MONTEBELLUNA / TREVISO - Al Tribunale di Treviso si è svolta la nona udienza del processo per la morte di Mattia Battistetti, giovane di 23 anni deceduto a causa di un incidente sul lavoro a Montebelluna. La tragedia si è verificata quando un carico sganciatosi da una gru in movimento lo ha schiacciato mentre era impegnato in una delle sue mansioni. La famiglia Battistetti, che da oltre tre anni porta avanti una battaglia per ottenere giustizia e contrastare le morti sul lavoro, è stata sostenuta da numerosi attivisti, lavoratori, sindacati e associazioni. Tra i partecipanti alla manifestazione davanti al tribunale erano presenti anche rappresentanti di fabbriche come Electrolux di Susegana, Zoppas-Irca e Silca di Vittorio Veneto, Same di Treviglio e Lamborghini di Sant’Agata Bolognese.

Rifondazione Comunista ha espresso un forte sostegno alla lotta della famiglia, ribadendo l’importanza della mobilitazione popolare contro le morti sul lavoro. «Solo la mobilitazione popolare e dal basso può incidere per fermare questa strage sui luoghi di lavoro», hanno dichiarato i manifestanti. La riflessione si è focalizzata sulla condizione di sfruttamento che, secondo gli attivisti, sta alla base di incidenti come quello di Mattia. «Le tragiche morti sul lavoro sono figlie della ricerca del massimo di sfruttamento col minimo dei costi», hanno affermato, sottolineando la scarsa attenzione alla sicurezza, come nel caso della mancata revisione della gru coinvolta nell’incidente. L’appello è stato chiaro: non bastano messaggi di cordoglio senza conseguenze concrete. «Non ci basta più la sequela di messaggi di cordoglio farisaici che non durano lo spazio di una giornata», hanno aggiunto, criticando l'inerzia di politici e governi. 

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