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17 settembre 2024

Esteri

Proteste in Libia: sospesa la Ministra degli Esteri dopo l'incontro con l'omologo israeliano

La notizia dell’incontro ha fatto scoppiare proteste nella capitale. I due Paesi non hanno relazioni diplomatiche dal 1965

| Nausica Dal Cin |

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Proteste in Libia: sospesa la Ministra degli Esteri dopo l'incontro con l'omologo israeliano

Come riportato da The Libya Observer e altri media del Paese, nella tarda serata di ieri sono scoppiate a Tripoli forti proteste, con tanto di bandiere d’Israele date alle fiamme e blocchi stradali.

Le manifestazioni sono iniziate in seguito alla notizia dell’incontro “segreto” della Ministra degli Esteri libica Najla Al Mangoush a Roma con il suo omologo israeliano Eli Cohen, incontro mediato dal nostro Ministro degli Esteri Antonio Tajani in cui si sarebbe parlato di aiuti umanitari, agricoltura, gestione delle risorse idriche e salvaguardia di monumenti ebraici in Libia. L’incontro pare non fosse stato autorizzato dal governo libico di Abdul Hamid Dbeibah, che quindi ha sospeso la ministra e, come riferisce il sito di Alwasat, ha istituito una commissione investigativa che dovrà esaminare Mangoush. Nel frattempo il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sarà temporaneamente diretto dal Ministro della Gioventù Fathallah Abdullatif al-Zini.

Il motivo delle proteste risiede nel fatto che la Libia non riconosce ufficialmente Israele, con cui non ha relazioni diplomatiche dal 1965, poiché sostenitrice della causa palestinese. Tuttavia dal 2020 Israele ha iniziato una politica di avvicinamento ad alcuni Stati arabi come Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco, perciò l’incontro con la ministra libica si inserirebbe in questo programma. Per la Libia però non sembra facile avviare un’operazione simile in quanto l’opinione pubblica resta ostile al governo israeliano e il governo di Tripoli, ufficialmente a interim, sembra poco stabile, anche perché la zona est del Paese è controllata invece da un’altro governo, quello del maresciallo Khalifa Haftar, che non è riconosciuto dalla comunità internazionale.

Il premier nel frattempo ha definito quello di Roma un incontro che “non riflette la politica estera dello Stato Libico” e che anzi si tratta di una “violazione delle leggi libiche che criminalizzano la normalizzazione con l’entità sionista”. Mangoush invece, in seguito alle proteste, avrebbe lasciato il Paese e ora si troverebbe a Istanbul, in Turchia.

 

 


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