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22 novembre 2024

Castelfranco

Il ringraziamento delle Nazioni Unite per l'aiuto di un'ong castellana ai rifugiati in Bosnia

I volontari di Protection4kids in tre giorni hanno consegnato 4 tonnellate di aiuti. Drammatica la situazione dei rifugiati

| Leonardo Sernagiotto |

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| Leonardo Sernagiotto |

Protection4kids

CASTELFRANCO - L’umanità si è fermata a Biháć. In questa propaggine della Bosnia che si incunea verso la Croazia, migliaia di profughi e rifugiati attendono di varcare i confini della Fortezza Europa, chimera di un futuro migliore e di una nuova ripartenza. Ma l’Unione, chiusasi a riccio a causa della pandemia, non li vuole, li respinge e li lascia lì, in mezzo al fango, alla neve, al gelo.

Uomini, donne, bambini, provenienti per lo più da Afghanistan, Iran, Siria, Pakistan, giacciono sparsi tra le colline bosniache, nei campi rifugiati di Sedra, Usivak, Bihać e Hadžići, bisognosi di cibo, indumenti pesanti, beni per l’igiene personale.

Per questo motivo Protection4kids, ong di Castelfranco Veneto nata inizialmente per aiutare i minori vittime di tratta e pornografia online, con il supporto di centinaia di persone da tutto il Veneto, è riuscita a realizzare un proprio convoglio umanitario, portando nei campi bosniaci oltre 4 tonnellate di beni di prima necessità e soccorso, trasportati da 9 furgoni carichi all’inverosimile.

16 i volontari che hanno partecipato a questo viaggio, a partire da Annachiara Sarto, giovane fondatrice di Protection4kids. I volontari castellani, partiti il 12 febbraio da Castelfranco, sfidando sonno, stanchezza e soprattutto la paralizzante burocrazia, hanno varcato le frontiere slovene e croate, oltrepassando i confini dell’Unione Europea per giungere direttamente a Sarajevo, da dove rifornire con la prima parte del cibo e di altro materiale il campo di Hadžićiin. Le condizioni di vita del campo, nonostante la presenza di prefabbricati, sono molto dure, a causa soprattutto del freddo penetrante che domina l’area, con i rifugiati sprovvisti di abbigliamento adatto: rimangono scolpiti nella mente i bambini che accolgono i volontari, così come le persone che se ne vanno in giro in ciabatte con temperature sottozero.

Risalendo verso nord, i volontari si sono fermati nei pressi di Biháć: non potendo entrare nel campo governativo, essi si sono indirizzati, con una certa difficoltà data l’asprezza delle vie di comunicazione, verso un campo profughi autogestito nelle alture circostanti della città. Si è trattato probabilmente dell’esperienza più cruda e toccante dell’intera spedizione: oltre un centinaio di persone, per lo più giovani maschi, che sopravvivono all’interno di una fabbrica abbandonata in una situazione al limite dell’umanità, privi totalmente di qualsiasi bene di prima necessità (acqua, cibo, elettricità, riscaldamento). Gli uomini di Biháć sono gli invisibili, i rifugiati che cercano di attraversare i boschi del confine croato per cercare asilo in Germania e nei paesi nord Europei: sono gli ostaggi del “The game”, l’insana sfida per raggiungere l’Europa.

Durata tre giorni, la missione bosniaca di Protection4kids ha ricevuto il plauso della IOM (International Organization for Migration), agenzia collegata direttamente alle Nazioni Unite: tuttavia, il riconoscimento più grande per i volontari sono stati gli sguardi e i gesti di riconoscimento delle decine di anonimi rifugiati soccorsi e aiutati. Un’esperienza viva e toccante, che la gravità della situazione dei rifugiati, con la violazione dei più basilari diritti umani, ha spinto i volontari ad organizzare un secondo intervento per il mese di marzo.

 


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