SCOUT MORTO, INTERROGATI I DUE CAPI
Permangono i dubbi sul tragico incidente che è costato la vita a Jacopo Ceneda. Discrepanze sulla versione dei fatti
Villorba - Si è conclusa l’indagine per omicidio colposo aperta dopo la tragica morte di Jacopo Ceneda, lo scout di 16enne di Villorba che lo scorso 4 gennaio è scivolato su una slavina ghiacciata su un sentiero della Val Bona, nei pressi di Ospitale di Cadore. Ieri mattina i carabinieri di Longarone hanno interrogato i due capi scout Davide Mattiuzzo e Federico Fiori, entrambi di 23 anni. I due sono gli unici indagati, in quanto maggiorenni, e quindi i soli potenzialmente responsabili.
Oltre a loro, il giorno della tragedia, erano presenti altri sedici scout. I due giovani sono stati accompagnati nella caserma del Bellunese accompagnati dai rispettivi avvocati. L’interrogatorio, in cui sono state ripercorse le fasi dell’incidente, è durato un’ora e mezzo. Dopo i primi interrogatori effettuati dai carabinieri trevigiani su delega del sostituto procuratore di Belluno Luigi Leghissa, ore le indagini si sono spostate nel bellunese per poi giungere in Procura.
Intanto il magistrato ha affidato al Soccorso alpino la perizia tecnica per ricostruire il percorso e, soprattutto, per capire se il tipo di attrezzatura utilizzata dagli scout fosse idoneo per affrontare un sentiero ghiacciato a quota 1300 metri tra temperature polari e quasi due metri di neve.
Al momento sono già emerse diverse irregolarità sul tipo di abbigliamento e sul modo con cui i ragazzi vennero guidati attraverso quella slavina ghiacciata che ostruiva il sentiero e sulla quale Jacopo scivolò precipitando fatalmente per 250 metri. Ma le versioni fornite dai vari protagonisti presenterebbero non poche discordanze, tanto che gli avvocati dei due capi scout avrebbero chiesto la riesumazione della salma dello sfortunato Jacopo.