La riforma costituzionale del Senato torna in scena
Le senatrici Puppato e Bisinella sul dibattito avviato ieri
TREVISO - Dopo un mese di meritate vacanze, la politica torna al centro dell'interesse pubblico, in Parlamento.
Messe da parte le classiche interviste estive, ieri si è tornato a giocare davvero in campo.
L'argomento principe in questa fase rimane la riforma costituzionale ripresa in Senato, nella I Commissione, ove sono stati calendarizzati i prossimi appuntamenti.
Martedì della prossima settimana si entrerà nel vivo ad esaminare gli emendamenti, con il rischio reale che le centinaia di migliaia, presentati dal senatore leghista Calderoli, impediscano il dibattito in Commissione e venga portato direttamente in aula.
Rimane comunque l'aula il primo passaggio fondamentale, quando il presidente Pietro Grasso si pronuncerà ufficialmente sulla interpretazione dell'articolo 2 del disegno di legge, in riferimento a due preposizioni, ( 'nei' oppure 'dei'), utilizzate nelle votazioni precedenti al Senato e alla Camera.
Ragionevolmente il tenore della pronuncia potrebbe far scattare l'ipotesi di richiesta di fiducia sul medesimo articolo da parte del Governo.
Ieri sera, in tre ore di dibattito tra il presidente Renzi e i senatori del PD, è stato avviato il confronto con la cosiddetta minoranza, che vorrebbe riproporre l'elezione diretta dei senatori.
Renzi ha ribadito l'unica certezza da parte sua:"No al Senato elettivo!". Su tutto il resto si può e si deve trovare l'intesa tra i membri delle commissioni prime di Senato e della Camera.
È stata indicata pure la data entro cui il Senato dovrebbe votare: il 15 ottobre ossia prima della presentazione della legge di stabilità.
Sull'incontro abbiamo intervistato la senatrice trevigiana Laura Puppato.
Senatrice, Renzi per inquadrare lo stato dell'arte ha fatto una carrellata di carattere storico. Potresti sintetizzarla?
Si è iniziato nel 1946, quando il Pci voleva la camera delle autonomie a la Dc la camera delle professioni - che divenne il CNEL - ma, in assenza delle Regioni come istituzioni e in accordo, si scelse allora la via del bicameralismo perfetto. Sono 70 anni di dibattito, analisi e anche lavoro mai giunto a buon fine, se non per il titolo V..., poi la famosa tesi n.4 dell'Ulivo, cioè la democrazia governante. Ricordo come il principio maggioritario fosse, e sia, nel cuore del centro sinistra, perché la stabilità si avvertiva e si avverte come positiva. Sono almeno 30 anni che si tenta inutilmente di fare questo passaggio, ora ci stiamo riuscendo. Con un parlamento che ha modificato in modo sostanziale la bozza della riforma: 62 le modifiche fatte al senato, alla camera invece altre 72. Totale un anno e mezzo di lavoro e 134 emendamenti approvati. Un enorme lavoro fatto, vogliamo farlo tornare a zero? Non credo.
Quali sono state le aperture di Renzi per il prosieguo dei lavori?
Il tema da dibattere dovrebbero essere le funzioni. La riunione nella quale si deciderà ogni cosa si fa insieme, a breve, tra pochi giorni, perché non è possibile, non voglio credere possibile che la minoranza alla camera cancelli il lavoro della minoranza del senato e viceversa. In un gioco perverso, insensato. Tutto deve essere concordato, altrimenti devo ritenere queste come tattiche dilatorie e questo, davvero, non può essere, non ci credo. Voglio chiarezza.
Renzi, comunque, ha fatto dei passi indietro....
Anche lui avrebbe voluto un senato diverso, "con 108 sindaci perché così concepisco la camera delle autonomie, ma me la sono dovuta mettere via quasi subito".
Le autonomie se sono autonomie, dovranno individuare loro stesse i loro rappresentanti. Francia, Germania e Inghilterra hanno la camera delle rappresentanze non elette direttamente, ma indirettamente, cioè vere rappresentanze istituzionali. In prima e seconda lettura abbiamo scelto una strada, questa strada.
Mi pare che la Presidente della Prima Commissione sta giocando un ruolo di primo piano per favorire l'unità...
Questo il pensiero di Anna Finocchiaro: " Il senato e' la rappresentanza delle istituzioni territoriali e siamo partiti dalle sue funzioni. I pesi e i contrappesi li abbiamo non solo immaginati, ma calati dentro la riforma, è la legge elettorale, così le istituzioni locali controllano e fanno da contrappeso alla camera che rimane. Vanno piuttosto restaurate perché appunto le modifiche alla camera hanno tolto in parte questa garanzia dei contrappesi e ciò è inaccettabile".
Come muoversi, adesso?
"La legge va orientata al risultato, non alla dissipazione del lavoro compiuto e si deve completare ora. Il terreno di confronto e di decisione va colto da noi, che abbiamo questa grande responsabilità, ma nessuna dilazione e' concepibile. Non si può dire prendere o lasciare sulla costituzione, - prosegue la Puppato - non si invoca la disciplina di partito, ma non si bara sulla costituzione, ma la responsabilità c'è, ci deve essere. Ogni modello ha aspetti condivisi o meno, ma non si dica che il modello prodotto non è democratico. Anzi. La sinistra e' chiamata ad essere governo. Non solo testimonianza.".
Per completare il quadro emerso nella giornata di ieri, abbiamo sentito la senatrice Patrizia Bisinella, che ricopre, tra l'altro, la funzione di segretaria della prima commissione del Senato.
« Per uscire dall'impasse politico noi di "Fare!" proponiamo un Senato che sia una vera camera di rappresentanza delle istituzioni territoriali e dunque suggeriamo una lista da affiancare alla scheda elettorale delle Regionali in modo che i cittadini possano finalmente scegliere quali consiglieri diventeranno anche senatori, perché a Roma non vogliamo più persone scelte da accordi di palazzo. Il Senato, per avere un senso, dovrà avere la forza, le competenze e la rappresentanza reale delle tematiche di interesse regionale, altrimenti rischia di diventare una scatola vuota, così come vorrebbe Renzi».
Secondo la Senatrice Bisinella «Ciò peraltro consentirebbe di non toccare l'art.2 del testo Boschi, quello sull'elettività. Siamo contrari alla pioggia di emendamenti presentati da Calderoli perché oltre ad aver contribuito a un tragicomico spreco di soldi tra spese per gli straordinari del personale, carte e fascicoli, questi fanno solo comodo a Renzi, che così ha la scusa di presentarsi in aula con una forzatura e senza relatore. Allo show mediatico di qualcuno, noi contrapponiamo la concretezza e il bene degli italiani».
pietro.panzarino@oggitreviso.it