Zaia ci ripensa: la scuola in Veneto torna a riaprire il 13 settembre
Una operazione in stile gattopardesco: cambiare tutto (ventiquattr’ore prima) per lasciare tutto com'è (ventiquattr’ore dopo). Le proteste delle famiglie hanno avuto la meglio sulle richieste degli albergatori
| Tommaso Colla |
VENETO - Ci ha provato, sapendo in cuor suo, che non sarebbe stato possibile. Tecnicamente parlando. E che politicamente avrebbe accontentato alcuni (gli albergatori) è scontentato molti (famiglie in primis). E così, dopo l’annuncio a effetto nel mezzogiorno di fuoco di ieri - rientro a scuola tra fine settembre e inizio ottobre - la retromarcia a ventiquattr’ore di distanza di Luca Zaia. A prodigarsi per l’allungamento delle vacanze estive era stata Elena Donazzan, assessore all’istruzione: iniziare dopo significa però anche finire più tardi e forse era sfuggito che con 200 giorni obbligatori di lezione, la chiusura sarebbe slittata a metà giugno, con esami fino a luglio inoltrato. Ma la considerazione principale (e - c’è da scommetterci - politicamente più determinante di ogni altra nelle ventiquattr’ore successive all’annuncio - è la risposta che non si è fatta attendere dalle famiglie, specialmente degli allievi più piccoli, quelli della scuola primaria. Dove sarebbero dovuti andare per tutto il mese di settembre? E soprattutto a fare (o per meglio dire: a non fare) che cosa?
Perché se ieri nella conferenza stampa di metà mattina dalla sede della Protezione civile di Mestre il Governatore aveva assicurato che le scuole sarebbero state aperte per attività ricreative e di recupero delle carenze, oggi si è dovuto autosmentire, ammettendo che non tutti gli istituti erano nelle condizioni di accogliere gli allievi senza fare scuola. E quindi, operazione in pieno stile gattopardesco: cambiare tutto (ventiquattr’ore prima) per non cambiare niente (ventiquattr’ore dopo).
Alzata di scudi, anch’essa in diretta, contro la decisione di Zaia da parte del Gruppo consiliare del Pd: “La scuola deve iniziare come da calendario deliberato appena venti giorni fa, non si capisce il senso di un rinvio. Un dietrofront incomprensibile visto che il 16 giugno erano state ufficializzate le date, una decisione presa in solitudine senza consultarsi né con i presidi né con l’Ufficio scolastico regionale visto che per la direttrice il calendario era ‘ben strutturato’ e ha parlato di ‘misura non necessaria’. Sembra ci sia un accanimento nei confronti di ragazze e ragazzi: dopo un anno e mezzo di didattica a distanza, davvero è pensabile di farli tornare sui banchi ancora più tardi? Rischiamo uno stop delle lezioni di quattro mesi, visto che le aule sono chiuse da inizio giugno. Si vuole aprire tutto, ma per le scuole non è mai il tempo giusto, come abbiamo visto anche lo scorso gennaio. Con questo annuncio si consolida un messaggio: l’insegnamento, la didattica, la crescita dei giovani vengono messi all’angolo. E poi ci sono le famiglie che devono conciliare vita lavorativa e privata, centinaia di migliaia di persone che non possono fare affidamento sulle decisioni della pubblica amministrazione, modificate da una settimana all’altra”.
Eppure a qualcuno anche nel mondo della scuola, non solo in quello del turismo, l’idea era anche piaciuta. Come nel caso dello Snals, che aveva giudicato quella di Zaia - prima della smentita - una decisione saggia e responsabile. Così, dopo il ripensamento, il segretario provinciale Salvatore Auci a OggiTreviso: “L'annuncio del Governatore del Veneto, Luca Zaia, di far ripartire da fine settembre le scuole della regione era senz'altro frutto di una visione saggia e responsabile e poteva contribuire ad evitare la escalation dei contagi dovuti agli inevitabili assembramenti dell'estate, che rischiano di causare ulteriori danni alla scuola, alla salute pubblica e all'economia del Veneto. Non bisogna dimenticare, inoltre, che il rinvio dell'inizio delle lezioni (aperte a tutti) poteva servire a organizzare attività di recupero e potenziamento per gli alunni con debiti formativi (senza il problema degli assembramenti) già a partire dal primo di settembre. Per tale data, infatti, le scuole iniziano il nuovo anno scolastico e tutto il personale docente e Ata ha già ripreso la propria attività di servizio. Oltre a ciò, si potrebbero organizzare in sicurezza attività di ampliamento dell'offerta formativa per la rimanente parte degli studenti, almeno per cercare di riconquistare la fama di scuola di qualità che da molti anni il Veneto non può più vantare a causa delle classi pollaio e delle relative difficoltà didattiche che i Docenti devono affrontare”.
Per lo Snals infine attività scolastiche diversamente organizzate non possono che giovare alla scuola e all'economia del Veneto, sia per le attività che potenzialmente si potrebbero realizzare sul territorio, che per la ricaduta turistica legata alla mobilità delle famiglie.
Sarà - forse - per la volta prossima. Prendendosi per tempo. Possibilmente.