LA LEGA "PROCESSA" LO SCERIFFO
Non affatto gradita dal Carroccio la presa di posizione anti secessionista di Gentilini, difeso, però, da Rubinato (Pd)
| Laura Tuveri |
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TREVISO – Gentilini (nella foto con Gian Paolo Gobbo) non le manda certo a dire, ma questa volta con le sue esternazioni contro la secessione ha fatto davvero infuriare i suoi. E infatti questa sera, lunedì 3 ottobre, al K3 si “processa” lo sceriffo reo di aver appoggiato l’invito del presidente Napolitano a smetterla di parlare di secessione della Padania dal resto dell'Italia. Dura presa di posizione dei vertici della Lega Nord contro l’ex sindaco di Treviso a cominciare dall'attale primo cittadino, Gian Paolo Gobbo, segretario della Liga Veneta, e di Toni Da Re, sindaco di Vittorio Veneto e segretario provinciale del Carroccio.
Gobbo accusa Gentilini di essere un “democristiano” e comunque di non aver mai sposato le idee leghiste. Da Re dice che chi contesta così apertamente la Lega è automaticamente fuori dal partito. Continuano, dunque, le prese di posizione dello sceriffo contro i vertici nazionali del partito. Alla "Festa dei popoli" a Venezia, qualche settiamna fa, si era notata la sua assenza, accompagnata da aperte prese di posizione contro il leader Bossi.
E pare che nessuno dei suoi, ora forse ex compagni di partito, visto che per Gentilini si parla di espulsione dalla Lega, siano disposti a sostenere il vecchio sindaco. Ma in difesa di Gentilini arriva l'on. Simonetta Rubinato, deputata del Pd e sindaco di Roncade. "Gentilini è da sempre un termometro del sentire della gente comune e anche in questa occasione la sua presa di posizione difforme dal pensiero dei colleghi di partito dimostra quanto i vertici della Lega siamo ormai scollati dalla base".
"Gentilini - prosegue l'on. Rubinato - prima che leghista è un alpino e come tutti gli alpini, ai quali sono anch'io particolarmente legata, difende a spada tratta l'unità d'Italia. Egli sa benissimo che la secessione è soltanto una rivendicazione strumentale a mascherare il fallimento di un ceto politico che ormai ha a cuore esclusivamente la propria sopravvivenza, come ha confermato anche l'ultimo voto parlamentare per salvare un ministro siciliano dell'agricoltura".
L’esponente del Pd inviata, dunque, a non sottovalutare le parole dell’ex sindaco perché farlo significherebbe "non dare ascolto alla rabbia dei molti trevigiani e veneti che si sentono traditi da una Lega sempre più assorbita nei giochi dei palazzi di potere romani e prigioniera dell'abbraccio mortale con Berlusconi". Interviene anche Luigi Calesso di Un’Altra Treviso.
”E’ probabile che la rottura tra Gentilini e Gobbo non venga ricucita (anche se resta la possibilità che tra un decina di giorni sindaco e vicesindaco ci spieghino che si erano reciprocamente fraintesi e che ora va tutto benissimo) ma ciò non significa che il dualismo tra Gobbo e Gentilini debba diventare il perno dello scontro politico a Treviso. Se questo fosse il risultato sarebbe ancora una volta una vittoria della Lega, se le forze di opposizione cominciassero a cantare la “sincerità” e la concretezza di Gentilini contro l’opportunismo politico e l’ideologismo padano di Gobbo farebbero un regalo enorme ad entrambi”.
Per Calesso il centrosinistra trevigiano non può “aprire alcuna linea di credito ai contendenti oggi in campo perché rischierebbe solamente di accreditare l’uno o l’altro presso l’elettorato leghista deluso o, addirittura, presso i propri potenziali elettori”.
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