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08 gennaio 2025

Treviso

LAVORATORI DEL CANOVA IN RIVOLTA

Imprenditori e dipendenti delle società dei trasporto bloccati da giugno, senza nessuna certezza di ripresa

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

LAVORATORI DEL CANOVA IN RIVOLTA

TREVISO - Dopo la decisione del TAR del Veneto di bloccare i lavori di ristrutturazione e ampliamento dell’aeroporto Canova di Treviso, gli operatori del settore dei trasporti privati e i dipendenti di altre istituzioni commerciali alzano la voce e chiedono risposte che non hanno mai ricevuto da giugno.

L’appuntamento oggi, giovedì, in tarda mattinata, proprio davanti al loro posto di lavoro: «Siamo stati avvisati da Save qualche mese prima di giugno che l’aeroporto avrebbe chiuso dal primo di giugno al 30 di settembre per i lavori di ampliamento della pista e l’istallazione degli apparecchi per l’atterraggio dei voli in caso di nebbia», ci spiega Marco Bruni della società autonoleggio, rappresentante dei lavoratori che hanno delle attività o ne sono dipendenti all’interno dell’aeroporto, a cui pagano un affitto, non strettamente legate a Save-Aertre.

«Nelle comunicazioni iniziali, Save, ci aveva garantito che sarebbero state fatte delle riunioni che devono ancora iniziare - spiega Bruni - ingoiando bocconi amari avevamo accettato il ritardo della riapertura al 5 dicembre ma ora non accettiamo più una tempistica che non c’è, non abbiamo idea di quando riprenderemo a lavorare».

I giovani soci e dipendenti delle società di trasporti che hanno aperto delle attività chiedendo prestiti alle banche, perché credevano nel progetto dell’aeroporto, si vedranno costretti a dover licenziare dei dipendenti e a pagare mutui per attività che non hanno entrate, «dover aspettare gennaio per sapere se i lavori andranno avanti o meno, per noi significa altri 4 mesi di perdita», interviene Matteo Nencioni, dell’autonoleggio, smentendo che la chiusura dell’aeroporto non intaccherà l’economia del turismo e delle attività alberghiere della zona di Treviso.

«Oggi ho iniziato a lavorare alle 5.00 e ho fatto la prima corsa alle 8.00 - racconta il rappresentante dei taxisti Paolo Bisato - il lavoro dei taxisti è ridotto ai minimi termini, siamo in stand-by, da 20 anni non ho mai visto una crisi del genere».

Il gruppo di protesta non vuole puntare il dito delle loro difficoltà direttamente al Comitato dei cittadini, che ha chiesto la valutazione di impatto ambientale, ma non ne capisce i veri motivi: «non possono nascondersi dietro la motivazione dell’ambiente e poi proporre si spostare l’aeroporto a Istrana, a 10 chilometri di distanza - spiega Marco Bruni - dati oggettivi non ce ne sono, sono stati fatti allarmismi inutili e forse si poteva gestire la faccenda in un altro modo, sia da parte del TAR che dall’Enac senza bloccare i lavori, e costringerci a chiudere».

I lavoratori che fino ad ora hanno stretto i denti, chiedono risposte, vogliono delle date certe e un incontro con Save, vogliono sapere se l’aeroporto tornerà ad essere attivo.

 


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Isabella Loschi

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