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18 dicembre 2024

Treviso

Lo spettacolo delle Frecce Tricolori sopra Treviso per il 7 aprile: "Che emozione" - Video

In Piazza dei Signori le commemorazioni per gli 80 anni dal bombardamento del 7 aprile 1944 che distrusse la città

| Isabella Loschi |

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frecce tricolori treviso

TREVISO - Piazza dei Signori gremita per l’80° anniversario del bombardamento alleato del 7 aprile 1944, che provocò 1.600 vittime fra i civili e la distruzione quasi totale del patrimonio edilizio della città. Una ricorrenza particolarmente sentita nel territorio che il Comune di Treviso che ieri, domenica, ha richiamato in piazza dei Signori circa 6mila persone. Alle 13.05 il rintocco delle campane della Torre Civica a ricordo dei 7 minuti di bombardamento. Poi alle 13.13, gli aerei della Frecce Tricolori hanno "colorato" di bianco rosso e verde il cielo sopra il capoluogo. Uno spettacolo che ha emozionato e asciato tutti a bocca aperta.

“Vedere così tanta gente alle cerimonie del 7 aprile mi ha commosso. Centinaia di bambini con i cappellini colorati, le loro voci, le testimonianze lette dagli alunni degli istituti comprensivi eredi dei valori portati avanti da chi ha vissuto quel giorno terribile, i giovani orchestrali che accompagnavano il Maestro Grollo e, prima ancora, il rispettoso silenzio delle migliaia di persone radunate sotto la Torre Civica.
E non solo: le presenze agli incontri, ai concerti, alle mostre”. "L’auspicio è che questo momento istituzionale sia servito a far conoscere al maggior numero di persone possibili il significato del 7 aprile, la storia e le sofferenze vissute dai trevigiani ma anche per amplificare e diffondere un messaggio di fraternità”, le parole del sindaco Conte - Quello di oggi non è stato un evento, ci tengo a dirlo. È stato un momento - fortissimo - di comunità”. “Ottanta anni fa, in queste ore, Luisa Tosi, grande donna che ricordiamo con affetto, piangeva di fronte alla sua casa distrutta, ai morti e ai suoi riferimenti, un libro dell’Odissea fra le macerie. Il vescovo Mantiero benediva i cadaveri con l’abito insanguinato. Migliaia di famiglie perdevano tutto.

Oggi, sempre in queste ore, altre donne, bambini, uomini, persone fragili, muoiono sotto le bombe che distruggono scuole e ospedali. Con questa consapevolezza anche noi dobbiamo rialzarci dalla rassegnazione e dal senso di impotenza verso episodi di violenza e prevaricazione, proprio come hanno fatto i trevigiani. Dobbiamo, come loro, coltivare la speranza: come il Folle di Dio Mario Botter portava fra le macerie di Palazzo dei Trecento il figlio per convincere operai e addetti che non era tutto perduto. Anche noi, come loro, dobbiamo ripartire dalla fiducia, da una convinta propensione alla pace”.

 

 

 


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Isabella Loschi

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