Recintiamo la foresta (se no i cervi se la mangiano)
In futuro alcuni ettari del bosco del Caniglio potranno venire recintati per impedire l'accesso ai cervi troppo voraci
| Emanuela Da Ros |
Sono belli: è indubbio. E il loro bramito è una sorta di “canto delle sirene”: incanta, e seduce persino gli uomini.
Ma i cervi – e la denuncia viene da un ente non proprio avvezzo a dare allarmi come Veneto Agricoltura – stanno mettendo in crisi l’ecosistema del Cansiglio, anzi di gran parte del territorio montano.
Che fanno di così terribile? Si mangiano la foresta: scortecciano famelici i tronchi dei giovani alberi e a volte divorano tutto il sottobosco, senza lasciare nemmeno le “briciole” al resto della fauna selvatica. Voraci oltremisura, le mandrie di cervi fanno man bassa della vegetazione e impediscono la “rinnovazione forestale”: gli alberi piantati nelle aree calve della foresta non fanno in tempo a ricrescere. I cervi se li pappano prima. Tra l’altro, spiega Veneto Agricoltura, i cervi sono in crescita esponenziale e per sopravvivere così numerosi nel territorio migrano. Non sono più localizzati come un tempo in determinati ambiti del bosco, se ne vanno di qua e di là, in nuove zone da colonizzare. Il guaio è che non si sa quali siano queste zone. L’ente che tutela anche la foresta del Cansiglio lo dice chiaramente:
“i nostri monitoraggi periodici, registrano una contattabilità dei cervi decisamente minore rispetto agli anni precedenti; gli ungulati hanno iniziato a modificare le loro abitudini e a frequentare territori diversi rispetto al passato.”
Il che significa che controllare la presenza dei cervi e i danni che questi fanno all’habitat è sempre più difficile.
La soluzione? Veneto Agricoltura intendende mantenere viva tutta l’attività di monitoraggio della popolazione e dell’impatto in foresta, ma anche in programma un’attività di radiotracking per valutare come si sta disperdendo la popolazione e la realizzazione di “microchiudende” a difesa delle aree forestali in rinnovazione. L’idea, ancora in definizione, prevede di recintare aree di foresta, ampie al massimo uno o due ettari, per escludere i cervi da alcune porzioni di bosco e permettere l’insediamento della rinnovazione forestale altrimenti preclusa.