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19 marzo 2024

Treviso

BUONA DOMENICA Chi di divieto ferisce, di divieto perisce

In Piemonte un Sindaco vieta ai bambini di giocare a pallone. Poco distante un prete invece li fa giocare e si appella ai Patti Lateranensi per farsi revocare la sanzione

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

una partita

TREVISO - Deve aver avuto una infanzia difficile il Sindaco di Fossano, Comune piemontese “off limits” a bambini con pallone dagli otto anni in su. Nella settimana appena trascorsa ha fatto approvare dal Consiglio comunale il regolamento di polizia urbana che sostituisce quello (effettivamente un tantino datato) risalente al 1948. Peccato che per aggiornarlo lo si sia voluto condire fondamentalmente di divieti. Vietati prima di tutto i quattro calci ad un pallone che mettono oggettivamente a repentaglio la quiete pubblica di un paese di 24.500 anime più o meno. A colpire, del primo primo cittadino di Fossano, è anche il “tempismo” e la perspicacia: quale momento migliore si poteva scegliere per impedire di giocare in strada se non quello del lockdown? Nel Comune, peraltro, di una Regione tra le prime ad essere annoverata di diritto in zona rossa.

A Beppe Bergomi - che del calcio ha vinto il mondiale nel 1982 - sembra persino una “eresia”. Intervistato da “La Stampa” ha dichiarato: “Non si può impedire un istinto naturale. I bambini provano sempre a giocare a pallone, pure nei condomini dove è vietato. Anche nelle grandi città come Milano”. Il parroco del paesello  (malgrado che l’eresia per lui sia tutta un’altra cosa) dopo essere corso fuori a verificare se per caso si fosse rifatto vivo qualcuno nel campetto dell’oratorio spopolato ormai da mesi e non scovando  neanche un cane  (figurarsi un'anima viva), non le ha certo mandate a dire: “È difficile capire il perché di regole così dure. Stiamo vivendo un momento terribile per la pandemia. Quando ho letto la notizia del regolamento ho provato un senso di incredulità perché nessuno di noi si era accorto di tutti questi pericoli. Ma restiamo sicuri di una cosa: i bambini hanno bisogno di giocare”.

Speculare l’episodio, accaduto sempre in settimana e poco distante. In quel di Torino un altro parroco le sue giovanissime promesse del calcio le ha fatte liberamente allenare negli spazi pertinenziali dell’oratorio. Ma gli abitanti della parrocchia, che insiste su una Regione “rossa” - ma solo per via dei contagi - mal sopportando che  si infrangesse il lockdown così spavaldamente, hanno richiesto non una volta soltanto l’intervento dei vigili. I quali, all’inizio ci hanno provato con le buone ma poi, essendo pulcini recidivi, sono passati alla sanzione: 373 euro da pagare entro cinque giorni. Ma il bello è stato quando il parroco ha fatto ricorso. Appellandosi ai Patti Lateranensi del ‘29 (e rivisti nel 1984), ha respinto l’intrusione perpetrata dallo Stato italiano in un luogo di culto, protetto dalle garanzie concordatarie. E pazienza che i costituzionalisti si siano immediatamente detti del parere che il campetto dell’oratorio non possa considerarsi propriamente ambiente di preghiera e di riti liturgici: questo prete ha dell’inventiva, occorre riconoscerlo. Basta che adesso non si faccia prendere troppo la mano, evocando magari le leggi Siccardi. Perché quelle le hanno proprio abolite del tutto. Correva l’anno 1850. Non era stata fatta ancora l'unità  d'Italia.

BUONA DOMENICA

 


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Roberto Grigoletto

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