Rachele Scarpa racconta il viaggio nei Cpr in Albania
| Redazione |
D- Allora Rachele, da dove iniziamo a raccontare i tuoi due viaggi fatti in Albania, come parlamentare, negli ultimi 30 giorni, per rendere conto di un flop che è costato fino ad ora alle tasche italiane ben più di 30 milioni di euro e che viene chiamato da te e altri un’opera di “razzismo istituzionalizzato”?
R- Purtroppo dovrò passare tramite alcuni tecnicismi giuridici, perché la destra sovranista e nazionalista, come ben si sa, utilizza e manipola le leggi per creare tensione e paura sulla “sicurezza nazionale”. Oggi è possibile in Albania perché viene applicata la “procedura accelerata”. Quando i soggetti vengono raccolti, prima che entrino in acque territoriali, possono essere interrogati, ed in base al recente ddl stilato in maniera indecente sui paesi considerati “sicuri” o no, se provengono da paesi sicuri viene rifiutata qualsiasi richiesta e avviati immediatamente verso la procedura di rimpatrio. I primi migranti portati in Albania si è visto che avevano diritto di una domanda d’asilo e quindi riportati in Italia! Lo sappiamo ormai tutti di questa stupida strategia governativa, che cerca di accelerare tutte le procedure e che spera, nell’accelerazione, di far perdere pezzi di diritti.
D- Come è andato il vostro viaggio?
R- Noi, parlamentari che abbiamo il diritto di monitorare le funzioni dello Stato, siamo arrivati poco più di una settimana fa, in modo un po’ rocambolesco. Non sapevamo di sbarchi, ma via di corsa pagandoci il biglietto. Siamo arrivati in Albania ed il tutto consiste in due macroaree: l’hotspot di Shengjin, direttamente sulla banchina del porto, dove i migranti hanno il primo screening medico, e Giader, a 20 minuti dal porto di Shengjin, ex base militare ricostruita con i nostri più di 30 milioni di euro. Posto molto isolato, con attorno solo rocce e capre. Si configura come uno spazio recintato da alte grate di ferro. Dentro ci sono tre differenti spazi, a seconda dei 3 livelli di intrattenimento: il primo per i richiedenti asilo, il secondo un CPR per i rimpatri, il terzo una struttura penitenziaria vera e propria, un carcere italiano in Albania! Gabbie con dentro delle gabbie! Questa è la struttura!
D- Insomma, vi è un tentativo di mettere mano sulle procedure accelerando, impedendo monitoraggi seri ed incontri, confondendo le acque sui principi di “paese sicuro”, mi pare.
R- Sì, senza dubbio. La Corte Europea il 4 ottobre è intervenuta sulla definizione di paese sicuro o non sicuro e ha dichiarato che la sicurezza di un paese deve essere in tutte le aree. Cosa che, per esempio, non è per l’Egitto: se sei un dissidente politico, non sei certo al sicuro. Le prime 12 persone che noi abbiamo conosciuto, provenienti dal Bangladesh ed Egitto, dovevano essere rimpatriate perché il 18 ottobre scorso non avevano ricevuto ok come rifugiati politici. Dove sono ora provvisoriamente? Al Cara di Bari.
D- E l’attacco alla magistratura?
R- Be’, non avendo funzionato la procedura, si attacca i giudici affermando che fanno sentenze che non difendono i confini, che sono toghe rosse e via dicendo. Quindi la narrazione nazional-populista alza lo scontro sulla magistratura e non solo. Io sono in commissione migrazione e, proprio due giorni fa, chi vuole lo scontro ha tentato di togliere al Tribunale di Roma — che al momento è il Tribunale con competenza specifica sull’operazione Albania — la competenza, portandola alla Corte d’Appello che non c’entra nulla. Sei contro di me, ti tolgo le competenze! Il modello di gestione del governo della migrazione fa acqua da tutte le sponde.
D- Ma i migranti, che da quanto racconta sono trattati come pacchi postali, come reagiscono?
R- Noi della commissione migrazione abbiamo ascoltato le storie individuali, e sono tutti passati dalla Libia, con ciò che della Libia conosciamo. Ma a questo modello le storie individuali non interessano, esso è veramente frutto di un forte cinismo. Sono andata due volte, una volta il 17 ottobre e l’altra la settimana scorsa, ma sono pronta a ritornare ancora per svelare ai cittadini italiani le false narrazioni!
Annalisa Milani
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