Padova, "Siamo lo Zero da cui ripartire, il futuro è nostro". Scendono in piazza gli studenti padovani
Uno zero davanti al volto, a simboleggiare la scarsa considerazione che Governo e politica hanno avuto nei confronti delle giovani generazioni
| Manuel Trevisan |
PADOVA – La mobilitazione studentesca per chiedere di ripartire da scuola, università e cultura ha interessato anche la città di Padova. Ieri, venerdì 19 novembre, alle ore 9, è infatti partito il corteo formato da studenti e studentesse di Rete studenti medi del Veneto e Unione degli Universitari che si è concluso a Prato della Valle. "Siamo lo Zero da cui ripartire, il futuro è nostro" recitava lo striscione esibito in bella mostra nel corso della manifestazione.
Oltre a Padova, la mobilitazione ha avuto una grande partecipazione anche nelle altre città interessate: sono stati più di 50 mila le studentesse e gli studenti, di 11 regioni, scesi in piazza indossando degli zero davanti al volto, a simboleggiare la scarsa considerazione che Governo e politica hanno avuto nei confronti delle giovani generazioni.
"Come Rete degli Studenti Medi del Veneto, insieme all'Unione degli Universitari di Venezia, Verona e Padova, siamo scesi nelle piazze di tutte le province della Regione: siamo stanchi di una giunta regionale sorda e negazionista, di un'assessora all'istruzione filofascista - dichiara Marco Nimis, il coordinatore regionale della Rete degli Studenti Medi del Veneto -. Abbiamo scritto una piattaforma nazionale che porta le nostre istanze e le nostre proposte: impegni e investimenti sull’edilizia e sul diritto allo studio, de-finanziato anche da questa Legge di Bilancio. Chiediamo di investire sulla Salute Mentale, come chiediamo soluzioni alla precarietà a cui siamo condannati”.
"Come giovani e Studenti siamo considerati zero in Italia e ancora più in Veneto, regione dove non è mai stato convocato un tavolo con la componente studentesca durante i più duri momenti del lockdown e della dad. Il grido che si è sentito nelle piazze dalla Sicilia al Trentino è quello di una generazione stanca ma speranzosa. Oggi il Veneto deve aprire le orecchie, non può più ignorare l'emergenza climatica e sociale”. - conclude Nimis.