Torna la 'guerra del latte', è crisi profonda a un anno dalla fine delle quote
Ad un anno dalla fine delle quote torna 'la guerra' del latte con migliaia di allevatori della Coldiretti che, con trattori e mucche al seguito, lasciano le campagne per difendere il lavoro, gli animali, le stalle, i prati ed i pascoli custoditi da generazioni. Di fronte ad una crisi senza precedenti, gli allevatori italiani si sono dati appuntamento sabato 2 aprile, dalle 9 di mattina in Via Trento 4, di fronte al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, a Udine in Friuli che è la porta di ingresso in Italia di centinaia di milioni di chili di latte stranieri, anche come trasformati e semilavorati industriali, che vengono spacciati con l’inganno come made in Italy.
Ci sarà anche la pronipote della mucca 'Onestina', simbolo della battaglia per il made in Italy degli allevatori che chiedono di continuare a mungere con un prezzo giusto ed onesto. Con gli allevatori il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e l’intera giunta nazionale ma è previsto l’arrivo di importanti ospiti istituzionali.
Nell’occasione sarà presentato il Dossier 'Quote latte, un anno dopo' che fotografa la difficile situazione della fattoria Italia, saranno anche smascherati gli inganni di cagliate e polveri che passano i confini per diventare mozzarelle e formaggi italiani e offerti consigli per acquisti consapevoli. Su twitter la mobilitazione puo’ essere seguita con l’hashtag #stoconchimunge.
Intanto oggi pomeriggio, in vista del Tavolo Latte di domani a Mantova, l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, fa sapere che incontrerà un gruppo di una ventina di allevatori provenienti da Lombardia e Piemonte, alle prese con l’incognita dei ritiri. L’incontro è fissato per le 18 nella sede Utr di Mantova (ex Ster).
"Ho dato la mia disponibilità a incontrare questo gruppo di allevatori – ha annunciato Fava – perché hanno riferito di essere in gravi difficoltà con il ritiro del latte dal prossimo 1° aprile, data di avvio dell’annata lattiero casearia 2016-2017. In questi giorni i produttori hanno ricevuto la proposta di contratti capestro, con la minaccia da parte di alcune industrie di trasformazione di non ritirare il prodotto".