13 novembre 2024
La vita di tutti i giorni è popolata da alcune parole, che con gli anni, sono diventate sempre più ricorrenti e insistenti; non pronunciarle in un discorso fa apparire fuori moda o poco sensibile. ECO, BIO, SOSTENIBILE e le mille combinazioni che questi prefissi o suffissi possono creare con altri lemmi: ecosostenibile, biologico, ecocompatibile, biomassa ecc. ecc.
Senza dubbio una delle prime parole che abbiamo iniziato ad usare per dimostrare l’attenzione per l’ambiente, la natura e il mondo intero è ECOLOGIA.
Ma quando è nata la parola ecologia?
La parola ecologia è, tutto sommato, di recente conio. Risale al 1866.
Ad usarla per la prima volta fu Ernst Haeckel, un biologo, che unì in un solo concetto due parole greche: oikos (casa) e logos (parola; come estensione di, studio).
Nella definizione di Haeckel l ‘ecologia è la totalità delle scienze delle relazioni dell’organismo con l’ambiente; cioè la scienza delle relazioni tra gli organismi viventi e l’universo “domestico” appunto oikos, il loro ambiente naturale. In questa definizione c’è un aspetto che, nel mondo odierno, viene spesso trascurato, nel privilegiare la ‘protezione dell’ambiente’ e l’eventuale recupero degli squilibri, e sono le relazioni.
Ecco allora, che parole come eco-abitare, eco-cohousing, eco-architettura, eco-sostenibiltà, eco-compatibiile, acquisterebbero più significato se prendessero in esame l’aspetto delle relazioni che si vengono a creare all’interno e all’esterno di ciascuno di questi concetti; ponendo come prioritario nella definizione l’ascolto dei logos che fondano la parola stessa per evitare che eco diventi solo un suono di moda da anteporre a molte parole e non si connoti del reale significato che in quell’accezione viene ad avere.
La parola ecologia umana nasce nel 1910 mentre Ecosistema nel 1935 dall’inglese Tansley. L’ecologia come ideologia etica e politica nasce negli anni sessanta in Germania, nei paesi anglosassoni e negli Stati Uniti. Nel 1971 in Francia viene istituito il Ministero dell’Ambiente. L’anno dopo il celebre rapporto del Club di Roma sui limiti delle risorse energetiche e il loro esaurimento provoca enormi polemiche; gli anni settanta sono gli anni della crisi petrolifera e il nascere delle coscienze ambientali e di molti partiti verdi.
Con gli anni e con il potenziamento dell’industrializzazione le problematiche ecologiche si fanno sempre più serie e preoccupanti.
Il tema dell’ambiente e della sua difesa è balzato alla ribalta soprattutto negli ultimi decenni, a causa della grande accelerazione che lo sviluppo tecnologico ha subito nei paesi industrializzati, suscitando un vivo dibattito in merito alla sua influenza sull’equilibrio della biosfera, fino a destare alcune preoccupazioni per la stessa sopravvivenza della specie umana sulla terra.
Il vocabolo ecologia è oggi soprattutto legato a quel risveglio delle coscienze cui stiamo assistendo ai nostri tempi in riferimento al rapporto uomo-ambiente; una responsabilità che guarda anche alle generazioni future, giacché il futuro dell'uomo sulla terra si lega a un equilibrato rapporto tra le diverse componenti dell'ecosistema cui apparteniamo. Nel nostro mondo la giustizia sociale si intreccia con la responsabilità ecologica.
“La Terra è un’astronave, anzi una bio-astronave, l’unica che abbiamo a nostra disposizione. L’equipaggio della bio-astronave è l’umanità, siamo noi. Il futuro della Terra è nelle nostre mani.” L’ambiente in cui viviamo non è di nostra proprietà ci è stato “prestato” dai nostri padri per consegniarlo migliorato ai nostri figli ma è così?
Alberta Bellussi
L'ambiente in cui viviamo non è di nostra proprietà Ci è stato"" prestato ""dai nostri padri affinché lo consegniamo migliorato ai nostri figli
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Michele Bastanzetti
07/08/2014 - 11:28
NON MONTIAMOCI LA TESTA
Forse è il caso di non montarsi troppo la testa.
PS: Benvenuta al Circo OT, Sig.ra Bellussi !
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francescocecchini
07/08/2014 - 12:20
Consiglio per Michele Bastanzetti
COME APRIRE UN BLOG. CINQUE LIBRI CONSIGLIATI.
di ALBERTO CAROLLO da Sul Romanzo del 7.08.2014.
«Come potrei aprire un blog?» e «Puoi consigliarmi dei libri ad hoc?». Almeno cinque, essenziali e di riferimento li posso rimediare, anche se basterebbe fare un giro su qualche motore di ricerca per comprendere come, sul tema, esista una bibliografia sterminata. Ho creato il mio primo blog nel 2003, sulla (ormai leggendaria) piattaforma di Splinder. Non ho mai bloggato con grande dedizione e investimento di energie ma posso dire che, pure a voltaggio alternato, la mia attività di blogger è una costante nella mia vita da un decennio a questa parte.
Vediamo, prima di tutto di capire (se sei un neofita), cos’è un blog. La parola blog è una contrazione di due termini: web e log, dove web sta per la rete e log, nel termine inglese, si riferisce al registro nel quale vengono annotati i fatti. Una sorta di diario di bordo, per rimanere nella metafora della navigazione. Solo che del diario, ovvero di una versione digitale del diario personale e “intimo”, che riferisce pensieri e ricordi personali, il blog così come lo concepiamo oggi ha ben poco a che fare. È piuttosto un luogo virtuale di condivisione e aggregazione di contenuti: interpretazioni degli eventi più disparati, dalla cronaca alla politica, dall’economia allo spettacolo, sino alle riflessioni e approfondimenti sulle discipline più diverse, su temi e argomenti di interesse comune.
Aprire un blog è facile per chiunque. L’estrema semplicità e duttilità dei blog è quella di automatizzare tutti gli aspetti tecnici e specialistici. Il contributo minimo richiesto è quello di scrivere un testo, o di caricare un’immagine. Ci sono ampie possibilità di personalizzare il tuo blog, d’accordo, e può essere utile avere dei rudimenti di HTML (Hyper Text Mark-up Language), ma questo non inficia la tua capacità di pubblicare sul web. Non avrai che da registrarti su una piattaforma digitale di blogging (ce ne sono a palate!): sono applicazioni dinamiche che fanno capo a un server, dotate di database, e forniscono degli strumenti per l’editing del testo e tutto quanto è necessario per una pubblicazione immediata.
Per familiarizzarti con queste procedure di “avvicinamento” al blog, inizio la mia personale “biblioteca minima” di cinque libri consigliati con:
1. Blog per negati, di Susannah Gardner e Shane Birley (Mondadori, 2009). È il classico manuale che puoi trovare ovunque, in autogrill come in qualunque libreria online che si rispetti. Ha il vantaggio di affrontare ogni argomento o dubbio che potrebbe avere chiunque intenda aprire e gestire un blog, in maniera molto schematica e intuitiva, adatto a ogni tipo di lettore. Potrebbe scoraggiarti per il sovradosaggio di informazioni esposte, ma cerca di assumerlo per gradi.
Potresti, giustamente chiederti a cosa vai incontro nell’aprire un tuo blog. Non ti voglio demotivare, anzi, ma è giusto che tu sappia che richiede tempo e impegno. Potresti saltare molti momenti di distrazione: che so, uscire per un gelato, un telefilm in Tv, una telefonata con la tua ragazza. Perché lo fai? Chieditelo. Ti fornisco in parte la risposta di Mattia Marasco, blogger e web strategist: «Non vi dirò che lavoro faccio, non vi racconterò il mio curriculum. Perché? Perché tutto questo non ha nulla a che fare con il blogging o almeno non per me. Penso che il blogging sia passione, né più né meno, sta a voi, qualora lo vogliate, riuscire a trasformarlo in professione». La nostra visione del mondo migliora nel confronto e nella capacità di confrontarci con visioni e linguaggi differenti dal nostro. E il blog, in questi termini è una grande opportunità.
È meglio un blog tematico di un blog da “tuttologi”. Il mio consiglio è quello di scrivere di argomenti che rivelino le tue competenze e la tua passione in materia. È questo un aspetto da non sottovalutare per crearsi una certa notorietà e credibilità, nonché una fetta di affezionati lettori. Interagisci con altri blogger, leggi e commenta i loro lavori.
2. Fai di te stesso un brand: Personal branding e reputazione online, di Riccardo Scandellari (Dario Flaccovio, 2014). Il testo si rivolge a tutti quelli che hanno l’esigenza di crearsi un’identità online e vogliono conquistare visibilità. Riccardo Scandellari (conosciuto nel mondo del web come Skande) illustra le potenzialità dei maggiori social network, come ottenere il massimo da essi.Imparerai come utilizzare al meglio il tuo blog per raccontare te stesso, la tua azienda e i tuoi servizi o i tuoi prodotti. I concetti di personal branding e web reputation infatti sono sempre più fondamentali nella vita professionale e non solo.
Potresti prendere in considerazione anche aspetti come il guest blogging. Si tratta, in parole povere, di strategie di marketing, volte ad aumentare il traffico del proprio sito o blog, ad affermare un marchio o entrare in contatto con nuovi blogger che trattano argomenti affini al tuo, proponendo loro delle collaborazioni vicendevolmente vantaggiose sia in termini di visibilità e aumento di prestigio, sia in termini di confronto e crescita.
Un blog “ben vestito” fa la sua figura, ma ti leggeranno per quel che scrivi (i contenuti) e per come lo scrivi (il tuo stile). Cerca di essere essenziale e concreto; la tua scrittura deve essere fluida e diretta. È importante leggere molto, distante dal web, devi essere “vorace” e “onnivoro”; cerca di conoscere alcune regole base sia della scrittura tradizionale che di quella online. Sii conciso perché il lettore della rete perde facilmente l’attenzione, “velocità” è il suo imperativo e non starà a lungo sulla tua pagina se non lo sai accalappiare. Potrebbe risultarti utile questo testo:
3. Lavoro, dunque scrivo. Creare testi che funzionano per carta e schermi di Luisa Carrada (Zanichelli, 2012).È bene trovare le parole giuste per comunicare quello che vogliamo dire: nel verbale di una riunione, nella lettera di accompagnamento di un curriculum, in un elenco di istruzioni, sull’intranet, i social media e il sito web dell’azienda, e nelle tante email che scriviamo ogni giorno. In questo libro la Carrada approfondisce gli argomenti più classici dei manuali di scrittura (come la sintassi e il lessico) insieme a quelli più nuovi (le liste, i numeri, i microcontenuti), con tanti esempi ed esercizi di riscrittura, consigli puntuali e precisi, ma anche con l’invito a lasciarsi andare e a giocare con le parole. Un testo per tutti coloro che intendono comunicare, per diletto e per lavoro, perché se oggi abbiamo tutti una cosa in comune è trovarci sempre più spesso nella necessità di scrivere: per presentare noi stessi e la nostra attività, per informare, spiegare, convincere.
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francescocecchini
08/08/2014 - 6:59
Appello a Bastanzetti.
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Anonymous
08/08/2014 - 10:47
Beh, anche sostenere che il
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francescocecchini
08/08/2014 - 11:56
Ruolo dell' uomo.
La nota di Alberta Bellussi e' di aver messo sul tappeto una problematica generale e reale e richiamarci alle nostre responsabilità?
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Michele Bastanzetti
08/08/2014 - 13:20
INDAGINE IN CORSO
PS: Sig francescocecchini, non si occupi di cose più grandi di lei; si concentri sul processo che l'aspetta ad ottobre.
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Anonymous
08/08/2014 - 13:39
Ma nemmeno per sogno, quello
O imparate ad esprimire senza ipocrisie i vostri pensieri oppure si può anche fare che ce se ne sta anche un po' più zitti, che di rumore generato questo si dall'uomo ce n'è che metà basta.
PS: Per Refrontolo: http://www.climatemonitor.it/?p=36207
Non è una novità recente, hanno voluto rischiare e gli è andata male, a volte succede.
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francescocecchini
08/08/2014 - 13:38
Bastanzetti correttore di bozza.
I puppattiani sono in diminuzione, ma c' e' sempre uno zoccolo duro che resiste. Puppato preferirebbe a Vittorio Veneto supporters più qualificati che non consiglieri di quartiere frustrati.
Bastanzetti ascolti il mio consiglio la smetta di infestare i blogs con cazzate. Apra il suo . Ne guadagera' la sua reputazione. A tempo perso sto preparando una lista da diffondere di coloro ( bloggers e commentatori) che pensano che lei sia una testa di " brillante intellettuale" .
Buona correzione di bozze!
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Politicamente Scorretto
08/08/2014 - 14:52
Secondo me è brillantissimo!
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Michele Bastanzetti
08/08/2014 - 19:02
SCUOLA MANIFESTO
NON conosce
la differenza tra "ortografia" e "orografia" (vedi sopra).
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francescocecchini
08/08/2014 - 14:07
Ruolo dell' uomo.
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francescocecchini
08/08/2014 - 14:10
Ecologia
indipendentemente dagli ecofans e dalle tifoserie opposte.
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francescocecchini
08/08/2014 - 15:08
Bastanzetti testa di brillante intellettuale
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Michele Bastanzetti
08/08/2014 - 21:09
CONCLUDO PARAFRASANDO
" L'ambiente in cui viviamo non è di nostra proprietà. Ci è stato dato in prestito dai FIGLI affinché lo possano riconsegnare migliorato, nei limiti delle possibilità umane, ai nostri nipoti."
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Alberta Bellussi
08/08/2014 - 23:46
Complimenti
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Michele Bastanzetti
09/08/2014 - 7:36
GRADEVOLE RETROGUSTO
In quanto ad intelligenza ella non par proprio esser da meno di chiunque dei presenti!
Ossequi.
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Anonymous
09/08/2014 - 9:48
Ok, ma stringi stringi,
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barisan.marzia
09/08/2014 - 8:48
LA NATURA SA REGOLARSI DA
COME DICE ALBERTA SIAMO NOI GLI UNICI RESPONSABILI DEL NOSTRO DESTINO E QUINDI ANCHE DEL MONDO IN CUI VIVIAMO DEL NOSTRO PIANETA TERRA E DELLA NATURA CHE LO ABITA.
INVECE D'INTAVOLARE DIBATTITI SUI BLOG DOVREMMO USCIRE E RICORDARE QUELLO CHE I NOSTRI GENITORI CI HANNO INSEGNATO SULLA NATURA E SUL SUO RISPETTO E TRASMETTERLO HAI NOSTRI FIGLI.
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Michele Bastanzetti
09/08/2014 - 9:07
RIDICOLO ANTROPOCENTRISMO
L'uomo, sia come singolo che come genere, è solo parzialmente in grado di controllare il suo destino e di sicuro non è il padrone della terra. Vi è in affitto. E come inquilino, su questo son d'accordo, si comporta da vero disgraziato.
Quando il vero padrone della Terra si stuferà, gli basterà fare un "clic" e l' homo sapiens deficiens sparirà nel nulla.
PS: Guardi Sig.ra Marzia, che per sbloccare il tasto del "tutto maiuscolo" dovrebbe riuscirci con una brugola...
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barisan.marzia
09/08/2014 - 9:24
QUASI QUASI CREDO CHE LEI SI
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Michele Bastanzetti
09/08/2014 - 15:19
BRUGOLA
PS: se le serve la chiave a brugola per sbloccare il tasto "tutto maiuscolo" basta chiedere...
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francescocecchini
09/08/2014 - 10:59
BASTANZETTI.
Più lo si legge(Bastanzetti) e più si capisce perché l' ex sindaco di Vittorio, Da Re abbia chiuso i consigli di quartiere anche per mandarlo a casa. A settembre Tognon pensa forse di ripristinarli, rincuorato anche dal fatto che Bastanzetti, rimarrà fuori dai piedi.
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Alberta Bellussi
09/08/2014 - 14:43
Volevo rassicurarla signor
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Michele Bastanzetti
09/08/2014 - 15:14
LECTIO MAGISTRALIS
Credo che la intelligenza possa far paura ancor più dell' ignoranza. Vuol dire forse che non c'è intelligenza nelle strategie di dominio dei grandi dittatori? non c'è intelligenza nella costruzione di un cacciabombardiere o della bomba atomica? non c'è intelligenza nei grandi truffatori finanziari o in criminali di anche peggior genere? o in certe multinazionali sfruttatrici?
Con ciò si dimostra che l'inteligenza può far molti danni come può capitare che l'ignoranza non ne faccia alcuno.
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francescocecchini
09/08/2014 - 15:18
Rassicurare Bastanzetti?
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andrea.fattorel
09/08/2014 - 16:57
blog e blob
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francescocecchini
09/08/2014 - 17:31
Bastanzetti correttore di bozze.
Ortografia e non orografia. Grazie, continui la prego. In ogni caso non ho alcun dubbio che abbia fatto la scuola dell' obbligo.
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francescocecchini
09/08/2014 - 17:42
L' uomo e l'ecologia.
Un esempio.
Nel paragrafo introduttivo del suo libro del 2009 Storms of My Grandchildren, James Hansen, principale climatologo USA e massima autorità scientifica mondiale sul cambiamento climatico, ha dichiarato: ‘Il Pianeta Terra, il creato, il mondo in cui la civiltà si è sviluppata, il mondo con i modelli climatici che conosciamo e linee costiere stabili, è in imminente pericolo... La sorprendente conclusione è che il prolungato sfruttamento di tutti i carburanti fossili sulla Terra minaccia non solo gli altri milioni di specie sul pianeta ma anche la sopravvivenza dell’umanità stessa -e i tempi sono più brevi di quanto crediamo’.
Facendo questa dichiarazione, comunque, Hansen stava parlando solo di una parte della crisi ambientale globale che attualmente minaccia il pianeta: precisamente la crisi climatica. Di recente, scienziati di primo piano (compreso Hansen) hanno proposto nove punti-limite planetari, che demarcano lo spazio operativo sicuro per il pianeta. Tre di questi punti-limite (cambiamento climatico, biodiversità e ciclo nitrogeno) sono già stati oltrepassati, mentre altri, come la disponibilità di acqua pulita e l’acidificazione degli oceani, sono falle planetarie emergenti. In termini ecologici, l’economia è ormai cresciuta a una dimensione e un’invasività tali che sta sia travolgendo i punti-limite planetari che facendo a pezzi i cicli biogeochimici del pianeta.
Quindi, quasi quarant’anni dopo che il Club di Roma ha sollevato il tema dei ‘limiti alla crescita’, la crescita economica idolatrata dalla moderna società sta nuovamente affrontando una sfida formidabile
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Alberta Bellussi
09/08/2014 - 18:31
Ringrazio Marzia per le sue
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Alberta Bellussi
09/08/2014 - 18:31
Ringrazio Marzia per le sue
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Alberta Bellussi
09/08/2014 - 18:39
Finitezza della terra
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Anonymous
10/08/2014 - 8:41
SI, ma quindi?
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francescocecchini
09/08/2014 - 19:24
Limiti della finitezza della terra.
Volevo dire che il futuro dell' ambiente è nelle mani dell'uomo, non del fato, ma non sempre questo ne è consapevole per ignoranza o per interesse immediato. Abbiamo anche casi vicini a noi. Quindi più o meno siamo d' accordo. Il suo post mette sul tappeto una problematica molto importante.
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Michele Bastanzetti
10/08/2014 - 7:20
THE DAY AFTER
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Alberta Bellussi
10/08/2014 - 15:28
E quindi signor Anonymus se
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Anonymous
10/08/2014 - 18:00
Vabbe', ora si ripiega sul
Io non vedo discussioni e manco spunti di riflessione, a meno che per spunti di riflessione lei non intenda qualcosa del tipo: la pace nel mondo sarebbe utile.
Trovo comico l'invito all'impegno personale quotidiano applicato alle masse buttato li come si parlasse delle previsioni del meteo fatte al bar davanti ad uno sprizt, perché noi italiani siamo veramente abili nel cincischiare su argomenti complessi mentre si fa baldoria o quasi e senza saperne praticamente nulla.
Lei ha dato il via alle danze, se vuole inserire contenuti reali non sarebbe male, poi magari altri si aggregano, se invece vuole continuare a parlare del sesso degli angeli avanti tutta! Che di gente pronta a partecipare ne trova anche di più :-)
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Alberta Bellussi
11/08/2014 - 7:35
Grazie Anonymus
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Alberta Bellussi
11/08/2014 - 8:01
La decrescita
Come ha affermato più volte Serge Latouche[6], uno dei principali fautori della decrescita, essa è innanzitutto uno slogan per indicare la necessità e l'urgenza di un "cambio di paradigma", di un'inversione di tendenza rispetto al modello dominante della crescita e dell'accumulazione illimitata di merce.«La decrescita non è la crescita negativa. Sarebbe meglio parlare di “acrescita”, così come si parla di ateismo. D’altra parte, si tratta proprio dell’abbandono di una fede o di una religione (quella dell’economia, del progresso e dello sviluppo). Se è ormai riconosciuto che il perseguimento indefinito della crescita è incompatibile con un pianeta finito, le conseguenze (produrre meno e consumare meno) sono invece ben lungi dall’essere accettate. Ma se non vi sarà un’inversione di rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. Siamo ancora in tempo per immaginare, serenamente, un sistema basato su un’altra logica: quella di una “decrescita serena".
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Anonymous
11/08/2014 - 14:04
Bla bla bla, ma stringi
Anche il sig. cecchini se vuole può rispondere con qualcosa che vada oltre alle chiacchere da bar.
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francescocecchini
11/08/2014 - 11:18
DECRESCITA FELICE O DECRESCITA SERENA O CRESCITA EQUA.
Vi sono due tipi di crescita: quella che è utile agli uomini, e quella che esiste solo per aumentare i profitti delle imprese. Il controllo dell'economia e una strategia per la crescita siano i pilastri che permettono lo sviluppo sociale ed economico.
L’errore della teoria della decrescita sta quindi alla propria base, non riconoscendo che il motore del capitalismo non è la produzione di merci in sé, ma il fatto che questa produzione, e quindi l’inquinamento che spesso provoca, sia subordinata alla produzione e all’appropriazione privata di profitto.
Da questa premessa discendono due conclusioni errate.
Da un lato, la crisi ecologica frutto dell’eccesso consumistico tralascia le implicazioni sociali di questa crisi. Il problema non è più comune e lo dimostrano i costi sociali della crisi ecologica, che sono scaricati soprattutto sui gruppi sociali inferiori.
Dall’altro lato, considerando l’aumento della produttività del lavoro come un fatto negativo per sé, la teoria della decrescita non riconosce che è stato attraverso tale aumento che storicamente è stato possibile ridurre il tempo necessario alla produzione dei beni, creando non solo la possibilità della soddisfazione e dell’ampliamento dei bisogni umani, ma anche le condizioni per la diminuzione del tempo di lavoro.
Il problema non sono gli aumenti di produttività in astratto (e la crescita economica che ne deriva) ma a favore di chi vanno tali aumenti di produttività (e la relativa crescita).
Non è il quanto si produce ma il come e per l’interesse di chi si produce. Da questa impostazione, i marxisti concludono che la soluzione non sta nel negare la crescita delle forze produttive, come prescrive in definitiva la teoria della decrescita, ma sta nel ricondurre la crescita sotto il controllo di chi produce secondo un piano razionale, che regoli la produzione complessiva in base ai bisogni e non in base alle esigenze di profitto.
Il concetto di decrescita è visto come contraddittorio se applicato ai paesi in “via di sviluppo” che richiedono invece una forte crescita e sono timorosi che un rallentamento della crescita economica possa provocare un aumento della disoccupazione e della povertà. In questo senso la maggioranza dei sostenitori della decrescita propongono il raggiungimento da parte di questi paesi di un certo livello di benessere attraverso la rivitalizzazione di economie locali di autosussistenza, in accordo con il programma delle "8 R" di Latouche. Dubito che Latouche conosca l’ Africa ed i suoi problemi reali e le soluzioni richieste.
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francescocecchini
11/08/2014 - 11:21
IL DITO E LA LUNA.
Quando ad uno stupido indichi la luna questi dira': " Ma il dito e' sporco."
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francescocecchini
17/08/2014 - 18:48
Trollate.
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