"Una scolarizzazione non adeguata è un rischio per la democrazia e per i diritti"
La Cisl di Treviso e Belluno "in conclave" a Cison riflette sui rischi e individua gli strumenti adatti ad affrontare i contesti globali contemporanei. Nostra intervista al segretario Paglini.
TREVISO - La crisi demografica. L’Europa. I mercati, la ripresa post-Covid. La Cisl di Treviso e Belluno riunisce gli Stati generali, oggi e domani, nel Castelbrando di Cison di Valmarino. Non è un Congresso vero e proprio ma poco ci manca: l’ambizione è quella di fare della Cisl territoriale un sindacato per il “villaggio globale”. Molti gli interventi previsti, da quello di Gianpiero Dalla Zuanna, sugli squilibri demografici, al dialogo di dialogo su “Economia, fisco, lavoro, equità. Il Nord Est e la trasformazione del Paese per riprendere la via della crescita”, fra Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze della Camera e il sociologo Vittorio Filippi. Chiusura giovedì 24 con un confronto fra Giorgio Anselmi, presidente del Movimento Federalista Europeo, Paolo Gubitta, professore ordinario di Organizzazione aziendale e Family business e Antonella Spada, esperta di analisi di scenario (Foresight) e consulenza strategica. Abbiamo intervistato il segretario Massimiliano Paglini.
Segretario: “Il Sindacato riformista nel villaggio globale: demografia, economia, lavoro, Europa, mercati, pensiero strategico”. Cosa sortirà da questo dibattito?
Siamo partiti da una constatazione, presente già prima della pandemia, ed emersa con grande forza durante questa crisi. Viviamo un’epoca complessa e dalle forti accelerazioni tecnologiche, in cui le barriere fisiche e i confini nazionali, gli ordinamenti legislativi, i sistemi fiscali, le tutele del know-how, la difesa dell’occupazione e delle professionalità sono facilmente bypassabili da imprese globali, operatori commerciali, soggetti privati, attori digitali, che per detenzione di capacità finanziarie e strumenti tecnologici possono organizzare in poco tempo e il proprio business in base al contesto esistente in un dato momento e in un determinato luogo, attingendo alle condizioni più favorevoli: insediamenti d’impresa, costo del lavoro, tassazione applicata, infrastrutture esistenti, quadro socio-economico-demografico dei mercati da aggredire.
Come si pone il Sindacato di fronte a questo fenomeno globale?
Di fronte a questa versatilità e velocità dei competitor del villaggio globale è importante fermarsi a riflettere e analizzare cosa si muove dietro le quinte, ovvero nei gangli di funzionamento dei sistemi commerciali, delle reti di creazione del valore, dei poteri finanziari e dei poteri istituzionali degli stati sovrani, in un quadro geopolitico rivoluzionato in 30 anni dalla caduta del muro di Berlino. Era importante fermarsi a riflettere su quali siano le leve da azionare per rimanere protagonisti della nostra storica progettualità strategica, della difesa di chi rappresentiamo e delle istanze che tuteliamo, noi Sindacato confederale, in un Paese che non più tardi di pochi giorni fa ha ribadito la centralità dell’asse atlantico e che con la pandemia ha riscoperto il senso e il valore di essere ancorati all’Europa.
Quale strada deve imboccare il nostro Paese per rimanere al passo?
Deve cambiare passo ed evolvere verso efficienza e competitività che non possono non realizzarsi che attraverso le importanti riforme invocate dal Next Generation EU. A maggior ragione per noi Sindacato confederale è imprescindibile conoscere e capire, per aggiornare e adeguare la nostra capacità di analisi e le modalità che ci consentono di continuare a incidere nell’ambito delle tutele e della contrattazione.
È raro riuscire a fermarsi due giorni per riflettere e analizzare i contesti, in quest’epoca che corre veloce…
Vogliamo provare a dare, con queste due giornate, un contributo di approfondimento ed un’opportunità di analisi al nostro gruppo dirigente, per capire quali strumentazioni si attaglino di più per navigare la complessità dei nostri tempi, del contesto globale e del nostro agire sindacale che deve rimanere ancorato alla difesa dei più deboli, alla lotta alle disuguaglianze, a favore della ridistribuzione della ricchezza economica, della diffusione delle conoscenze e per la valorizzazione delle diversità culturali.
Quali sono i rischi a cui si può andare incontro in assenza di strumenti adeguati per affrontare i contesti globali contemporanei?
Il rischio reale che corriamo tutti è che una scolarizzazione non adeguata e non accessibile universalmente, unita al potere delle opinioni dentro le reti sociali (spesso solo fake), manipoli le coscienze e le decisioni individuali, con ripercussioni sempre più importanti per la tenuta delle democrazie e dei diritti di tutti, diritti e tutele democratici faticosamente conquistati e costruiti in un lungo cammino di lotta e di azione civile dai primi del Novecento in avanti.
E quali sono i rischi per il sindacato?
Perdere il nostro ruolo di intermediazione sociale e del lavoro ed essere fagocitati dal cambio delle priorità nelle agende dei governi e della politica, che superate le divisioni ideologiche pare vogliano mettere al centro dei propri programmi forme di distribuzione di risorse fini a se stesse e senza progettualità strategica. È emblematica per il nostro Paese la distribuzione di circa 150 mld di euro a debito, con continui scostamenti di bilancio che hanno prodotto limitati interventi strutturali e per la gran parte interventi congiunturali funzionali alla necessità di consenso della politica ma privi di qualunque progettualità strategica e programmazione che se invece compiutamente definite e attuate potrebbero consentire di preservare il ruolo di riferimento che fu riconosciuto al nostro Paese dal secondo dopoguerra in avanti e che lo trasformò da economia in via di sviluppo a sesta potenza mondiale.
E le priorità?
Per noi Sindacato riformista che abbiamo fondato nella intermediazione e nella contrattazione il senso e la ragioni della nostra esistenza e del nostro agire, è ora più che mai indispensabile capire come evolveranno gli scenari futuri, in un contesto in cui i tempi di risposta delle imprese e degli agenti digitali assumono, la velocità di un click. I processi democratici, invece, le decisioni strategiche, di governi e di soggetti di rappresentanza assumono le sembianze di un freno anziché del pedale dell’acceleratore, limitando così quella capacità di non staccarsi troppo dal gruppo di testa (usando una metafora ciclistica) del potere economico globale e ciò a maggior ragione per noi sindacato riformista e pragmatico che siamo sempre stati alla testa dei passaggi chiave del Paese e del Lavoro e siamo sempre stati capaci di tenere il passo e di intercettare i bisogni delle comunità e tradurli in tutele e diritti delle persone che rappresentiamo.