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23 novembre 2024

Pomi d'ottone e manici di scopa

Categoria: Altro -

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Emanuela Da Ros | commenti |

Mi viene sempre in mente Gozzano. E l'amica di nonna Speranza.

Quando vedo gli oggetti-ciarpame nei salotti-buoni o sulle bancarelle dei mercatini penso inesorabilmente alle "buone cose di pessimo gusto" di Gozzano. Ed è strano. Perché Gozzano l'ho letto sempre di corsa, di fretta, e con poco interesse. Apparentemente. Si vede che più che alla mia mente distratta, l'autore ha parlato al mio cuore. Dove le immagini restano impresse oltre ogni ragionevole consapevolezza.

Un paio di ore fa, incontrando l'amica Marta (a proposito, Marta: ma da quanto non ci si vedeva?), mi sono passata in rassegna la vetrina di un megastore che si promuoveva con lo slogan "Vendiamo ciò che non usi più". Il negozio (un crogiuolo di merci disparate) vendeva posate, libri, almanacchi, scarponi da sci, biciclette, occhiali, calzini...Tutto l'esponibile riciclato a prezzo stracciato.

Per fortuna Marta mi ha distratto. Perché passare in rassegna - oltre il vetro sfocato - quel guazzabuglio di oggetti usati mi aveva fatto salire la febbre della depressione. Di quante cose inutili - pensavo tra me e il mio piumino - ci potremmo sbarazzare? quanti sono gli accessori (è una parola-chiave) che occupano il nostro spazio vitale senza avere alcuna funzione indispensabile?

Pasolini diceva che più ci riempiamo di oggetti inutili, più la nostra vita ci sembrerà inutile. Anche questa frase-verità di Pasolini è rimasta impressa nel mio cuore, prima che nella mia mente.

E, credetemi, di fronte alla Vaporella con le incrostazioni accumulate in chissà quali e quante stirature di camicie ho pensato che le uniche incrostazioni che vale la pena di avere sono quelle che portiamo dentro di noi. Nel nostro cuore, nella nostra testa, nella nostra vita. Quelle che ci  fanno capire che l'usato siamo noi, ma che mai ci ricicleremmo, o metteremmo in commercio.

Come buone cose di pessimo gusto, intendo dire. Come pomi d'ottone e manici di scopa.



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