Un anno in pandemia: la preside Piva scrive una lettera al suo "Duca"
" Nulla è stato risparmiato, come nelle condizioni di guerra, ma abbiamo le armi per vincere il virus: la conoscenza, l'impegno, l'umiltà”
TREVISO - Giusto un anno fa, tutto ha avuto inizio. Lo rammentano bene gli studenti che dopo il ponte di carnevale non hanno più fatto rientro in aula. Un anno distaccati e distanziati, soli per parecchie ore davanti allo schermo del pc. Fare memoria di un tempo che si sta piano piano cercando di lasciare sempre più alle spalle: è il motivo che ha spinto la Dirigente scolastica Maria Antonia Piva a scrivere una lettera alla comunità del “Duca degli Abruzzi”.
“Un anno fa, di questi giorni, ci siamo trovati improvvisamente chiusi in casa, a fronteggiare un nemico subdolo e astuto, il cui bizzarro nome - Covid - non ci era noto, e neppure le sue fattezze e le sue armi. Di colpo, abbiamo sperimentato una condizione che pensavamo superata dall'Occidente definitosi “progredito”: malattia e morte generalizzate, impoverimento, solitudine. Nulla è stato risparmiato, come nelle condizioni di guerra e abbandono che pensavamo destinate solo a popoli altri".
La Preside non può tacere quello che ha patito la scuola, uno dei maggiori patrimoni del nostro Paese “che costituisce il maggiore ascensore sociale, condizione prima di libertà e di democrazia sancita dalla Costituzione”. E poi a essere colpita è stata la cultura, che rende meravigliosamente unica e riconoscibile la nostra Italia.” La prima che getta le basi del futuro, la seconda che impedisce di disperdere la storia e di isterilire la creatività e il senso critico: entrambe fondamentali per tutti noi e fortemente intrecciate tra di loro”. Ma le armi per combattere il virus, e vincerlo – scrive il decano dei Presidi della Marca – sono nelle nostre mani, “armi del tutto proprie: la conoscenza, l'impegno, l'umiltà”.
Di strada da fare ce n’è ancora per una piena ripresa di tutte le attività scolastiche in presenza e, più in generale, per la ripartenza del Paese. “Ma è pur certo che in questo lungo anno sospeso il cuore del “Duca” non si è mai fermato, né il suo pensiero tenace che, paradossalmente forse, ha continuato a crescere e a far crescere più ancora che negli anni di buona sorte”.