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20 aprile 2024

Treviso

Manca una "visione" alla scuola di oggi. Dopo la pandemia dovrà essere diverso

Lorella Benvegnù, nuova segretaria della Cisl di Treviso e Belluno: "La chiusura costringe a ragionare di trasporti, di famiglie e di interazioni con enti locali e sistema sanitario"

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Lorella Benvegnù

TREVISO - Lorella Benvegnù – la nuova segretaria della Cisl scuola di Treviso e Belluno – la scuola la conosce bene. “La responsabilità della mia scelta di lavorare nella scuola ricade in gran parte sulla mia insegnante di Lettere del Liceo, la professoressa Bertoldi, che mi aveva talmente affascinato con le sue lezioni da farmi venire il desiderio di fare la stessa cosa. Mi aveva “lasciato un segno”, mi aveva cioè trasmesso delle conoscenze, ma attraverso esse mi aveva anche aperto un mondo, instillato la curiosità, aiutato a capire i miei interessi e ad orientarmi. Eppure…

Eppure?

Mi aveva scoraggiato dall’intraprendere la carriera di docente, “perché” mi diceva “ti condanni ad una vita di precariato e sottopagata”. In realtà, per me non è stato così, perché quasi subito ho vinto un concorso che mi ha fatto entrare in ruolo, ma le parole della mia docente, negli anni 70, dicono chiaramente che i mali della scuola italiana sono gli stessi da tanto tempo.

Per questo si è impegnata nel sindacato?

Mi sono iscritta alla Cisl Scuola e poi nel 2000, quando è nata l’autonomia scolastica, sono stata eletta Rsu d’istituto: una esperienza altamente formativa e che consiglio a tutti, perché mi ha permesso fra l’altro di capire meccanismi organizzativi che da docente non mi erano noti. Qualche anno dopo c’è stato il passaggio all’impegno sindacale a tempo pieno.

Ora è stata chiamata a guidare la confederazione Treviso e Belluno, nel bel mezzo di una pandemia.

La pandemia ha reso evidente a tutti che la scuola ha interazioni forti con l’intera società: la chiusura fisica della scuola (perché in realtà la scuola non ha mai chiuso e ha sempre continuato la sua attività didattica, seppure con forme non tradizionali) ha avuto effetto sulla organizzazione delle famiglie, sui trasporti, sui servizi. E la sua riapertura costringe appunto a ragionare di trasporti e di famiglie, di interazioni con gli enti locali, con il sistema socio- assistenziale e con quello di sorveglianza sanitaria.

Un impegno a 360 gradi.

Chi si occupa di scuola deve necessariamente avere una visione globale, rispetto alla quale abbiamo sollecitato governo e ministero fin da marzo, all’esplosione della pandemia. Peccato che tale visione non ci sia stata e che gli interventi siano stati invece frammentati e disorganizzati”

Di cosa ha più bisogno la scuola in questo momento?

Di un’enormità di interventi in realtà. Veniamo da un periodo di tagli che hanno sottratto alla scuola pubblica più di 8 miliardi di risorse e anche se dal 2015 c’è stata una inversione di tendenza, le risorse sono arrivate in modo disorganico e non sempre correttamente finalizzate e quindi sono state poco efficaci.

Ma se dovesse indicare una priorità da perseguire immediatamente?

Ciò di cui la scuola ha un bisogno urgentissimo è il personale: è ineludibile mettere mano al drammatico problema della carenza di docenti e di personale Ata, pena il ripetersi della situazione che è stata sotto gli occhi di tutti anche quest’anno con le nomine di docenti e Ata fatte fino a novembre.

Le prime tre cose alle quali intende mettere mano come nuova segretaria provinciale.

La questione della riapertura delle superiori a gennaio che deve avvenire nelle giuste condizioni di sicurezza; i contratti d’istituto, con le loro connessioni con la Didattica a distanza e la didattica integrata; la formazione dei delegati Cisl Scuola, le Rsu d’istituto, persone straordinarie che volontariamente all’interno delle scuole portano la loro professionalità e la voce del sindacato per migliorare le condizioni di lavoro e la qualità del servizio.

Nel medio termine invece: quale terapia per la scuola italiana?

Ha bisogno di personale (e in particolare di docenti di sostegno) e quindi va risolto il problema del reclutamento e della pianificazione del fabbisogno; ha bisogno di personale formato sia docente che Ata; ha bisogno di superare il problema delle reggenze dei Dirigenti Scolastici e dei Direttori dei servizi amministrativi; ha un estremo bisogno di rafforzare in termini di organici e di formazione le segreterie scolastiche, che sono in difficoltà perché hanno subito tagli pesanti negli anni e contemporaneamente un incredibile aggravio di lavoro. E poi la scuola ha bisogno di spazi qualificati e di edilizia scolastica adeguata.

Ritiene che dopo l’epidemia la nostra scuola sarà diversa?

Guai se non riuscissimo a fare tesoro di quanto è accaduto . Da una parte la pandemia ci ha fatto capire che la scuola “fisica” è importantissima, dall’altra ci ha lasciato un patrimonio di buone pratiche che non deve essere dissipato. E naturalmente, ha reso evidente la centralità della scuola nella società ed è auspicabile che questo porti finalmente ad affrontare problemi che sono ben individuati e noti.

Insegnanti che si sono dovuti inventare la DaD e la DiD dalla sera alla mattina non meritano un riconoscimento anche economico visto che sono i meno retribuiti in Europa?

Assolutamente sì e, dato che gli stipendi del personale della scuola sono anche i più bassi dell’intero comparto del pubblico impiego italiano, è necessario che vi sia anche un fondo specifico per il personale della scuola. Non si può pensare di fare grandi innovazioni se non si mettono in conto anche giuste retribuzioni. E stessa attenzione dovrebbe essere destinata ai contratti integrativi d’istituto che negli anni sono stati impoveriti di risorse ma sono quelli su cui poggia il miglioramento dell’offerta formativa delle scuole.

 


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