12 gennaio 2025
Ho la vaga sensazione che le festività (intese come giorni in cui si rimane a casa dal lavoro) siano troppe rispetto al bisogno che si può avere di riposare.
Oggi è il 25 Aprile, anniversario della liberazione, e tra meno di una settimana seguirà la festa del lavoro, come se questo benedetto "lavoro" avesse bisogno di brindare per la sua splendida forma.
Non mi sembra che ci sia tanto da festeggiare per l'approssimarsi del 1 maggio, no?
Sbaglio, o mi sembra che che non goda ottima salute da tempo questo diritto-dovere?
Sarebbe come se facessi gli auguri di compleanno a uno che di lì a poco si accomoderà sulla sedia elettrica.
Con che coraggio si può essere così cinici?
Tutto questo per dire che certe feste bisognerebbe avere il pudore di eliminarle quando non fanno altro che accrescere la tristezza presente.
E poi cosa significa fare festa? Liberarci per un giorno dalla repressione, dalla schiavitù alla quale stiamo per tornare?
In questi termini "la festa" non è altro che l'amplificatore delle nostre inquietudini, la celebrazione della nostra sconfitta.
Anche le vacanze sono spesso un obbligo, un piacere forzato.
Non meravigliamoci di fronte a chi continua a lavorare - anche gratis- pur di non affrontare la fatica di un soggiorno prestabilito oltreché premeditato in un albergo al mare?
Che violenza!
Forse quando il lavoro sarà una piacevole scelta non si sentirà il bisogno di rifugiarsi nella vacanza o nel giorno di festa per contemplare le nostre frustrazioni:
ma festa e lavoro viaggeranno assieme come i binari di un treno per sostenerci, e come due rette parallele non si scontreranno mai: solo all'infinito.
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Politicamente Scorretto
27/04/2013 - 11:45
Troppa festività?
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Antonio Titton
27/04/2013 - 12:17
25 festa dell'obbedienza?
Dobbiamo ripartire da zero ricercando il FIL non il PIL e studiando tutte le tecniche che negli ultimi 200 anni ci hanno resi così stolti da non vedere (io per primo) auguro una buona giornata a tutti.
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