"Tablet in classe" per 300 studenti a San Vendemiano
Il progetto della scuola di San Vendemiano fornirà un iPad ad ogni studente di prima media. Ce ne parla la dirigente Laura Rossetto
| Sara Saccon |
SAN VENDEMIANO- Tablet in classe: il progetto della scuola di San Vendemiano che fornirà un iPad ad ogni studente di prima media. Ce ne parla la dirigente Laura Rossetto
Sono già 153 i tablet che la scuola di San Vendemiano ha acquistato, ma entro fine anno ammonteranno a 300, così che ogni studente e docente delle cinque classi prime della scuola secondaria di primo grado ne avrà a disposizione uno tutto suo.
L’istituto fa da apripista nel territorio nella corsa delle scuole sui binari della digitalizzazione, sull’onda dell’emergenza che negli ultimi mesi ha trascinato anche i più scettici verso l’utilizzo massiccio degli strumenti tecnologici per la didattica, attivando nei ragazzi quelle competenze oggi considerate indispensabili.
La dirigente scolastica dott.ssa Laura Rossetto ci spiega: “Con il progetto Tablet in classe intendiamo introdurre un’innovazione metodologica nella didattica. Il fine è quello di coinvolgere attivamente gli studenti in un’attività laboratoriale, anche per una didattica più inclusiva per i ragazzi con disabilità”. I tablet, tutti di marchio Apple, sono stati acquistati in parte con i fondi ministeriali stanziati per la didattica a distanza, in parte con i fondi comunali inizialmente destinati ai viaggi d’istruzione (che quest’anno non si sono potuti tenere) e 25 iPad sono stati persino regalati alla scuola da una ditta del territorio.
“E’ un progetto in crescita, dedicato allo sviluppo delle competenze digitali e che fa parte di un programma chiamato Apple Education – continua la dirigente – Già prima dell’emergenza covid avevamo attivato la piattaforma Office 365 e poi siamo stati costretti ad accelerare il progetto per partire subito con la didattica a distanza”. Abbiamo chiesto alla dirigente qualche informazione in più:
spesso sono i docenti stessi ad avere difficoltà con gli strumenti tecnologici, mentre i ragazzi sono talvolta “più navigati”. Come colmare le lacune del corpo insegnante?
La dirigente ci risponde: “È importante che avvenga una seria formazione per i docenti. Già a fine giugno inizierà il corso e poi i primi di settembre si riprenderà. Gli insegnanti hanno imparato a conoscere la piattaforma durante il periodo di didattica a distanza e si sono adeguati velocemente alla situazione. Inoltre, il programma Apple Education offre degli strumenti di controllo centrale in modo da proteggere gli studenti nella navigazione. Si tratta dell’Apple school manager.”
Affiancare una didattica digitalizzata non rischia di penalizzare quella tradizionale e privilegiare lo sviluppo di nuove competenze tralasciando e dimenticando altri aspetti importanti dell’educazione?
“Desidero sottolineare che la tecnologia è uno strumento e che le competenze che la scuola deve sviluppare rimangono le stesse. La tecnologia deve favorire l’apprendimento, deve essere uno strumento in più in grado di potenziare gli aspetti più tradizionali della didattica. Non dimentichiamo altre competenze importanti come la manualità, e anzi cerchiamo di creare una scuola più inclusiva usando degli strumenti utili, ad esempio, per i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento”.
E allora, da settembre, occhio a non dimenticare di infilare anche il tablet in cartella!