“In provincia di Treviso circa 200 persone hanno l’Hiv ma non lo sanno”
La stima del reparto malattie infettive dell’Ospedale Ca’ Foncello, l'Anlaids:" Serve maggiore prevenzione"
| Isabella Loschi |
TREVISO - Domenica 1 dicembre si è celebrata la giornata nazionale della lotta all’Aids per ricordare l’importanza della prevenzione. E Treviso è particolarmente orgogliosa di avere l’unica sede veneta dell’associazione Anlaids, l'associazione nazionale che lotta per la tutela dei diritti delle persone Hiv sieropositive e con Aids.
Nata nel 2010 con l’obiettivo di supportare i pazienti e di sensibilizzare intorno alla malattia, conta oggi circa 60 soci tra pazienti, attivisti e sostenitori ed ha molti obiettivi importanti L’associazione trevigiana è intitolata al medico Rodolfo Fuser ed è presieduta da Maria Cristina Rossi, medico infettivologo in forze al reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Ca’ Foncello.
“Occorre - spiega la presidente Rossi – impegnarsi molto per combattere lo stigma che intorno a questa malattia è ancora molto alto, aumentare i progetti di prevenzione nelle scuole, presso i giovani e presso le persone con comportamento a rischio, supportare, anche sul piano psicologico, le persone sieropositive e le loro famiglie, informare correttamente con dati scientifici fruibili da tutti intorno a questa malattia di cui si parla troppo poco”.
Oggi i progressi delle cure e la scoperta dei farmaci antiretrovirali, hanno aiutato a capire che Hiv non è sinonimo di Aids, che Hiv è una malattia cronica e che le persone Hiv sieropositive, aderenti alla terapia, ben seguite e con carica virale non rilevabile non sono contagiose. Ma oggi, nonostante gli sforzi delle maggiori associazioni come Anlaids, si è abbassata l’attenzione verso la prevenzione, soprattutto tra le giovani generazioni nate nell’epoca delle terapie antiretrovirali, col risultato che, in Italia, ogni anno ci sono circa 3.500/4000 nuove diagnosi.
Il reparto di malattie infettive dell’Ospedale Ca’ Foncello ha in cura più di mille persone con Hiv: ogni anno si aggiungono circa 60 pazienti appena diagnosticati. Nel 2019 tutte le infezioni, nella provincia trevigiana, sono avvenute per via sessuale; riguardano gli omosessuali (per il 60%) ma anche la popolazione eterosessuale. L’incidenza di Hiv nella marca riguarda per il 70% gli uomini e l’età delle persone che scoprono l’infezione varia dai 21 ai 74 anni (media 45 anni). La stima delle persone inconsapevoli che convivono con il virus è molto alta: oggi circa 150-200 trevigiani hanno l’Hiv ma non lo sanno e rischiano di arrivare tardi alle terapie e di contagiare altre persone.
“Chi ha il minimo dubbio può fare il test in totale anonimato e sicurezza. Tempestività, in questi casi, vuole dire vita. Purtroppo, a volte vediamo nuove diagnosi con infezioni che risalgono ad anni prima e che restano latenti per troppo tempo” - spiega la dottoressa Rossi. Nonostante i progressi della medicina e l’evoluzione delle cure, la malattia porta con sé un grosso carico psicologico e sociale e le persone Hiv sieropositive sono vittime di discriminazioni in vari ambiti. Se - conclude la dottoressa Rossi- possiamo celebrare questa giornata con uno scenario di speranza e di ragionevole ottimismo per tutte le persone Hiv sieropositive che scoprono tempestivamente di esserlo, dall’altra occorre riaccendere con urgenza il dibattito sulla prevenzione ed incentivare le occasioni di informazione per evitare nuove infezioni”.