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28 dicembre 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Nuovi dazi Usa, a rischio vino e olio: "Preoccupati per le ricadute, pensate alle 100 milioni di bottiglie di Prosecco Doc nel 2019"

Le minacce di Trump unite alla Brexit aprono grosse incognite

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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Prosecco

VALDOBBIADENE – Il primo mercato estero del Prosecco sono gli Usa ma i nuovi dazi minacciati da Donald Trump rischiano di mettere in ginocchio i produttori. Dopo formaggi e salumi, oggetto di pesanti imposte lo scorso ottobre, ora tra i prodotti made in Italy che rischiano una forte penalizzazione doganale ci sono vino e olio. Confagricoltura Treviso lancia l’allarme poiché, secondo le proiezioni fatte, pare che per i prodotti enologici i nuovi dazi potrebbero addirittura essere pari al valore della merce.

“Ci sono timori – spiega Christian Marchesini, vicepresidente nazionale e presidente regionale della sezione vitivinicola di Confagricoltura – per un aggravamento di una situazione già non facile, appesantita da dazi, accise e tassazioni sull’export. Il trend del 2019 e del 2020 è che il valore dei vini esportati nei Paesi terzi vada a superare per la prima volta quello dei Paesi comunitari. Quindi il rischio dazi diventa sempre più decisivo nella nostra situazione commerciale. E se è vero che gli accordi con Giappone e Canada ci hanno favorito in modo importante, è palese che sia il mercato Usa che quello dell’Inghilterra ad oggi sono per noi fondamentali per quanto riguarda l’export”.

Marchesini prosegue: “Siamo molto preoccupati per le possibili ricadute. Basti pensare alle 100 milioni di bottiglie di Prosecco doc (su 480 milioni di bottiglie complessive) inviate oltreoceano nel 2019”. Ma le minacce di Trump non sono le uniche a far tremare le vene e i polsi ai produttori perché il secondo mercato del Prosecco si stima essere il Regno Unito dove con la Brexit ci sono ulteriori preoccupazioni come spiega Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto: “In caso di tariffe aggiuntive, c’è il rischio che il vino resti sul mercato interno, rischiano di saturarlo, o che i produttori vadano a cercare altri sbocchi all’estero, scatenando in ogni caso una guerra al ribasso dei prezzi”.

 


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