Il peso morto del Da Ponte
Ora che ce l’abbiamo sul groppone, il teatro come lo gestiamo? Perché i debiti bisogna pur pagarli
VITTORIO VENETO - Esempio da incorniciare ma non certo isolato di come la amministrazione della città sia eterodiretta da entità che non sono state delegate a farlo dai vittoriesi tramite una corale e democratica votazione. Fondazione Cassamarca ha ottenuto ciò che voleva piazzando il pacco del teatro Da Ponte al già super indebitato - e con pendenze importanti come quella sui derivati - comune di Vittorio. Immemore delle antiche glorie, ha chinato umilmente la testa rispondendo: Obbedisco! Ma non si è solo limitata ad imporre la acquisizione di un autentico peso morto ad una cromaticamente affine amministrazione di periferia.
Alla guisa di Brenno dopo il sacco di Roma ha imposto un prezzo esorbitante, fuori mercato -“Vae victis! Guai ai vinti!”- che ha costretto la giunta a raspare il fondo del barile per accontentare -e gnanca bac- Treviso. Incluso debito nuovo di zecca di cui si dimentica sempre di ricordare anche l’ammontare finale degli interessi che supereranno il milione. Ma tanto i debiti li lasciamo a quelli dopo...fen i siori coi soldi de quealtri. La seconda questione è quella della gestione cui il comune è costretto a provvedere in proprio, pena ulteriori aggravi finanziari. Ora nessuno di quelli che hanno avuto in carico la gestione del Da Ponte in vent’anni , ed in primis proprio la Fondazione, son mai riusciti neppure a sfiorare una volta che sia una il pareggio di bilancio.
A causa degli errori architettonici e della antieconomicità della struttura, disfunzionale già in culla sotto molteplici punti di vista. Possiamo accettare l’idea che la cultura non debba come missione produrre utili, ma sarebbe stupido pensare che debba far solo debiti; che peraltro di questi Vittorio ne ha già abbastanza. Debiti che non finiscono solo sul groppone “de quei che vien dopo” ma gravano in tempo reale sulle spalle del cittadino presente (specie se male in arnese); come con carenze nel sistema di assistenza sociale o nel piano delle opere pubbliche, nella scarsa manutenzione ordinaria e straordinaria della città. Se uno crede che il comune di Vittorio abbia la possibilità/capacità di gestire in pari un osso come il Da Ponte…beh meglio sarebbe andasse a sfogliare il bilancio di realtà come villa Croze o Palazzo Todesco o Museo del Cenedese. Un saluto finale alla pseudo opposizione del PD che in questa storia non ha neppure avuto il coraggio di votare con un SI o con un NO alla operazione Da Ponte. Ponzio Pilato, figura eterna.
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