La sofferenza dei profughi. Le reazioni delle istituzioni
I profughi chiedono cibo, farmarci, documenti. Scoppia la rabbia: "E' indecente"
VITTORIO VENETO - "Stiamo soffrendo, aiutateci". Una frase, un cartellone, su un cassonetto delle immondizie fuori dal Ceis. E' questo ciò che rimane della manifestazione attuata dai profughi di Vittorio Veneto questa mattina. Gli ospiti della struttura di Serravalle, intorno alle otto, si erano riversati in strada, avevano occupato via Marconi, bloccando il traffico, paralizzando mezza città, facendo infuriare i cittadini e intervenire le forze dell'ordine. "Nel giro di mezz'ora, abbiamo risolto tutto - spiegano i Carabinieri - è bastato parlare con loro, fargli capire che non era il caso di fare confusione".
Ma perché questo caos? Questa rivolta improvvisa? "I problemi principali sono tre: documenti, cibo e salute - sintetizza Jackson, nigeriano 23enne che si fa portavoce di un nutrito (e unito) gruppo di ragazzi - Siamo qui da mesi e non abbiamo ancora i documenti. Non possiamo fare nulla, senza questi. Non possiamo lavorare, guadagnare, muoverci".
E qui state male? "Malissimo - ribadisce Jackson - mangiamo solo pasta e riso. Non vediamo verdura, frutta, carne, nulla. Come possiamo vivere mesi solo con la pasta? Molti di noi stanno male, ma non vengono curati. E noi non abbiamo i soldi per rivolgerci a un medico, o comprare i farmaci". Jackson indica l'amico, che alza la maglietta. Una specie di ezema gli copre il corpo. A ruota, si alzano la maglia altri due ragazzi, mi mostrano la pancia, la schiena. "Non ci guardano nemmeno, avremmo bisogno di una pomata ma non abbiamo i soldi per comprarla. E qui non abbiamo nemmeno il sapone". "Mi prude ovunque, non so cos'ho", dice uno di loro.
"Probabilmente sono i vestiti", ipotizza Balde, che viene dalla Guinea. "Io sono qui da 10 mesi, non ne posso più. Dormiamo in 16, 18 persone per camera, ci danno da mangiare pasta e acqua e ci fanno rimanere così, in attesa, di qualcosa che non sappiamo quando arriverà". "Abbiamo chiesto l'aiuto di un avvocato - riferisce Jackson - ma dovremmo sborsare 500 euro a testa. Dove li troviamo questi soldi?"
Chiedono cibo, farmaci, assistenza medica, documenti, questi ragazzi. Ma i motivi e le cause che li hanno spinti a una manifestazione pacifica, sentita, lecita, non hanno importanza. “A prescindere dalle motivazioni alla base di questi fatti - è stato il commento del sindaco Roberto Tonon - non sono tollerabili comportamenti che incidono negativamente sul regolare svolgimento della vita cittadina". Non è tollerabile che, questa mattina, qualcuno sia arrivato in ritardo al lavoro, che un autobus abbia percorso via Caprera contromano e che gli automobilisti abbiamo fatto mezz'ora di fila.
Insomma a Lampedusa, solo ieri, sono morte oltre 200 persone: bambini, ragazzi, adulti che cercavano di raggiungere l'Europa hanno perso la vita in mezzo al mare. Sono morti di freddo, morti annegati. Ma, a Vittorio Veneto, non è tollerabile che i sopravvissuti chiedano di vivere. Soprattutto dal momento che, questo il commento dell'assessore alla sicurezza e vicesindaco Alessandoro Turchetto "l'amministrazione ha già avviato rilevanti investimenti nel settore della videosorveglianza". "Oltre all’investimento di € 50.000,00 per la ristrutturazione dell’impianto esistente - puntualizza Turchetto - sono state di recente acquistate due telecamere mobili che andremo a posizionare anche nell’area oggetto dei fatti odierni".
Non sono dal Comune sono arrivate puntuali le condanne. Leonardo Muraro ha parlato a nome della Provincia: "In Italia, per aver dei diritti, prima di tutto si hanno dei doveri. Uno dei doveri sia il rispetto della cittadinanza e bloccare le strade non è certo dimostrazione di rispetto" ha sentenziato Muraro condannando "l'accoglienza indiscriminata che mette in difficoltà le popolazioni e costringe le amministrazioni locali e le forze dell'ordine a tenere sotto controllo gente che in Italia, l'abbiamo capito, non ci vuole neppure stare".
Dalla Regione, ha preso la parola in governatore Luca Zaia: “La situazione è completamente fuori controllo: i profughi impediscono ai veneti di andare a lavorare, agli studenti di andare a scuola e alla gente di girare per le strade del proprio comune. È una situazione indecente. Questi episodi sono la certificazione del fallimenti di Mare Nostrum che ha consentito l’arrivo di ondate di profughi senza alcun controllo. Il Veneto è un modello per l’integrazione e per questo dice basta a questa situazione indecente".
Basta. Non è plausibile che in Veneto, modello di integrazione che dice stop all'accoglienza, la mattina dell'11 febbraio qualcuno sia arrivato in ritardo al lavoro solo perché un centinaio di ragazzi ha deciso di far conoscere, comprendere, capire la propria sofferenza.
Con un grido d'aiuto talmente forte che non è stato sentito.