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31 gennaio 2025

Valdobbiadene Pieve di Soligo

In coda per il conferimento di rifiuti agricoli pericolosi

Gli imballaggi di fitofarmaci sono pericolosi. Il loro contenuto no?

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

In coda per il conferimento di rifiuti agricoli pericolosi

PIEVE DI SOLIGO - 30kg (o 30l) alla volta, 100kg (o 100l) all’anno: questa la quantità massima di rifiuti agricoli pericolosi che un’azienda può smaltire presso centri di raccolta specifici. In maniera obbligatoria, le aziende agricole devono conferire almeno una volta all’anno i rifiuti prodotti, la cui pericolosità è stabilita dall’Arpa Veneto. Tra i rifiuti considerati pericolosi, troviamo soprattutto gli imballaggi dei fitofarmaci. Il Comitato Cittadini Attivi Quartier del Piave, però, solleva i propri (numerosi) dubbi: “Se gli imballaggi vuoti, che contengono residui o tracce di fitofarmaci, risultano pericolosi, com’è possibile che il loro contenuto, ovvero il fitofarmaco, possa essere distribuito dall’azienda agricola in dosi di chili o quintali senza che vi sia una ricaduta negativa per l’ambiente e per la salute umana? – riferisce il Comitato – Nel 2013 sono stati immessi nella provincia di Treviso più di 3 milioni di kg di fitofarmaci; nel 2014, anno piovoso, sono stati superati i 4 milioni di kg! Nel corso degli ultimi 50 anni abbiamo assistito a numerosi casi di industrie che, incuranti del pericolo, hanno immesso nell’ambiente sostanze pericolose e per questo sono state sanzionate e chiuse. Oggi, al contrario, ci troviamo di fronte ad aziende agricole che possono acquistare sostanze pericolose e distribuirle nell’ambiente “a norma di legge”.

 

Si prosegue poi con il sospetto di ricadute sulla salute dei cittadini proprio a causa dei fitofarmaci, denunciando che la Regione Veneto, negli ultimi due anni, ha chiesto e ottenuto dallo Stato un prestito trentennale, al tasso del 1.4%, per 1587 milioni di euro per colmare i buchi della Sanità veneta. Come si può apprendere da fonti ufficiali, quindi, la paura del comitato sta proprio negli eventuali effetti dei fitofarmaci sulla salute delle persone: “Chi può affermare che l’impiego di tutti questi fitofarmaci non provochi una ricaduta negativa all’ambiente, alla salute e quindi all’economia del nostro territorio? Non è che utilizzando molti fitofarmaci da un lato si aumenti la produttività agricola, derminando quindi un maggior ricavo oggi, ma causando in futuro più malattie e quindi una maggior spesa sanitaria?”

 

Sempre secondo il Comitato, poi, riguardo i fitofarmaci non si segue la regola comunitaria del “chi inquina paga”: grazie alle agevolazioni, infatti, gli agricoltori e i viticoltori pagherebbero solo in parte gli oneri della sanità veneta. “Ci troviamo di fronte ad un’altra contraddizione: aziende agricole che immettono nell’ambiente sostanze pericolose, risultano però agevolate dal punto di vista fiscale, violando la norma comunitaria secondo cui “chi inquina paga”; in questo caso loro inquinano e gli altri pagano. L’Europa ha già stabilito che questo tipo di economia non è sostenibile, emettendo una direttiva che stabilisce la necessità per le aziende agricole di effettuare la “difesa integrata”, ovvero l’utilizzo di tecniche biologiche, meccaniche e agronomiche, prima di utilizzare il mezzo chimico” continua il Comitato. Nonostante l’introduzione de “La difesa integrata”, resa obbligatoria dal 2014, però, l’uso di fitofarmaci è aumentato del 36%.

 

Come soluzione si propone lo sviluppo del biologico, sulla scia di aziende agricole biologiche, che non fanno uso di fitofarmaci di sintesi ma impiegano composti naturali a bassa tossicità o persistenza e riescono ad avere un reddito soddisfacente. Il rappresentante di Cittadini Attivi conclude “mi chiedo se l’utilizzo massiccio di fitofarmaci sia una reale necessità o piuttosto una scelta commerciale delle multinazionali che prima vendono i fitofarmaci, e poi i farmaci per curare le malattie che ne conseguono? In altre parole, gli agricoltori hanno buoni ricavi oggi che dovranno spendere in futuro per le cure mediche; gli altri cittadini subiscono passivamente l’invadenza dei pesticidi, e devono pagare tasse elevate per colmare i costi sanitari. Chi ci guadagna è solo chi produce e vende farmaci e fitofarmaci”.

 



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Stefania De Bastiani

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