Le difficoltà di maestre e bambini della scuola d'infanzia dopo il lockdown
Il problema maggiore è il distanziamento sociale. "I bambini devono poter raccontare le proprie emozioni"
Treviso - Al termine del primo giorno di asilo, Lisa avrebbe voluto correre dalla maestra per darle un bacio e un abbraccio. La mamma ha dovuto trattenerla, spiegandole che poteva inviarglielo con un soffio. A distanza. “La fatica più grande per loro e per noi è proprio questa spontaneità di gesti che ci viene preclusa” – ammette la maestra Silvia, della scuola dell’infanzia Fra’ Claudio di Treviso.
L’anno scolastico è appena incominciato e le insegnanti, Barbara Laura Lalla Annamaria e Cristina, hanno accolto piccoli medi e grandi munite di visiera: “E’ importante che i bambini ci vedano in faccia" - spiega la direttrice Raffaella. Gli inconvenienti sono facilmente intuibili, “come quando devi prenderne uno in braccio, o avvicinarti per sentire cosa ha da dirti”. Però, assicurano determinate le docenti, “questo e altro pur di permettere ai nostri alunni di venire a scuola, in un ambiente sano e senza correre rischi”.
Hanno sofferto tanto, i più piccoli soprattuto, in questi mesi lontani dai compagni. Lo si è visto subito, appena varcata la porta di ingresso dell’asilo questa settimana: “Sprizzavano gioia, non vedevano l’ora di ricominciare a vivere nella normalità”. Eppure il lockdown, come prevedibile, qualche segno in profondità lo ha tracciato in alcuni di loro.
La maestra Silvia ne ha colti “nella fatica di separarsi dal genitore, com’era immaginabile dopo i diversi mesi trascorsi insieme e per tutto il giorno”. Più ancora, al rientro le maestre hanno avvertito ancora forti, nei bimbi, le emozioni prodotte dal disagio vissuto durante la pandemia. “Li aiuteremo a verbalizzarle. Il nostro lavoro, adesso, sarà anche questo. Anzi sarà innanzitutto questo”.