Mons. Tomasi: "Penso a chi non abbiamo potuto congedare con un saluto e una carezza.
Domani alle 15.00 il Vescovo di Treviso commemorerà i defunti nel cimitero maggiore di San Lazzaro a Treviso
TREVISO - Sarà nel cimitero maggiore di San Lazzaro a Treviso, domani pomeriggio alle 15.00, il vescovo Michele Tomasi. Presiederà la liturgia della Parola. Nei giorni dei contagi che impazzano “combinerà” – come lui stesso ha spiegato – “la festa di tutti i santi con la commemorazione dei nostri fratelli defunti”. Due ricorrenze molto sentite dai credenti, che però, come è stato i riti della Settimana santa e della Pasqua di questo 2020 – e come prevedibilmente sarà per il Natale prossimo venturo – dovranno celebrare facendo i conti con i limiti dei protocolli anti Covid.
Le stesse celebrazioni civili del 2 novembre, con Sindaco, consiglieri comunali, Prefetto e comandanti delle forze dell’ordine, vedranno una rappresentanza ridotta ai minimi termini. Il Vescovo domani pomeriggio sarà accompagnato dai parroci della città e dai fedeli delle parrocchie del Comune, rispettando rigorosamente tutti i dispositivi di sicurezza: distanziamento, mascherina e accessi stabiliti dal Comune di Treviso. Lunedì 2 novembre alle 10.00, insieme all’emerito Paolo Magnani, celebrerà in Cattedrale una messa in suffragio di tutti i defunti.
E in vista di una festività e di una ricorrenza calate in questo preoccupante contesto storico, il Vescovo ricorda che “proprio in questo tempo in cui ci scontriamo con il limite, con la precarietà della vita, nella pandemia che ci costringe a rivedere ogni aspetto della nostra esistenza, questa combinazione ci prende là dove siamo, ma ci porta oltre, a guardare la vita con speranza”. Ma il pensiero del mons. Tomasi non può evidentemente non rivolgersi anche a tutte le vittime del Covid “morti durante il periodo di confinamento e che non abbiamo potuto congedare con un saluto, con una carezza, con un rito nella comunità può certo rinnovare il dolore della ferita, ma può – nella prospettiva di queste feste – ricordarci che l’ultima parola non è stata detta dalla solitudine, dalla paura, dalla morte, ma è ancora e sarà quella del Dio della vita che dona una vita che non muore”.