NIENTE ERGASTOLO A FUSARO: «NON CI FU VILIPENDIO DEL CADAVERE»
La sorella di Iole: «Inconcepibili i soli tre anni per la distruzione del cadavere. Mi vergogno di essere italiana»
Castelfranco – Il giudice Giuliana Galasso che ha emesso la sentenza per il delitto di Iole Tassitani ieri ha depositato le motivazioni che stanno alla base della condanna a 30 anni a Michele Fusaro. Come riportato oggi da “Il Gazzettino”, secondo il giudice non c’è stato vilipendio di cadavere.
Questo perché «la distruzione di cadavere assorbe in sé quella di vilipendio», citando le motivazioni della sentenza riportate nel quotidiano.
«Quasi ogni singolo atto compiuto da Fusaro per spezzettare il cadavere può essere punito ai sensi dell’art. 410 codice penale. Ma una volta raggiunto il risultato finale della disgregazione del corpo in una trentina di pezzi anatomici, la sua condotta non può essere sanzionata due volte, una volta per le azioni e ancora una volta per l’esito finale della condotta».
Se non fosse stato applicato questo tipo di valutazione, Fusaro avrebbe avuto l’ergastolo. I reati in continuazione, in questo caso il coltello posseduto (per cui Fusaro ha avuto 6 mesi di condanna), la rapina (un anno) e la distruzione del cadavere (tre anni appunto), sommati non arrivano ai 5 anni che avrebbero comportato l’isolamento diurno.
Il rito abbreviato, se ci fosse stato l’isolamento diurno, avrebbe avuto come conseguenza la condanna all’ergastolo, ma in questo modo c’è stata una riduzione a 30 anni.
«Voglio leggere la sentenza – commenta la sorella di Iole Tassitani, Luisa -. Voglio capire perché sono stati dati tre anni per la distruzione del cadavere, di fatto sapendo che in questo modo si avrebbe fatto evitare l’ergastolo a Michele Fusaro. Continuo a ribadire che la considero una vergogna. Mi vergogno di essere italiana. Non siamo tutelati dalla legge». MC