Schiavizzavano 33 braccianti: arrestati i due "caporali"
I lavoratori, tutti privi di documenti d'identità, erano costretti a vivere in condizioni di estremo degrado
VERONA - Su ordine del Gip di Verona, sono stati arrestati due caporali accusati di aver ridotto in schiavitù 33 braccianti di origine indiana, costringendoli a lavorare nelle campagne della provincia di Verona. I due, già denunciati in seguito a un'indagine condotta dalla Guardia di Finanza della Compagnia di Legnago, sono stati ora trasferiti in carcere. L'arresto si è reso necessario a causa dell'elevato rischio di inquinamento delle prove: uno dei due arrestati aveva iniziato a fare forti pressioni sulle famiglie dei braccianti per convincerle a ritrattare le loro testimonianze.
L'indagine ha rivelato che i due caporali sfruttavano i lavoratori indiani, tutti privi di documenti d'identità, costringendoli a vivere in condizioni di estremo degrado e violando gravemente le norme igienico-sanitarie. I braccianti erano sottoposti a maltrattamenti e segregazione, vivendo in condizioni precarie e degradanti.
Uno dei due caporali era rientrato rapidamente in India il giorno dopo il blitz delle forze dell'ordine, avvenuto il 13 luglio scorso, e da lì aveva iniziato a esercitare forti pressioni sulle famiglie dei lavoratori indiani, le quali si erano indebitate pesantemente, impegnando tutti i loro beni per pagare i 17.000 euro richiesti da ciascun caporale, in cambio della promessa di ottenere un permesso di lavoro per entrare e rimanere in Italia.
Dopo essere tornato in Italia, il caporale è stato arrestato insieme al suo complice, e entrambi sono stati trasferiti nel carcere di Verona Montorio.
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