24/01/2025nubi basse

25/01/2025coperto

26/01/2025pioggia debole e schiarite

24 gennaio 2025

Treviso

La medicina? La mia vita. Molte preoccupazioni ma altrettante soddisfazioni

Intervista al dottor Francesco Benazzi, direttore generale dell’Ulss 2

| Federica Gabrieli |

immagine dell'autore

| Federica Gabrieli |

francesco benazzi

Un percorso di studi ed una carriera professionale quella del Dottor Benazzi sempre sostenuta dalla sua vocazione verso la medicina e una cura incondizionata verso il prossimo che sin dall’infanzia lo ha accompagnato ed abbracciato. “Sin da piccino la medicina è sempre stata una costante della mia vita. Si comincia ad intravedere già da bambini quando si chiedono gli strumenti del mestiere come giocattoli ai genitori, anche perché in famiglia nessuno era medico difatti mio padre era un dirigente delle Ferrovie dello Stato e mia madre casalinga. Così come quando a scuola si comincia a rispondere “il dottore” alla domanda “cosa vorresti fare da grande” poi durante le superiori si concretizza e si fa realtà. Sono nato, il 2 marzo 1956, e vissuto a Treviso sin alla maggior età quando poi mi sono trasferito a Padova per intraprendere gli studi universitari presso la Facoltà di Medicina. Dopo il conseguimento della laurea ho fatto la mia prima specialità in otorinolaringoiatria lavorando durante la specialità a Noale dal Professor Pase a seguire presso l’ospedale di Belluno. Da quella esperienza sono tornato a Treviso come medico del territorio e nell'arco di qualche anno sono diventato Direttore del Distretto Ulss 9 di Mogliano Veneto; nel contempo mi sono specializzato presso l'Università di Trieste in igiene e tecnico ospedaliera e a seguire in medicina legale delle assicurazioni in modo tale da orientare sempre più il mio lavoro nel campo territoriale. Poi Direttore sanitario a Conegliano e due anni come Direttore sanitario a Feltre. Da quel momento ho fatto l’avviso come Direttore Generale dell’Ulss 15 Alta Padovana dove sono rimasto per otto anni finchè il Presidente Zaia, nel 2015, mi ha nominato Direttore Generale dell'Ulss 2 Marca Trevigiana e nel 2016 commissario della ex Ulss 7 Pieve di Soligo e Ulss 8 Asolo. Sempre nello stesso anno c'è stata la fusione, quindi commissario per un anno e poi Direttore Generale dei quattro distretti”.

Quali sono i progetti dell'azienda sanitaria ULSS 2 Marca trevigiana in serbo per il prossimo biennio?
“Il completamento dell’Ospedale di Treviso, infatti dobbiamo realizzare la piastra ambulatoriale nuova creando quindi vicino all'ospedale un'area dove la gente può tranquillamente fare le visite dall'esterno senza entrare in ospedale. La seconda cosa è la Cittadella Universitaria ovvero la costruzione di una struttura per gli studenti universitari di medicina. Grazie al presidente Zaia abbiamo firmato un protocollo dove dal primo al sesto anno di medicina c'è una sede staccata di Padova a Treviso con 90 studenti ogni anno; siamo già partiti, questo è il secondo anno e per il momento siamo allocati in strutture in affitto. L'idea è di creare vicino all'ospedale un'area dedicata allo studio per gli studenti, con laboratori, spazi per fare un po' di attività fisica e aule per le lezioni”.    

Conosce perfettamente questa macchina regionale, tuttavia una grande esperienza sul campo a contatto diretto con le persone che gli ha permesso di affrontare sfide e problematiche impegnandosi nel trovare una soluzione per i cittadini veneti, per i pazienti e per tutto il personale del sistema sanitario territoriale. Ha mai avuto un momento di sconforto ossia il pensiero di abbandonare il suo incarico?
“Ho avuto momenti di sconforto durante il periodo del covid ma che grazie al Presidente Zaia abbiamo affrontato in modo straordinario. Credo non ci sia stata Regione così sul pezzo come il nostro Veneto. In quella circostanza abbiamo affrancato uno spirito di corpo importantissimo che ci ha aiutato ad affrontare il dopo, ovvero la carenza di medici perché ci siamo resi conto che passato il covid non c'erano abbastanza medici (alcuni passati al privato, altri andati in pensione, altri purtroppo deceduti) ed abbiamo caricato i nostri operatori di compiti straordinari con liste d'attesa oltre 40.000 galleggianti, chiedendo a loro di fare extra turni. Ecco vedi ritornando alla tua domanda iniziale i miei momenti di sconforto arrivano quando vado a casa la sera (premetto che lavoro dalle 7 di mattina fino alle 20 di sera sistematicamente, sebbene dicono che i Direttori Generali non lavorano o lavorano poco - sorride- ) e parlano i pensieri per il giorno dopo che riguardano l’organizzazione del personale, la sistemazione di un inghippo, la risoluzione di un problema, come far quadrare il bilancio e come “caricare” e sostenere i miei collaboratori”.

Cosa ne pensa dei giovani d'oggi, demotivati nell'intraprendere la carriera medica non tanto per gli anni di studio, quanto per il compenso economico dopo più di 10 anni tra studio e praticantato?
“E’ un dato di fatto che il sistema sanitario nazionale è sotto finanziato da troppo tempo. Il problema di fondo è che col patto di Maastricht è stato facile tagliare la sanità e i contratti sono rimasti i medesimi, quindi è chiaro che un medico italiano prende molto meno di un medico francese, inglese e di un medico della Germania; quindi chi ha la specialità, la possibilità e conosce bene le lingue va a lavorare all’estero perché guadagna di più. Quindi i giovani sono meno attratti uno perché percepiscono meno rispetto agli altri stati e poi il lavoro della sanità è un mestiere fatto di turni e richiede molta fatica. Sai la professione di medico è una scelta vocazionale importante, ci vuole cuore, passione, umanità, altruismo, empatia e spirito di sacrificio”.

Quindi dalla sua lunga e articolata esperienza, cosa consiglierebbe ad un giovane che vuole intraprendere la carriera nella sanità?
“Di prodigarsi nel farla se è la sua vocazione. Il medico, l’infermiere sono il più bel mestiere del mondo proprio perché ad oggi si può associare una elevatissima professionalità e quindi alla tele medicina ovvero alle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale che se utilizzata al meglio si riesce ad instaurare tra paziente e medico una relazione umana straordinaria. Questa è una professione di servizio, di dono e alla fine della giornata ti senti ripagato perché hai dato tanto ma ricevuto altrettanto dal paziente”.

Dal 2017 è stato chiamato a dirigere l’Ulss 2 Marca Trevigiana, quindi quasi 8 anni di direzione, cosa è cambiato in ambito sanitario da allora?
“E’ cambiato tantissimo dal covid perché anche prima esistevano le liste d’attesa ma riuscivamo a contenerle e avevamo più medici, poi abbiamo dovuto riorganizzarci per dare risposte con una sanità con meno personale dove quest’ultimo è il fulcro del sistema sanitario”.

Il periodo pandemico che ha caratterizzato gli ultimi anni ha avuto un fortissimo impatto in ambito sanitario certamente produrrà degli effetti anche nei prossimi anni. Quali sono state le innovazioni digitali su cui il sistema sanitario ha potuto contare e quali si auspica vengano messe in campo o potenziate nel futuro?
“Con il periodo pandemico abbiamo iniziato ad applicare sempre più la tele medicina in alquanti settori importanti: nella psichiatra, nella neurologia, nella cardiologia e in altre specialità. Dappoichè si è iniziato ad usare in modo piuttosto sistematico la tele medicina proprio perché nella gestione di patologie croniche è fondamentale ci sia un colloquio costante tra medico e paziente che in caso di urgenza si fissa una visita. Stiamo già applicando anche la tele riabilitazione, una cosa innovativa, difatti abbiamo una piattaforma dove entriamo in casa del paziente con una telecamerina che si collega al televisore e il paziente vede i movimenti che fa il fisioterapista e che lui deve ripetere e lo si fa con l’intelligenza artificiale dove se si sbaglia un movimento viene segnalato sullo schermo. Questo lo facciamo già, abbiamo una centrale a Paese, adesso ne porteremo una Treviso e stiamo lavorando su questo. L'altra cosa importante dell’intelligenza artificiale sono le mammografie dove gli errori sono pari a zero. Stessa cosa vale per altre patologie per esempio stiamo monitorando sempre con l’intelligenza artificiale i pacemaker dei pazienti cardiologici, i quali stanno a casa, nessuno li chiama più a fare follow-up, nel momento in cui succede qualcosa scatta un alert, perché vengono monitorati quotidianamente h24 ed il paziente viene chiamato per un controllo. Ultima cosa stiamo vagliando con la Regione Veneto, che si occuperà del progetto, i device indossabili, ovvero dispositivi che misurano dal battito cardiaco, alla pressione, all'ossigenazione e che daremo a tutti i pazienti cronici per gestirli a domicilio, perché all'interno delle centrali operative territoriali ci sarà un infermiere h24, il quale andrà a monitorare tutti questi pazienti e che quando c'è un alert, o viene chiamato il paziente al telefono per capire come sta, o se c’è l’urgenza esce il 118 oppure gli viene chiesto di venire il giorno dopo per una visita. Questo è il futuro che vedrà meno gente che va su e giù dagli ospedali e quindi anche meno rischi di prendere patologie e contemporaneamente più gente gestita tranquillamente a casa in sicurezza”.  

Qual è oggi il rapporto tra pubblico e privato nella sanità veneta?
“Mi preme significare che il nostro privato è un privato accreditato ed è la quarta gamma del sistema sanitario nazionale. La prima è il sistema pubblico, la seconda il volontariato, la terza il sistema del cooperativismo e il quarto appunto è il privato accreditato che ci dà una mano, soprattutto nelle visite specialistiche per dare una risposta ai cittadini anche nei luoghi dove il pubblico non c'è. Se facciamo un confronto di quanto era prima e quant'è adesso, siamo passati da un 12 ad un 14 per cento, questo è il nucleo del privato. Abbiamo un ottimo rapporto col privato accreditato anche perché è di grande utilità e ci dà una mano tuttavia se si necessita di un intervento di cardio chirurgia, di neurochirurgia, terapia oncologica…. che costerebbero 40/100 mila euro, si fanno nel pubblico”.

Come possono coesistere e quindi bilanciarsi pubblico e privato all'interno della medesima azienda ospedaliera? Ci devono essere limiti alla penetrazione del privato nel pubblico?
“Pubblico e privato e ovviamente dicevo accreditato per me quest’ultimo è una risorsa. Mi trovo benissimo con i miei accreditati: ci parliamo quando c'è il budget da fare, cosa devono fare loro e cosa dobbiamo fare noi, insomma non c'è stato mai uno screzio proprio perchè abbiamo un rapporto di collaborazione intenso”.

A tal proposito, cosa risponde alle lunghe liste di attesa per le visite pubbliche? Come vi state attivando a riguardo se il problema fondamentale è la carenza di medici?
“Da quando il presidente Zaia ha ripreso in mano il problema delle liste di attesa lo ha subito messo come il primo vero problema da affrontare. Se dobbiamo imputare e condannare qualcosa alla sanità pubblica l'unica cosa sono appunto le liste di attesa perché il resto: urgenza, emergenza, interventi, tutto funziona. Di questo problema ne abbiamo parlato col nostro Direttore Regionale della Sanità il Dottor Annichiarico; questo è un aspetto che dobbiamo gestire a step proprio perché non si può affrontare una montagna subito, bensì scalarla lentamente ed è questo che stiamo facendo con le liste d’attesa, con proficui risultati e nei tempi previsti”.

L’Ulss 2 Marca Trevigiana è articolata in quattro distretti socio sanitario, ovvero Treviso Nord, Treviso Sud, Asolo e Pieve di Soligo, quale di questi negli anni e nella sua direzione si è evoluto di più e quale meno?
“E’ come chiedere a un padre qual è il figlio migliore. Metaforicamente parlando credo ci sia sempre il figlio trainante, come in tutte le famiglie, altresì non si fa il nome. Fondamentale che il trainante sia un riferimento per gli altri”.

Cosa si aspetta dal futuro?
“Dal futuro mi aspetto una cosa sola ovvero che arrivino intanto gli specialisti come noi auspichiamo nel 2025 che, grazie alla pressione della Regione Veneto e di altre regioni sono aumentati i posti in specialità e l'Università di Medicina ha allargato i numeri dei posti. Questo significa che il futuro dovrebbe essere più roseo avendo più professionisti sebbene ci sia un problema di reperibilità di infermieri e qui bisognerà capire come organizzare il sistema per avere un numero infermieri adeguato. Devo dire che noi dell’Ulss 2 siamo fortunati perché grazie al lavoro dei collaboratori per le lauree infermieristiche riempiamo tutti i duecento posti annui che abbiamo a disposizione, quindi per noi il problema infermieri sarà meno sentito rispetto ad altre Ulss”.

 



foto dell'autore

Federica Gabrieli

Leggi altre notizie di Treviso
Leggi altre notizie di Treviso

Dello stesso argomento

Nord-Est
dall'Italia
dal Mondo
vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×