26 novembre 2024
Categoria: Altro - Tags: dread
Emanuela Da Ros | commenti |
Sembra, ma non è sicuro, ma quasi lo è, che domani mio figlio Umby si taglierà i dread!
Un dread non un dream. Non ha niente a che fare coi sogni.
Il dread è quella trecciona rastissima che si allunga col tempo. E col tempo agonizza.
I dread di mio figlio sono bellissimi, per carità. Biondi (lui avrebbe i capelli biondi). Lunghi come quelli di Depp quando fa il pirata (sono anni e anni che se li fa crescere e loro obbediscono all'invito-forza-di-gravità).
I dread di Umby pesano. Sia che siano sciolti, sia che siano raccolti.
Sono un simbolo. Non so bene di cosa. Della volontà di essere diverso. O di una sorta di resilienza. A cosa?
Non lo so.
Non l'ho (ancora) capito.
Comunque se mio figlio si taglierà i dread io...io...scriverò un post come si deve.
Un post in cui accennerò alla nuova sindaca di Roma, alla lettera che il marito le ha scritto dopo l'incoronazione. Un post in cui accennerò a delle cose positive: l'estate che arriva, gli esami di maturità che non cambiano mai (sono una delle certezze in mezzo all'uragano delle incertezze della vita), le zucchine che crescono nonostante la pioggia, la poesia di Zanzotto, il colore blu.
Insomma. E' prematuro anticipare. Ma se si tagliano i dread, tutto è possibile.
Persino che non scriva un altro post e mi dia alla macchia.
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