Quirinale 2022, Mattarella rieletto presidente della Repubblica
Aula del Parlamento saluta con un applauso il quorum per Mattarella
ITALIA - L'aula del Parlamento saluta con un applauso il quorum per Mattarella. Sergio Mattarella è stato rieletto presidente della Repubblica nell'ottava votazione. Mattarella ha raggiunto il quorum della maggioranza assoluta, pari a 505 voti, per l'elezione alla Presidenza della Repubblica.
Nello spoglio, Mattarella ha ottenuto 759 voti, risultando così il secondo Capo dello Stato più votato della storia, dopo Sandro Pertini, che resta al primo posto con 832 consensi. Dietro l'attuale Capo dello Stato, Francesco Cossiga, con 752 consensi, e Giorgio Napolitano, alla rielezione, con 738. "La rielezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica è una splendida notizia per gli italiani. Sono grato al Presidente per la sua scelta di assecondare la fortissima volontà del Parlamento di rieleggerlo per un secondo mandato", dichiara il presidente del Consiglio, Mario Draghi. "Buon lavoro, Presidente!" il tweet di Giuseppe Conte.
"Buon lavoro Presidente", scrive su Twitter anche Matteo Renzi postando la foto di Mattarella. "Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica. Lo ringraziamo per aver accettato la nostra proposta di rinnovare il suo mandato alla guida dello Stato. Custode dell'unità nazionale sarà determinante per garantire stabilità e credibilità all'Italia. Buon lavoro!" twitta Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia. Mentre la leader di Fdi, Giorgia Meloni, scrive: "Parlamentari euforici per non aver cambiato nulla e aver costretto Mattarella a un altro mandato. Cosa festeggiano? Che lo stipendio è salvo".
Nel 2013, toccò a Giorgio Napolitano rispondere all'appello per il rinnovo dell'incarico. A nove anni di distanza emergono le diverse sfumature delle modalità con cui si arrivò all'epilogo. A parlarne è stato Enrico Letta, uno dei pochi a poter dire di aver puntato per due volte sul bis nella 'roulette' del Quirinale. L'allora vice segretario del Pd nel 2013 andò a guidare il governo di larghe intese che nacque come conseguenza del doppio mandato di Napolitano. Insomma, un testimone di prima linea. "C'era l'idea che andassero da Mattarella i leader politici ma io ho pensato che, in una fase nella quale le sgrammaticature costituzionali sono già parecchie, la scelta migliore sia che vadano i capigruppo", ha raccontato ai grandi elettori del Pd.
I due bis hanno una base di partenza comune: la situazione di emergenza, oggi appesantita dal Covid, lo stallo politico e delle istituzioni. In questi giorni ci sono state l'impossibilità dei partiti di trovare una intesa su un nuovo nome e la girandola di nomi bruciati. Nel 2013 c'erano stati i 101 nel Pd che terremotarono il Pd, un quadro politico molto fragile consegnato dalle urne e Beppe Grillo pronto a invocare la protesta di piazza e a marciare sul Parlamento. Con questo quadro, nel 2013 si decise che dovessero essere i leader di partito a chiedere a Napolitano il 'sacrificio'. Così a turno furono Pier Luigi Bersani (con Letta), Silvio Berlusconi (con Gianni Letta) e Mario Monti, i leader dei tre schieramenti principali, a salire al Colle dal presidente.
A stretto giro, dopo una veloce riunione nella 'Corea' di Montecitorio, toccò ai governatori-grandi elettori farsi ricevere da Napolitano. La nota formale diffusa dal Quirinale a fine giornata parlò di una "una richiesta di unità e coesione nazionale" avanzata da tutti. Lo schema utilizzato per arrivare al bis di Mattarella è stato però differente, pur in un contesto che per emergenza e straordinarietà non è da meno. La richiesta avanzata da parte dei leader, come ha spiegato Letta, è stata considerata "un'altra sgrammaticatura costituzionale". Forse anche in riferimento alla candidatura, bruciata, della seconda carica dello Stato. E allora si è rivolto lo sguardo al Parlamento.
Del resto, erano stati i grandi elettori a battere il primo colpo nel sesto scrutinio, venerdì, con 336 voti al capo dello Stato nonostante dai partiti non fosse arrivata alcuna indicazione in tal senso. Per questo si è deciso che a salire il Colle sarebbero stati i capigruppo di maggioranza, a portare proprio la voce del Parlamento. A seguire, una delegazione dei grandi elettori delle Regioni. E Mattarella, benchè avesse "altri programmi", alla fine ha dato il via libera.