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21 luglio 2024

Montebelluna

Il Piave fa paura? Ma se non era nemmeno una piena!

Perplessità sui timori espressi da alcuni amministratori pubblici. Intanto c’è chi chiede di portare fuori dal fiume i residenti delle abitazioni in golena.

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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Piave

PIAVE – Il Piave è un fiume a carattere torrentizio e come tale in estate si riduce a un rivolo d’acqua e con l’arrivo delle piogge in autunno (così come anche in primavera) si può gonfiare a dismisura, non a caso ci sono ambiti naturali di "sfogo" come la golena di Ciano del Montello, ampia ben tre chilometri: di fatto una sorta di cassa di espansione naturale del fiume (i serbatoi di laminazione di solito caratterizzano il tratto montano e non la pianura). È ovvio che in quanto elemento naturale, il Piave, possa alimentare delle incognite ma al contempo i timori espressi di recente da alcuni amministratori pubblici sulla sicurezza, per le recenti piogge che altrove hanno creato seri problemi, hanno lasciato molti cittadini rivieraschi perplessi visto che di fatto per il Fiume Sacro alla Patria non si è verificata nemmeno una piena ma bensì una “morbida”, per dirlo in parole povere, si tratta di una fase intermedia tra il normale corso del fiume e la piena.

La circostanza è ben illustrata da Fausto Pozzobon, storico militante del volontariato ambientalista che alla valorizzazione e salvaguardia del Piave, sia dal punto di vista naturalistico che culturale, ha davvero speso buona parte della sua vita. «Pensate che non sono stati raggiunti neppure i 1200 mc/secondo all'idrometro di Ponte di Piave quando, nel 2018 siamo arrivati a 2200 e nel 1966 la piena ha raggiunto 4500 - 5000 mc al secondo!». Numeri di parlano da soli e inequivocabilmente non lasciano dubbi sulla modesta entità degli ultimi eventi nel Piave. Ma Pozzobon, tocca anche un altro aspetto che riguarda, uno dei ruoli principe del fiume: «Avremmo bisogno di almeno 4 - 5 morbide di questo tipo per rimpinguare adeguatamente i sedimenti che arrivano nel litorale adriatico, utili al ripascimento delle nostre spiagge; altrimenti dovremmo spendere milioni di euro per ricostruire letteralmente gli arenili, sconvolti dalle mareggiate; la sabbia in questi casi viene aspirata dal fondo del mare per essere poi sistemata nelle spiagge frequentate dal turismo anche straniero! Benedette le morbide».

Ma su come il Piave sia oggetto di luoghi comuni e facili considerazioni prive di fondamenti scientifici di recente si è pronunciato anche il sindaco di Cornuda, Claudio Sartor, auspicando l’abbandono delle golene. Come dargli torto? Nell’alveo del Piave, quindi in un naturale contesto di pertinenza del corso d’acqua sono oltre mille gli edifici residenziali e centinaia (mai calcolati) i fabbricati produttivi, alcuni anche di grandi dimensioni, lungo l’intero corso (dalla sorgente alla foce). Un’enormità quindi già solo le abitazioni che tra l’altro sono state censite nel 1997 solo grazie alla richiesta dell’allora Comitato Intercomunale per la Difesa del Piave che chiese all’Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico di attivarsi in tal senso; fino a quel momento non un solo ente pubblico ritenne utile almeno contare quante abitazioni ci fossero in golena.

Dice bene il sindaco di Cornuda, dato che spostare i residenti in ambiti del territorio sicuri, fuori del fiume, costerebbe di gran lunga molto meno delle grandi opere di cui tanto si parla. Ma vale la pena ricordare qualche numero sulle presenze in golena. Susegana: oltre a esserci numerosi complessi produttivi, si trovano pure 89 case in cui risiedono quasi 300 persone; A Spresiano vivono nel fiume 75 persone in 19 edifici; Cimadolmo conta 44 case in cui abitano 164 persone; A Maserada sono ben 242 gli edifici residenziali e 967 i residenti: i dati ovviamente sono quelli del 1997 ma pare che ora abbiano raggiunto quota 1100; A Breda 71 case (con 284 residenti) e Ormelle 47 (con 187 residenti); A San Biagio le abitazioni in golena sono 48 in cui vivono 190 persone; Ponte di Piave ospita nel fiume 80 edifici con 320 residenti; A Salgareda sono 16 le case per 64 abitanti. Viene da chiedersi se nel 2023 non sia tempo di cambiare le cose e di aiutare concretamente centinaia di famiglia affinché possano vivere in un contesto sicuro, fuori del fiume.



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