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04 dicembre 2024

Italia

Legge elettorale, soglia al 42,5% per il premio di maggioranza

Alla ricerca dell'ingovernabilità

| Carlo De Bastiani |

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Legge elettorale, soglia al 42,5% per il premio di maggioranza

ROMA - La Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato un emendamento alla riforma della legge elettorale che fissa al 42,5% dei voti la soglia minima per accedere al premio di maggioranza. A favore dell'emendamento presentato da Francesco Rutelli, oltre al suo gruppo Api, anche la Lega, Udc, Mpa e Pdl. Contrari Pd e Idv.

"Mi sembra una soluzione equilibrata, è stata scelta una strada intermedia tra quelle proposte: è solo un pezzo della strada che c'è da fare", ha affermato il leader di Api Francesco Rutelli.

Dura la reazione di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, per la quale questo è un voto che "compromette il lavoro in Commissione. Ora ci rivedremo in Aula dove presenteremo un nostro emendamento". Per il Pd, insomma, la soglia fissata non consente "la formazione di un governo politico, coeso e credibile ma - ha sottolinea Finocchiaro - punta ad una situazione in cui nessuno vince e nessuno perde, magari con un presidente del Consiglio tecnico, che può far comodo sia al Pdl che alla Lega...".

"L'introduzione di una soglia'' è invece ''una cosa sacrosanta'' per Pier Ferdinando Casini. ''Ce lo chiede anche la Corte costituzionale. Poi, i numeri sono sempre perfettibili. Vedremo in Aula. E' un work in progress".

Il Pd ha votato no, andate avanti senza i democratici? "Non è così - dice Casini ai cronisti alla Camera - Il confronto è sempre aperto. Ci sono reazioni di facciata e reazioni di sostanza... e vedrete che alla fine arriveremo a un accordo". E a chi gli chiede se vede la possibilità di un Monti bis più vicino con la legge che si sta delineando al Senato, il leader Udc risponde: "Monti bis? non c'entra nulla con la legge elettorale...".

Il tema della riforma elettorale continua dunque a tenere banco nel dibattito politico. Il presidente del Consiglio Mario Monti ritiene che "tecnicamente sia immaginabile" un intervento del governo sulla legge, ma, aggiunge, "politicamente sarebbe di molto preferibile che quest'opera fosse compiuta dalle forze politiche. Gli stimoli del Presidente della Repubblica - ha affermato ai microfoni della Rai - sono stati costanti, coerenti e incisivi, non c'è che da rammaricarsi del fatto che per ora le forze politiche non siano riuscite a tradurre questo in una nuova legge elettorale".

Sulla riforma "non si fan colpi di mano" ha detto oggi a chiare lettere il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, sottolineando il suo no "a maggioranze spurie in Parlamento". "Noi siamo pronti a discutere - ha assicurato Bersani a margine della riunione dei dem, alla Camera, sulla riforma del Porcellum - Bisogna andare avanti nel confronto per giungere a una soluzione ben fatta, ma non con votazioni random o forzature di mano. Crediamo sia ancora possibile una soluzione". Ma "attenzione a garantire la governabilità - ha puntualizzato - perché l'Italia ha davanti tantissimi problemi e sarebbe imperdonabile una legge che in premessa impedisse di governare".

(Adnkronos/Ign)

 



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