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16 luglio 2024

Esteri

Il trattamento di bellezza diventa un incubo: “Macchie e prurito, costretta a cambiare lavoro”

Una giovane parrucchiera racconta la sua spiacevole e preoccupante disavventura causata da un popolare trattamento con siero per ciglia

| Alessandra Zannini |

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trattamento bellezza

Il sogno di bellezza per le donne, alimentato dai social e dai nuovi trattamenti, rischia alle volte di trasformarsi in un incubo imprevedibile. Così, come riportato dal The Sun, una giovane parrucchiera racconta la sua spiacevole e preoccupante disavventura causata da un popolare trattamento con siero per ciglia che l’ha costretta a lasciare il suo lavoro.

 

È accaduto nel West Yorks, dove, sulla scia del trend estetico con un mercato previsto di 1.3 miliardi di sterline entro il 2028, la giovane dopo essersi sottoposta al trattamento ha manifestato in 48h i primi segni di una reazione allergica, le cui conseguenze sono visibili ancora oggi a distanza di due anni. Lei afferma di aver svolto il consigliato patch test, in cui si aspettano 24h per verificare che non ci siano reazioni, per poi offrirsi volontaria per aiutare un’amica che stava studiando da estetista.

 

Si tratta di un siero per ciglia di all’incirca £45, con l’aggiunta di £15 per il trattamento permanente, per una seduta della durata di 40 minuti. Inizialmente, il risultato fu quello atteso con ciglia forti e rigogliose, ma dopo poco tempo gli occhi hanno cominciato a gonfiarsi tanto da offuscarle la vista e con tutt’intorno un’eruzione cutanea fino alla bocca: «Mi sentivo come se qualcuno mi avesse strofinato la carta vetrata su tutta la faccia. Era un'agonia. Non riuscivo a smettere di grattarmi gli occhi». In definitiva, l’unica soluzione possibile era continuare con antistaminici e creme a base di acqua. Tuttavia, una volta tornata al lavoro, non solo i clienti hanno cominciato a trovare scuse per disdire gli appuntamenti chiedendo se fosse una malattia contagiosa, ma la ragazza aveva ormai sviluppato un’intolleranza allergica alle classiche sostanze utilizzate presso il salone di bellezza e l’esposizione ad esse, così che nemmeno guanti o occhiali protettivi potevano servirle.

 

La giovane non aveva altra scelta se non quella di cambiare lavoro per diventare una rappresentante di vendita: «Due mesi dopo, sono stata costretta a lasciare il mio lavoro. Ero distrutta. Avevo passato anni ad allenarmi per diventare parrucchiera, e ora la mia autostima aveva toccato il minimo storico. Semplicemente non ce l'ho fatta».

 


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