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25 aprile 2024

Italia

Unioni civili, via primo scoglio. Pd diviso su libertà di coscienza

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Unioni civili, via primo scoglio. Pd diviso su libertà di coscienza

E' iniziato ieri l'esame degli articoli del ddl Cirinnà nell'aula del Senato. Dopo la replica alla discussione generale del ministro Andrea Orlando, è stato il momento del primo voto sull'odg Quagliariello-Calderoli che chiedeva il non passaggio agli articoli. Il Senato ha respinto la richiesta con 195 no, 101 sì e un astenuto. Subito dopo il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha convocato la conferenza dei capigruppo, sospendendo i lavori dell'Aula.

Sull'odg i due firmatari avevano fatto richiesta di voto segreto ma Grasso si è opposto. "La votazione a scrutinio segreto non può essere concessa" ha detto.

Se i numeri raccolti a palazzo Madama contro il non passaggio all'esame degli articoli del ddl Cirinnà hanno una valenza politica, per le unioni civili la strada sembrerebbe dunque in discesa, forte dell'appoggio di M5S, Sel e Ala. E' vero che i nodi veri dovranno arrivare al pettine degli emendamenti, ma intanto il primo semaforo verde è arrivato.

Le votazioni sul ddl Cirinnà inizieranno martedì prossimo, 16 febbraio, e proseguiranno per tutta la settimana, tranne mercoledì quando è prevista l'informativa del premier Matteo Renzi sul Consiglio europeo. Domani ci sarà l'illustrazione degli emendamenti.

In Aula la decisione di Grasso di non concedere il voto segreto è stata criticata dal leghista Roberto Calderoli rievocando il passaggio del romanzo manzoniano in cui a don Abbondio il bravo intima che il matrimonio tra Renzo e Lucia "non s'ha da fare, né domani né mai". Calderoli ha accusato Grasso di aver scelto l'imposizione opposta: "Questo matrimonio s'ha da fare domani e sempre", ha detto il vice presidente del Senato, augurandosi che la scelta "politica" del presidente sia stata "spontanea".

Ci sono stati anche momenti di tensione. Il senatore di Idea Carlo Giovanardi ha detto che con il suo speech il presidente ha fornito "una pappardella" ai senatori, lui che "ha negato che la commissione Giustizia potesse esaminare un nuovo testo Cirinnà infarcito di errori giuridici". E ha posto una domanda: "Ma quando era magistrato, faceva così"?. La replica di Grasso è stata immediata e tagliente: "Le sue offese sono una medaglia".

EMENDAMENTI - La speranza è quella di un accordo in extremis con la Lega. Altrimenti il Pd è pronto a sfoderare l'arma del 'super canguro', primo firmatario Andrea Marcucci. Una mossa però non priva di conseguenze. Il 'super canguro' avrebbe infatti il pregio di far decadere la stragrande maggioranza degli emendamenti. La Lega ne ha presentati oltre 5000, per dire. E l'intenzione del Carroccio e di Forza Italia è di richiedere il voto segreto su almeno un centinaio di emendamenti.

Ma decadrebbero anche molti degli emendamenti Pd, in particolare quelli che vanno a correggere quei punti del testo Cirinnà suscettibili di incostituzionalità, vedi l'equiparazione unioni civili-matrimonio. Resterebbero in piedi soltanto alcuni emendamenti sull'art.5, quello delle stepchild.

Quindi, il difetto dell'arma 'super canguro' è questo: costringerebbe la Camera a modificare il testo e correggere le parti a rischio incostituzionalità. Con la conseguenza che il ddl Cirinnà dovrebbe tornare di nuovo al Senato. Scenario che il Pd vorrebbe assolutamente evitare. Per questo nei corridoi di palazzo Madama, a quanto apprende l'Adnkronos, sta prendendo piede l'idea, al momento solo un'ipotesi, di formulare un nuovo testo. Un testo 2 che contenga anche le correzioni sui rischi di incostituzionalità.

L'ipotesi di un nuovo testo per ora resta una carta coperta, una suggestione tutta da soppesare. Del resto, c'è tempo per farlo. Il 'super canguro' Marcucci non sarà messo ai voti subito, di 'canguri' si parla la prossima settimana.

Nell'attesa, la strada maestra resta la trattativa fino all'ultimo sul taglio degli emendamenti. Sebbene le speranze siano appese al lumicino. "Sembra evidente che ha vinto Calderoli...", si commenta nel Pd. Il capogruppo leghista Gian Marco Centinaio infatti sarebbe stato più disponibile al gentlemen agreement proposto da Luigi Zanda la scorsa settimana al contrario di Roberto Calderoli. Ha spiegato Zanda al gruppo Pd: "Nelle ultime 24 ore c'è stata una frenata da parte della Lega sul ritiro dei suoi emendamenti". Così come sul numero dei voti segreti: "Noi non li chiediamo e non li sosteniamo. I voti segreti non debbono essere a centinaia, e lo convenimmo coi capigruppo: tra i 10 e i 30", ha detto Zanda.

Il Pd, da parte sua, ridurrà il numero degli emendamenti: "Noi faremo una riduzione. La stiamo definendo. E lo chiediamo per emendamenti 'ripetitivi', per quelli 'di pura bandiera' che non hanno possibilità di essere approvati. Obiettivo finale è arrivare ad approvare la legge. Una buona legge".

PD DIVISO SU LIBERTA' DI COSCIENZA - Al gruppo intanto c'è stato uno scontro sul numero di voti sui quali lasciare libertà di coscienza. La proposta di Zanda è stata di dare libertà su tre emendamenti. Tra questi quello sull'affido rafforzato di Stefano Lepri. Ed è stato proprio il senatore cattodem ad intervenire nel gruppo per chiedere che i voti in libertà fossero almeno 9. L'assemblea quindi si è conclusa senza un voto.

Resta la proposta di Zanda sui tre voti in libertà, una proposta che il capogruppo ha lasciato aperta. "La decisione è politica, su un provvedimento preciso in situazione estrema. Decisione politica - ha argomentato - perché vogliamo approvare il provvedimento. Tre non è numero chiuso, ripeto: ma vediamoci, capiamo e studiamo. Se il tuo intervento - ha detto a Lepri - è per esporre una posizione bene, se è per contarci allora lo si dica. Abbiamo raggiunto faticosamente l'unità".

Quanto alla possibilità che i cattolici dem votino a favore della proposta di stralcio delle stepchild dal ddl, la senatrice Pd Rosa Maria Di Giorgi ha risposto così all'Adnkronos: "Stiamo discutendo dell'opportunità di farlo. Nulla di più".

 



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