Da zona buia a oasi di cultura: la rinascita di San Zeno
Mani di Fatima: il ristorante che trasforma il degrado in un ponte tra Oriente e Occidente
| Annalisa Milani |
TREVISO. Vi era, prima di oggi, una zona dietro la stazione ferroviaria di Treviso, degradata, buia, area dove avvenivano risse e spaccio.
Un vecchio bar faceva da cornice allo spazio tra il sotto cavalcavia e la strada, molto spesso teatro di risse, con proteste continue degli abitanti del quartiere San Zeno. Ma come in altri creativi progetti della sua vita, Abdallah Khezraji (in foto), ha deciso di festeggiare i 25 anni della sua cooperativa Hilal, con l’ apertura di un locale, Mani di Fatima, il cui obiettivo, oltre a servire buon cibo, è quello di rivitalizzare il quartiere di San Zeno, offrendo un luogo di incontro tra persone e culture.
”Vogliamo dare un segnale di forte cambiamento e un volto nuovo all’intera zona.” spiega Khezraji che di fronte ad una sfida non si è mai tirato indietro, soprattutto se si tratta di mediazione, integrazione ed incontro ,scambi culturali. Khezraji è già ben noto nella provincia trevigiana per il suo festival italo-marocchino.
Il ristorante e spazio culturale, è riconoscibile all’ esterno grazie dalle eleganti porte in legno intagliato, con l’insegna che riproduce Mani di Fatima, simbolo di fortuna, amore in tutto il Medioriente e in Nord Africa per mussulmani, ebrei, cristiani. Entrando nel ristorante si respira l’atmosfera del Magreb e delle sue meraviglie. Piastrelle colorate, panche tappezzate di stoffe dai colori vivacissimi, tavolini bassi, ed un accogliente giardino completano il quadro di un locale che senza dubbio saprà accogliere non solo trevigiani, ma anche curiosi turisti stranieri.
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