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20 ottobre 2024

Treviso

La realtà supera sempre la fantasia

EDITORIALE - Storia (senza pretese letterarie) di pergamene, baldi ciarlieri, tribuni “tromboni” e araldi del regno “fuor di senno”

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Cavaliere donna

EDITORIALE – C’era una volta… di solito i racconti di fantasia iniziano così ma in questo caso ci discosteremo delle formule tradizionali avventurandoci in una trama bizzarra e forse evocativa.

Quando l’apparire conta più della sostanza può succedere, in luoghi remoti e in epoche lontane, che istituzioni rispettabili e autorevoli perdano di vista le priorità del loro ruolo.

Capitò così che ad uno scritto non gradito l’araldo del regno di cui sopra, rispondesse con argomentazioni di scarna sostanza ma di chiaro intento malevolo.

Come biasimarlo, fin dalla notte dei tempi è cosa nota che la verità brucia come la cocente sconfitta.

Legittimo? Certo! Pur se imprudente, giacché colei che vergò la pergamena non avea dubbio alcuno sulla veridicità dello scritto incriminato.

Ordunque vi chiederete se in un epoca infausta, flagellata dal morbo, fosse saggio impiegare sonanti denari del regno, per foraggiar azzeccagarbugli, giacché i sottoposti del nostro autorevole messere lamentavano privazioni e pochezza di risorse.

Ma ecco comparire da un antro oscuro le famigerate “casate minori” che pur di compiacere l’araldo e il suo signore non esitarono a gettar fango sulla sventurata e la sua schiatta.

Forte della nobiltà del suo agire l’impavida autrice ripagò con la medesima moneta le immonde “casate minori”, pur se poco avvezza a simili destrezze, giacché desiderosa di difendere l’onore della dinastia.

Ma nuovi nemici comparvero all’orizzonte. Un aspirante tribuno, ad onor del vero dall'asciutta consistenza ed ai più pressoché invisibile, andò di villaggio in villaggio a seminar zizzania. Apostrofò la poveretta di fastidiosi epiteti, pur di brillar di luce riflessa e con il segreto auspicio di compiacere il signore del maniero.

Ma nel nostro narrare oltre a donzelle in pericolo, aspiranti tribuni “tromboni”, immonde “casate minori” e araldi del regno “fuor di senno”, trova spazio anche il sollazzo.

Alla corte del signore del maniera vi era infatti anche un umile giullare, il cui talento nell’intrattenere le genti con giochi e fanfaronata era ahimè tanto modesto quanto smisurata era la sua vanità. Fu così che pur di conquistar lo scranno appresso al suo signore, improvvisò ardite acrobazie.

Quale imprudente equilibrismo. Tentò di tornar indietro dopo aver fatto non una ma bensì due capriole in avanti. Lo smargiasso fini così per rovinare a terra tra doglie, scherno e sonore bastonate dall’araldo: povera anima infelice, quanto cosa voler sedere al desco dei “grandi”.

L’avventurosa storia di colei che vergò lo scritto non è ancora conclusa, una nuova sfida l’attendeva: i baldi ciarlieri. A dirla tutta bellimbusti che pur di crogiolarsi sempre al centro della scena (anche nel nostro racconto), non appena il periglio si diradò rivendicarono la paternità della pergamena.

Ma ai lettori non sfuggì la misera grazie degli impostori e intuirono l’inganno. Colei che aveva pagato il fio del suo ardire non chiese grazia per un peccato non commesso e anche se di lei si è persa traccia il suo scritto ancor si legge…

 

 


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Ingrid Feltrin Jefwa

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