BUONA DOMENICA Il messaggio da non sottovalutare che sale dalle piazze
Sarà proclamato, probabilmente in settimana, il secondo lockdown. Preoccupa la tensione sociale che minaccia di provocare disordini.
TREVISO - Molto prossimamente sugli italici schermi il Secondo Tragico Lockdown. L’annuncio sarà dato in settimana. La diffusione del contagio è fuori controllo. Di tracciamento non è neppure da parlarne in senso archeologico giacché le orme sono andate smarrite. Alternative non ne esistono, né da noi né per Francia e Germania. Sarà verosimilmente un lockdown stile Oltralpe: al mattino al lavoro e a scuola; dal pomeriggio protetti in casa fino all’indomani.
Anche perché motivi per uscire di casa già adesso si potrebbe sfidare chiunque a trovarne, con le chiusure anticipate alle diciotto di ristoranti, pub, bar, gelaterie, pasticcerie…Altre le attività sospese, come le palestre abitualmente frequentate “da una certa” in poi. Figurarsi la settimana prossima, tutt’al più quella dopo ancora, con il giro di chiave alle porte dell’inessenziale. Praticamente tutto - potremmo astrologare – ripensando a marzo-maggio: in tempo di guerra da procacciare c’è soltanto il cibo. E che questo 2020 sia anno di guerra non è mai troppo tardi per persuadercene tutti. Si poteva evitare? Dalla pandemia non si scappa, come dalle tre (per citare solo quelle) del secolo scorso. Contenerne gli effetti un tantino, molto probabilmente anche sì. Ma per presentare il conto a chi di dovere ci saranno il tempo e il modo.
La sensazione però è che la nostra imminente seconda volta non avrà come ingredienti accettazione e pazienza. Un assaggio lo abbiamo avuto questa settimana. Nella piazza dei Signori della città capoluogo, come in altre della Marca e in tante ancora d’Italia, sono state convocate manifestazioni anche imponenti per numero dei partecipanti. Gli scontenti e i penalizzati dal Dpcm: in poche ore hanno riempito l’agorà, neanche troppo impressionati da un virus che proprio da lunedì aveva iniziato la sua corsa sfrenata. E tanto basta per intuire che dovranno essere dispensate dosi massicce di persuasione e di ristori. L’agitazione sociale serpeggia, i disordini sono dietro l’angolo. Ciò di cui non si sente affatto il bisogno, e che non vogliono per prime le stesse categorie produttive protestatarie. La tensione va però controllata, la situazione non può sfuggire di mano. In alcune piazze, anche del Veneto, frange eversive si sono mimetizzate per disorientare e far deragliare dai binari della civile manifestazione di opinione.
Osserva il sociologo trevigiano Vittorio Filippi: “La protesta delle categorie produttive potrebbe rivelarsi preoccupante se prendesse la piega della politicizzazione e dell’ideologia. La storia del Novecento d’altronde ce lo insegna. Dovesse accadere, l’unico freno sarebbe un Governo di Salvezza, con il coinvolgimento anche delle minoranze”. Come nei periodi più difficili della Repubblica: alla fine degli anni Settanta, allora “di piombo”, si varò il Governo detto della Solidarietà nazionale.
Buona domenica