La verità di Gigio
La domanda chiave è: perché mai Luigi Barazzuol decise di scrivere quel foglio?
VITTORIO VENETO - Volentieri propongo una appendice all’articolo di domenica scorsa sulla fontana di Salsa danneggiata dalla incursione aerea italiana del 1 gennaio 1918. Vien chiesto: da dove spunta la inedita memoria pubblicata da Oggitreviso, relativa a quell’evento e scritta da Luigi Barazzuol detto Gigio, indimenticabile nònzol di Salsa figlio dell’indimenticato proto-sacrestano Angelo, patriarca che visse 103 anni? Quella pagina autografa era nel mio archivio ed ho avuto il piacere di cederla alla gentile nipote che mi ha contattato per avere informazioni.
La domanda chiave è: perché mai Luigi Barazzuol decise di scrivere quel foglio? La risposta apre uno spaccato di storia cittadina e, se vogliamo, delle considerazioni circa certi tentativi di rimaneggiamento che spesso si attivano quando si vorrebbe “riscrivere” la propria storia. E’ noto quanto la vittoria italiana nella grande guerra e la Battaglia di Vittorio Veneto stessero a cuore alla ideologia fascista che governò il Paese nel primo dopoguerra.
Mussolini, dopo la Marcia su Roma dell’ ottobre 1920 si presentò con la lista dei ministri al Re d’Italia Vittorio Emanuele III° con queste parole: “..Porto a Sua Maestà l’Italia di Vittorio Veneto, riconsacrata dalla Vittoria..”. Ma anche in seguito il dux tenne sempre in gran conto la nostra città, venendovi in visita tra gran tripudio di folla per due volte e ricevendone la Cittadinanza onoraria che non gli è stata mai revocata né con la Liberazione né da alcuna successiva giunta di destra o sinistra. Il binomio Grande guerra-Vittorio includeva il racconto sulla Fontana di Salsa, che si narrò aver dissetato gli eroi del Piave entrati nella città liberata. Ora, dopo la dittatura e la catastrofe bellica del 1940-45, secondo le prassi comune del “salto sul carro del vincitore” e del revisionismo da osteria, in città prese ali l’ illazione che quel racconto sugli Arditi ristoratisi alla Fontana dell’Ardita fosse un falso in quanto la fontana, ad inizio 1918, era stata bombardata e non avrebbe potuto dissetare i liberatori.
Questa versione sgretolava uno dei miti cavalcati dalla propaganda fascista, tacciando pure come bugiardi i militi dei Corpi d’assalto. I vecchi salsaioli sapevano che la Fontana era stata riparata da Angelo Barazzuol subito dopo il bombardamento ma serviva un teste autorevole. Così Luigi, libero da qualsiasi interesse di fazione, mise nero su bianco la verità nell’inedito che abbiamo pubblicato domenica scorsa.
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