attività che le Avis comunali e i gruppi giovani Avis svolgono sul territorio –spiega il presidente Avis provinciale, Gino Foffano – E grazie al dono del sangue di molti cittadini di origine straniera (di ben 67 Paesi diversi) che ormai rappresentano il 2% del totale dei 31 mila donatori della Marca.

Purtroppo, tutti questi dati non incrementano in maniera significativa il numero dei soci, perchè i nuovi iscritti vanno a sostituire coloro che per limiti d’età o problemi di salute sono costretti ad abbandonare la donazione. Formare le giovani generazioni a diventare donatori richiede un percorso educativo complicato e difficile in una società come quella attuale, dove i valori sembrano essere ben altri.

L’incremento del 2009, comunque, ci fa ben sperare, così come i primi due mesi del 2010 che hanno visto 101 nuovi iscritti in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (sono passati da 355 a 456), merito di tante iniziative sul territorio e della campagna Avis-Benetton Basket (che donava due biglietti per le partite di basket a chi diventava nuovo donatore dal 17 al 31 gennaio)”.

Nell’assembla si è anche discusso di alcuni nodi e problemi aperti e da risolvere per garantire ancora maggiore efficacia nella raccolta. Nel corso dell'assemblea il presidente, Gino Foffano, ha evidenziato alcuni punti critici del sistema. Il Crat (Coordinamento regionale attività trasfusionali) del Veneto ha fissato in +3% l'obiettivo dell'incremento della raccolta di sangue per il 2010.

Un obiettivo ambizioso, ma che forse non basterà neppure a coprire il reale fabbisogno delle strutture ospedaliere del Veneto. Per quanto riguarda la nostra provincia tutte le Avis e tutti i volontari sono, come sempre, pronti ad ogni sforzo per fare la propria parte. Sono gli ammalati che ce lo chiedono. Ma i donatori e i dirigenti Avis non possono far tutto, soprattutto se non vengono messi nelle condizioni di poter fare il proprio compito: donare.

Un altro tema caldo è l’accreditamento Unità di raccolta Avis domenicali. L'Avis è impegnata in un grande sforzo per mettere a norma i suoi punti di raccolta in provincia, in armonia con le direttive nazionali e, in prospettiva, con quelle europee ancora più restrittive. L'autosufficienza (in provincia, in Veneto, in Italia) la qualità, la sicurezza sono elementi indispensabili dei quali, però, Avis non può essere e non deve essere l'unico garante.

Tali responsabilità vanno condivise con gli amministratori pubblici e con le Ulss di riferimento. Precarietà lavorativa e crisi economica stanno spingendo, infatti, molti donatori a recarsi a donare nei giorni festivi e prefestivi. È quindi opportuno che i Centri trasfusionali pubblici della provincia siano sempre aperti anche sabato e domenica e che le certificazioni di qualità vengano correttamente portate a termine.

Con le nuove norme europee, infatti, solo il plasma proveniente da tali strutture potrà essere inviato alla trasformazione in farmaci emoderivati. In caso contrario potrà essere usato solo in ambito clinico e quello in eccesso distrutto. Ed infine una nota dolente. La provincia di Treviso è l’ultima ultimi fra tutti i 7 dipartimenti del Veneto a mettere compiutamente in atto ciò che è previsto nel Piano Sangue e Plasma regionale.

Il Dimt (dipartimento interaziendale di medicina trasfusionale) non si realizza solo con i primari, ma coinvolgendo i settori amministrativi, commerciali, del personale e il settore convenzioni di ognuna delle tre Ulss. I problemi devono essere affrontati in concerto con le direzioni generali Ulss, Primari e Associazione solo in questo modo si riuscirà ad realizzare l’autosufficienza. I volontari stanno facendo la nostra parte, e invitano i direttori generali ad accompagnarli attivamente in questo cammino di impegno sociale. La medicina trasfusionale dev’essere progettata in un'ottica più elastica, adatta ai nostri tempi e a quelli futuri. Ne va della salute di tutti i cittadini che, oggi o domani, hanno o potrebbero avere bisogno del nostro operato.

 



Laura Tuveri

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