Operazione "Salone di Lusso", nella Marca giro d'affari per 8,5 milioni e frode allo Stato per 1,5 milioni
Importavano auto di lusso dal quattro Paesi comunitari e non pagavano l'Iva. “Scusa, perché sto qui in Italia? O faccio qualcosa o vado via da qui": questa una delle intercettazioni tra gli arrestati
| Angelo Giordano |
PAESE - Sette uomini, tra i 31 e i 45 anni, e una donna arrestati: il “capo supremo” era proprio la donna, 33 anni di nazionalità romena ma residente da anni in Italia.
Questo il gruppo di persone finite in manette: importavano in maniera fraudolenta auto di grossa cilindrata nella Marca. Sono state arrestate oggi dalla Guardia di finanza in base a un’operazione attualmente in corso. Quasi tutti gli arrestati risiedono nel trevigiano, mentre l’italiano è residente a Padova, pur lavorando nella Marca.
Si tratta di auto Audi, Wolkswagen, Bmw e Mercedes. Le concessionarie erano specializzate in commercio di vetture usate da Paesi comunitari.
Tra maggio e ottobre nella Marca per questo motivo sono state costituite altre due società per gestire questo traffico: tra l’altro il lockdown non ha influito su questi traffici illeciti. E non ha fermato gli spostamenti internazionali di questi soggetti.
I veicoli importanti da alcuni Paesi europei con questo sistema fraudolento sono stati circa 500, con un giro d’affari di 8,5 milioni di euro, per circa 1,5 milioni di euro sottratte alle casse dello Stato.
«Abbiamo sentito tutta una serie di clienti per ricostruire la frode - ha detto il colonnello delle Fiamme Gialle Francesco De Giacomo questa mattina in una conferenza stampa online (nel riquadro) - e abbiamo, in mattinata individuato anche due appartamenti utilizzati dall’organizzazione, a Spresiano e Paese (valore di 250mila euro). Dai conti correnti abbiamo recuperato al momento 53.000 euro. Sono 25 le autovetture sequestrate, 9 in un capannone di Paese. Le operazioni sono ancora in corso».
«Le indagini sono partite da una segnalazione arrivata dalla Germania: le autorità fiscali si erano insospettite nel verificare questo traffico tra Germania e Italia. E ci hanno chiesto di verificare se le società italiane emettevano fatture false. Da qui abbiamo verificato il sistema di frode».
E dunque le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, coordinate dal Procuratore della Repubblica Massimo De Bortoli, hanno portato a termine nelle province di Treviso, Padova e Venezia (nello schema le province interessate dalla truffa) una vasta operazione nei confronti di uno strutturato gruppo criminale, con base operativa nel trevigiano, dedito alla truffa aggravata ai danni dello Stato e al falso ideologico nel commercio di autovetture di provenienza comunitaria.
Oltre 80 finanzieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, disposta dal G.I.P. Dott. Marco Biagetti nei confronti degli otto componenti dell’associazione per delinquere, e un sequestro preventivo di beni immobili, partecipazioni societarie, autovetture, conti correnti, polizze, denaro contante, per un valore complessivo che supera mezzo milione di euro.
Contestualmente, sono state effettuate numerose perquisizioni e sono stati acquisiti documenti presso la Motorizzazione Civile di Treviso e alcune agenzie di pratiche auto.
Le indagini dei finanzieri della Compagnia di Treviso sono state avviate nel 2019, quando le Autorità fiscali tedesche hanno richiesto, tramite il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza, di approfondire l’attività svolta da uno dei concessionari auto coinvolti, sospettato di essere una “cartiera”, creata al solo scopo di emettere fatture false. Gli approfondimenti delle Fiamme Gialle, che si sono avvalse di strumenti investigativi particolarmente incisivi, come le indagini finanziarie, l’analisi delle segnalazioni di operazioni sospette previste dalla normativa antiriciclaggio, l’audizione di oltre 350 clienti, le intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno invece consentito di chiarire che l’azienda segnalata, insieme ad altre tre, era pienamente operativa, ma aveva messo in piedi un collaudato sistema di frode ai danni delle casse dello Stato.
Gli arrestati (un italiano residente a Padova, cinque romeni e due albanesi, tutti da diversi anni residenti in Italia) utilizzavano infatti le società, con sede operativa nel trevigiano, per acquistare autovetture usate di medio-grossa cilindrata, provenienti da Germania, Francia, Spagna e Belgio, per le quali avrebbero dovuto versare l’Iva all’atto dell’immatricolazione in Italia.
“Scusa, perché sto qui in Italia? O faccio qualcosa .... o vado via da qui, perché non vale la pena di stare in un Paese solo per mangiare ...
”
Per evitare il pagamento dell’imposta, invece, veniva sistematicamente presentata alle Motorizzazioni Civili di Treviso e Bolzano documentazione falsa (fatture e dichiarazioni sostitutive di atto notorio), dalla quale risultava che il veicolo era stato acquistato all’estero con Iva direttamente dal cliente (all’oscuro della truffa), circostanza che consentiva l’immatricolazione in Italia a nome dei privati e dunque la mancata applicazione dell’imposta dovuta.
I clienti, allettati dai prezzi concorrenziali, riportati negli annunci inseriti sui principali portali di inserzioni online, e rassicurati dalla possibilità di visionare di persona l’ampio parco auto disponibile presso gli autosaloni delle concessionarie, in totale buona fede incaricavano gli stessi venditori di gestire le pratiche di immatricolazione: solo in un secondo momento, quando venivano convocati dai finanzieri, si rendevano conto che i loro dati e documenti erano stati utilizzati dagli arrestati per compiere la truffa.
Le intercettazioni telefoniche hanno peraltro dimostrato come la frode sia proseguita anche durante tutto il periodo di lockdown: incuranti delle restrizioni agli spostamenti, i componenti del gruppo criminale hanno continuato i loro viaggi verso l’estero, a bordo di una sola autovettura, per poi fare rientro in Italia utilizzando i veicoli appena prelevati in Germania, Belgio, Francia o Spagna, che venivano immediatamente proposti per la vendita alla clientela presso le concessionarie del trevigiano.
L’intenzione del gruppo criminale di massimizzare i propri profitti, ai danni delle casse dello Stato, appare evidente in una conversazione telefonica intercettata, in cui uno degli arrestati afferma: “Scusa, perché sto qui in Italia? o faccio qualcosa .... o vado via da qui, perché non vale la pena di stare in un Paese solo di mangiare’’.
Dalle stime dei finanzieri, basate sull’analisi forense dei software gestionali delle concessionarie e dell’agenzia di pratiche auto utilizzata, i veicoli importati dall’organizzazione a decorrere dal 2015 arriverebbero a 500, per un giro d’affari di oltre 8,5 milioni di Euro, di cui 1,5 milioni di Iva sottratta alle casse dello Stato.
Di queste, sono state finora ricostruite puntualmente 161 cessioni, per un valore di quasi 3 milioni di Euro e un’Iva sottratta allo Stato di oltre 500 mila Euro. L’obiettivo delle indagini è ora di completare la mappatura delle immatricolazioni effettuate con lo stesso sistema fraudolento.
Oltre che sul piano penale, le transazioni commerciali ricostruite saranno utilizzate per recuperare a tassazione il reddito imponibile sottratto da parte delle società importatrici, nonché per contestare le violazioni alla normativa valutaria e antiriciclaggio, connesse al superamento delle soglie per i pagamenti in contanti e per l’esportazione di valuta.