A Sanremo con un’ape. Noan
L’insegnante Luigi Emmolo finalista a Casa Sanremo Writers 2016
| Claudia Borsoi |
CONEGLIANO - Da Conegliano a Sanremo: Luigi Emmolo salirà sul palco del Palafiori il prossimo 13 febbraio non per cantare, ma per promuovere il suo libro e puntare al premio “Casa Sanremo Writers 2016”. Già vincitore della sezione web del concorso, avendo avuto la meglio su oltre 4mila concorrenti con i suoi 718 voti, con “Se la primavera non tornasse…” (2015, Book Sprint Edizioni) Emmolo si è aggiudicato un posto in finale.
Classe 1979, è originario di Modica, ma da alcuni anni risiede a Conegliano dove insegna all’Istituto Cerletti. «Ho iniziato a scrivere per necessità – ci spiega -. Con la laurea in biologia molecolare avrei voluto fare il ricercatore, ma poi ho riflettuto ed ho deciso di fare l’insegnante e dedicarmi attivamente a campagne di sensibilizzazione ambientale. Da qui la scrittura, quale canale di sensibilizzazione per raggiungere anche i giovani e promuovere un corretto stile di vita e il rispetto dell’ambiente».
Il romanzo, scritto sotto forma di favola con protagonisti gli animali della foresta, in particolare una farfalla, Flò, ed un’ape, Noan, racconta una triste storia: la fine del mondo ad opera dell’uomo che non rispetta la natura e che si circonda di oggetti inutili e dannosi perdendo il senso della vita e dimenticando il piacere delle piccole cose di ogni giorno. La farfalla simboleggia la natura: bella, colorata, ma estremamente fragile, proprio come gli equilibri naturali che mantengono in vita il pianeta. L’ape invece la speranza: se le api sparissero, infatti, la maggior parte dei fiori non potrebbe riprodursi, e ci sarebbe la fine del genere umano.
«La mia opera – spiega Emmolo - è nata per un’esigenza personale, un bisogno intimo: il bisogno di parlare a chiunque della natura, delle sue bellezze e dei rischi che corre, e di conseguenza corriamo anche noi che la abitiamo, in seguito ai comportamenti menefreghisti e incuranti che sempre più stiamo portando avanti in un’ottica inconsapevolmente autodistruttiva. Il modo in cui volevo parlarne non doveva essere però pesante e scontato: lo scopo era quello di sensibilizzare i giovani, che costituiscono il futuro dell’umanità, a curarsi del mondo in cui vivono». Tra i prossimi progetti del 36enne c’è anche quello di portare a teatro questo suo racconto.