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18 dicembre 2024

Conegliano

Tragedia della Marmolada, il racconto di tre testimoni oculari di Codognè

Le testimonianze raccolte da Diego Polese, docente e consigliere comunale del Pd

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

marmolada

CODOGNE' - Tre testimonianze del crollo del seracco sulla Marmolada. Arrivano tutte da Codogné: le ha raccolte Diego Polese, docente e consigliere comunale del Pd. Il docente ha diffuso oggi i racconti del sottotenente alpino Marco Porcedda, dell’alpino Lorenzo Danelutti e di Mauro Feltrin, che qui pubblichiamo integralmente.

 

Abbiamo atteso questa domenica per molto tempo. Sono le 4 del 3 luglio. Si parte, destinazione lago Fedaia. In questa occasione si unisce anche Mauro, nipote di Marco. Arriviamo alle 5.45, colazione veloce e alle 6.15 si parte in direzione della vetta. Percorriamo, in salita per 3 ore, il sentiero che ci conduce all’inizio della ferrata sulla "Cresta Ovest". Dopo 2 ore e mezza arriviamo sulla vetta più alta della Marmolada: Punta Penia 3343 mt., dove incontriamo il gestore del rifugio Carlo Budel, diventato famoso sui social e, da quest'anno, anche con i suoi collegamenti Rai. Abbiamo prenotato per la notte perché vogliamo assistere al tramonto e all'alba, che in vetta sono magia pura. Al rifugio c'è sempre tanta gente che arriva e che parte per rientrare a fondovalle. Ci sono diversi stranieri: Cechi, Francesi e di altre nazionalità. Facciamo conoscenza con alcune persone: tra loro tre padovani e una coppia di giovani, tutti pronti a partire per il rientro. Altre si alternano dal rifugio alla croce per le solite foto ricordo. Mangiamo fuori in compagnia di altri gruppi stranieri. Al termine decidiamo anche noi di andare alla croce. Sono passate da poco le 13.30 quando, all'improvviso, ci sorprende un forte boato, simile ad un tuono prolungato. Ci sporgiamo per guardare il ghiacciaio sottostante, quando vediamo una massa d'acqua, ghiaccio e detriti spuntare dietro un costone di roccia e correre verso il basso, coprendo buona parte del ghiacciaio. In pochi secondi tutto è finito. Ci troviamo in pochi alla croce. Siamo increduli: non capiamo da dove sia arrivato tutto quel materiale. Osserviamo la lingua scura lasciata lungo il ghiacciaio: attraversa tutta la parte finale dove si trovano le tracce per il rientro al rifugio sottostante. Cerchiamo di capire se ci siano persone nell'area. Vediamo qualcuno muoversi. Nel frattempo, arrivano anche le persone rimaste al rifugio.

 

Carlo, il gestore, avvisa con il cellulare dell'accaduto, mentre tutti noi continuiamo a cercare persone con lo sguardo. Per un attimo ci sfiora il pensiero che tutto sia andato bene, che non ci sia nessuno coinvolto. Il tempo passa, vediamo qualcosa muoversi oltre la lingua di fango, ma non riusciamo a distinguere nulla perché tutto è grigio. In quel momento realizziamo che ci sono persone nel tratto di ghiacciaio coinvolto dalla discesa della massa dalla cima. Carlo arriva con il binocolo e a turno guardiamo quello che non riusciamo a descrivere: alcune persone muoversi in cerca di un posto sicuro. All'improvviso, uno strano rumore ci coglie nuovamente di sorpresa: una piccola colata di fango scorre ancora sopra la precedente, fermandosi in breve tempo. In lontananza si sente il rumore di un elicottero: finalmente arrivano i primi soccorritori, poi altri due. Poco dopo un quarto. È un viavai di soccorritori che scendono e persone che vengono fatte salire o recuperate con barella e verricello. Le prime indiscrezioni parlano di 15 morti: almeno due cordate sono state coinvolte e "spazzate via". Continuiamo a guardare impotenti e increduli. Vediamo un gruppo di persone ferme prima della colata: stanno discutendo tra loro. Sono quelle che si trovavano ancora nella parte alta del ghiacciaio e rimaste illese dalla lingua di fango. Le vediamo tornare indietro e ripercorrere la salita e la ferrata fino alla vetta dove ci troviamo. Dopo un’ora le vediamo arrivare al rifugio: tra loro ci sono anche due guide alpine. Abbiamo conferma delle persone coinvolte: una cordata da cinque e una da sette persone, ma le informazioni sono approssimative. Arriva un elicottero della Polizia di Stato che sorvola l'area del distacco e, successivamente, si ferma sopra di noi per alcuni secondi. I soccorsi proseguono per diverso tempo.

 

Anche al nostro rifugio arriva un elicottero per recuperare e trasportare al Fedaia le persone rimaste incolumi sul ghiacciaio. Rimaniamo quindi in quindici. Siamo quelli che hanno prenotato per la notte. Cerchiamo di far passare il tempo in attesa della cena quando, all'improvviso, arriva un altro elicottero del Soccorso Alpino. Scende il copilota e ci dice di raccogliere le nostre attrezzature perché hanno l'ordine di evacuare anche il nostro rifugio. Noi tre scendiamo con il secondo giro. Arrivati al Fedaia, subito si avvicina un inviato della Rai. Ci chiede se fossimo stati a Punta Penia e se potessimo rilasciare una testimonianza di vetta. Il resto lo conoscete già. La Marmolada attira ogni anno centinaia di scalatori/alpinisti italiani e stranieri. La sua vetta è molto ambita nonostante sia molto impegnativa da raggiungere da entrambe le vie: ghiacciaio o ferrata cresta ovest. Questa si raggiunge in 5/6 ore partendo dal Fedaia. Il panorama ripaga di tutta la fatica e la stanchezza accumulata. Per le persone di questi luoghi di montagna la Marmolada rappresenta quello che per noi è il Piave. Sono stati luoghi di guerra e morte, di tragedie e sofferenza umana, di vittorie e sconfitte: sono luoghi di Rispetto. In queste settimane si è parlato molto di responsabilità, di chiusure. Questo tragico evento ha sicuramente un responsabile: si chiama passione. È quella che abbiamo messo noi, alzandoci alle 3 del mattino, partendo alle 4, facendo 2 ore di strada e altre 6 a piedi in salita fin su sulla vetta. Quella passione che coltiviamo dentro e che esprimiamo quando il tempo e le forze ce lo permettono. Ai soccorritori va tutta la nostra gratitudine. Ai famigliari delle vittime tutto il nostro cordoglio. Alle vittime della Marmolada la canzone degli Alpini "Signore delle Cime", affinché li accompagni nel loro viaggio eterno. “Signore delle Cime un nostro Amico hai chiesto alla Montagna...”

 

Sottotenente Alpino Marco Porcedda

Alpino Lorenzo Danelutti

Mauro Feltrin

 


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Roberto Silvestrin

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